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Nulla ti cancella, Michel Bussi – RECENSIONE

2010: Maddi Libèri è un medico generico e vive a Saint-Jean-de-Luz, ha una vita piena con Esteban, suo figlio di 10 anni. Un giorno d’estate lo lascia solo sulla spiaggia, una piccola abitudine per rendere più autonomo il bambino, qualche minuto e sarebbe tornato dopo aver preso il pane in panetteria. Ma l’abitudine non è sempre una buona amica e l’amatissimo figlio scompare.
Dieci anni dopo Maddi ha ricostruito la sua vita in Normandia ma torna sulla spiaggia di Saint-Jean-de-Luz in una sorta di personale pellegrinaggio.
Sulla spiaggia c’è un bambino. Uguale il costume da bagno, identica altezza, stessa corporatura, medesimo colore di capelli. Si avvicina. Il tempo si blocca. È Esteban, o il suo gemello perfetto. Maddi viene colta immediatamente da una vera ossessione, sapere chi è questo bambino. Si chiama Tom, vive a Murol in Auvergne. Lo segue al più presto. Decide di stabilirsi nella regione dei vulcani e comincia a seguire il piccolo. Più Maddi spia Tom, più le somiglianze con Esteban sembrano inspiegabili: sono identiche anche le passioni e le paure. Non ha senso. Oppure sì?
Fino a che punto Maddi sarà disposta a spingersi per scoprire la verità e salvare suo figlio (o questo bambino che gli somiglia così tanto)? 
Quello che quasi subito si rende palese è che Tom è in pericolo. E pare che solo lei possa proteggerlo.


Quando ci presentiamo sulla terra non cadiamo dal cielo, non veniamo lasciati da una cicogna. Siamo attesi, siamo accolti, e appena apriamo gli occhi abbiamo bisogno di un milione di punti di riferimento che ci guidino, una voce, un odore, una coperta calda […]
Non saremo mai altro che il risultato delle migliaia di tracce in cui ci imbatteremo, di migliaia di sassolini bianchi che altri hanno seminato sul nostro percorso. Li raccoglieremo o non li raccoglieremo. Chiunque lascia sassolini bianchi quando passa sulla terra, chiunque. Puoi chiamarla o non chiamarla reincarnazione.

L’intero romanzo è costruito attorno alla potenziale reincarnazione del giovane Esteban. Più la trama va avanti, più gli elementi portano a crederci. Il lato razionale spinge a cercare indizi per contrastare questa possibilità. Si inizia a svolgere una vera e propria indagine parallelamente a quelle che avvengono nel romanzo. 

«Ed è serio, questo professor Stevenson?
Voglio dire, è uno scienziato, ha un laboratorio? Cioè, sono chiacchiere o gli si può credere?».

«Che intendi con “gli si può credere”?».
«Be’, a quello che dice. Le testimonianze sono vere o no?».
«Cos’è secondo te che permette di stabilire se una cosa sia vera o no?».
«Non… non lo so… Immagino che se la maggior parte della gente pensa una cosa questa debba essere più vera che falsa».

Michel Bussi ci propone una storia ricca di colpi di scena. La trama di partenza poteva sembrare facile, una madre che perde il figlio e cerca di riempire il suo vuoto avvicinandosi al figlio di un altro. Tuttavia, l’autore ci proporrà una storia sorprendente ed enigmatica, flirtando dolcemente con il soprannaturale. Gioca con i nostri nervi fino alla fine mantenendo la suspense fino all’ultima pagina. Tutti i pezzi del puzzle andranno a posto a poco a poco per offrirci non un colpo di scena finale, ma un totale capovolgimento della situazione.  
Bussi al 100%: mistico, talvolta irrazionale, avvincente e profondamente psicologico. Tutto è creato per renderci dipendenti e mandarci dritti contro il muro dell’intrigo.
Si aggiunge a questo un’ambientazione scelta con occhio clinico e splendidamente descritta ed il lettore è preso nella tela. I personaggi sono strutturati bene anche se talvolta non troppo approfonditi, alcuni di essi avrebbero meritato un maggiore spazio, forse il fatto che il libro sia già piuttosto voluminoso ha influito su questa scelta.
Un romanzo avvincente con una costruzione impeccabile e una scrittura raffinata.
Il finale è perfetto, ricercato e impossibile da anticipare, ma forse un po’ troppo “grande” per convincere completamente. Nonostante questo, Niente ti cancella è un romanzo pazzesco che non si riesce a mettere giù fino a quando non è finito e che non può mancare nella nostra libreria. 


Quarta di copertina: Una mattina di giugno del 2010 Esteban, di dieci anni, scompare sulla spiaggia basca di Saint-Jean-de-Luz. Nessuno sa niente, nessuno ha visto niente. Dopo le infruttuose ricerche della polizia locale la dottoressa Maddi Libéri, madre di Esteban, lascia il Paese basco e va a rifarsi una vita in Normandia. Torna a Saint-Jean-de-Luz dieci anni dopo, quasi in pellegrinaggio, e sulla stessa spiaggia vede un bambino di dieci anni che è la copia identica di Esteban, indossa lo stesso costume, ha addirittura una voglia nello stesso punto della pelle in cui l’aveva Esteban. Si apposta, lo spia, riesce a scoprire che il bambino si chiama Tom e vive con la madre a Murol, un paesino dell’Alvernia, antica zona vulcanica al centro della Francia. Colpita dalla straordinaria rassomiglianza e dalle incredibili coincidenze, Maddi si trasferisce a Murol, dove apre uno studio medico e segue da vicino Tom, scoprendo presto che corre un grosso pericolo. Vuole salvarlo, ma l’interesse che mostra per un bambino non suo suscita sospetti in paese. Nel frattempo le coincidenze si moltiplicano. Tom sembra la reincarnazione di Esteban, concetto inaccettabile per la mente scientifica della dottoressa Libéri e allo stesso tempo barlume di speranza per la madre inconsolabile. La ricerca della verità di Maddi segue un percorso parallelo di scientificità e irrazionalità, e a complicare le cose contribuiscono due misteriosi omicidi.


Chi é Michel Bussi?

Autore francese di gialli più venduto oltralpe. È nato in Normandia, dove sono ambientati diversi suoi romanzi e dove insegna geografia all’Università di Rouen. Ninfee nere (Edizioni E/O 2016) è stato il romanzo giallo che nel 2011, anno della sua pubblicazione in Francia, ha avuto il maggior numero di premi: Prix Polar Michel Lebrun, Grand Prix Gustave Flaubert, Prix polar méditerranéen, Prix des lecteurs du festival Polar de Cognac, Prix Goutte de Sang d’encre de Vienne. Tra le sue pubblicazioni per E/O figurano: Tempo assassino (2017), Mai dimenticare (2017), La doppia madre (2018), Il quaderno rosso (2018), La follia mazzarino (2019), Usciti di Senna (2020), la saga distopica N.E.O La caduta del sole di ferro (2020) e Tutto ciò che è sulla terra morirà (2021).

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Pandora, Susan Stokes-Chapman – RECENSIONE


Una storia ambientata nell’Inghilterra georgiana, siamo nel 1799, combina elementi della mitologia greca con personali tradimenti, inganni e una diffusa avidità. Una storia piena di suspense e intrighi che viviamo come avvincente e appassionante, mentre facciamo un viaggio nell’affascinante mondo dell’antiquariato.
Sul sito ufficiale dell’autrice scopriamo quale sia stata l’ispirazione iniziale per questo romanzo: l’affondamento, avvenuto nel 1798, dell’HMS Colossus, vascello che trasportava gran parte della preziosa collezione di reperti archeologici greci del diplomatico William Hamilton. 

La protagonista Pandora/Dora vive con suo zio Hezekiah in un negozio di antiquariato in pessime condizioni che un tempo era di proprietà dei suoi genitori. Tuttavia, nel corso degli anni, Dora ha scoperto molto poco sulla morte dei suoi genitori, tranne il fatto che sono morti improvvisamente in seguito a un incidente in un sito archeologico, lasciando molte domande senza risposta.

Dopo aver terminato la scuola, Dora concentra le sue ambizioni nel design di gioielli, ma nel suo intimo sogna ancora di poter far tornare il negozio dei suoi genitori agli antichi fasti; quando un vaso decorato arriva al negozio, il suo interesse viene immediatamente stuzzicato. Non solo perché questo tesoro è un oggetto di indubbia bellezza e sicuramente misterioso, ma anche perché da esso è in grado di trarre ispirazione per la sua gamma di gioielli. Il suo interesse prenderà una direzione diversa quando verranno alla luce il valore storico e l’alone di mistero quasi mistico attribuiti a questo pezzo archeologico. Il vaso di Pandora?

Nel frattempo, Edward Lawrence entra nella sua vita attraverso un intermediario e così i loro mondi s’ incontrano e scontrano. Li seguiremo in un viaggio di scoperta interpersonale ma anche di rivelazione di una pericolosa rete di frodi e inganni dove Dora dovrà affrontare realtà che forse non è ancora pronta ad accettare.

Sicuramente un bel libro da leggere senza troppe pretese, narrativa storica con una sana spolverata di mitologia: una storia per tutti con il punto forte di una trama e un’ambientazione davvero interessanti e che mescolano archeologia, mistero e una ricca dose di fantasia. I personaggi principali (a parte lo zio che pare davvero un cattivo da cartone animato) sono tratteggiati con garbo e ci sono abbastanza intrighi e narrazione per mantenere il lettore interessato fino alla fine. 
Risulta un po’ prolisso in alcune parti, soprattutto inizialmente per poi accelerare troppo verso la fine. Qualche pecca la possiamo perdonare contando che si tratta di un romanzo di esordio di una così promettente autrice.


Autore: Susan Stokes-Chapman
Editore: Neri Pozza
In commercio dal: 27 gennaio 2022
Pagine: 352 p., Brossura
EAN: 9788854522756

Londra, 1799. Un tempo rinomato, l’Emporio di Antichità Esotiche dei Blake, racchiuso fra un caffè e la bottega di un merciaio, ha da offrire soltanto opere contraffatte, armature scalcagnate e ninnoli privi di valore da quando è finito nelle mani di Hezekiah Blake dopo la tragica morte di suo fratello Elijah. Stimati archeologi e collezionisti, Elijah Blake e sua moglie Helen sono rimasti uccisi dal crollo di uno scavo in Grecia. L’incidente ha lasciato illesa Pandora, la figlia della illustre coppia, ma ha determinato la sciatta decadenza dell’Emporio, rapidamente divenuto una bottega di polverose cianfrusaglie nelle mani sbagliate di Hezekiah. Gli anni sono passati e Pandora, detta Dora, è ora una giovane donna che sogna di diventare un’artista orafa. Un sogno che lei coltiva con caparbietà mentre trascorre le sue ore nell’Emporio in cui l’inettitudine e l’oscura attività dello zio trascinano sempre più il nome dei Blake nell’infamia e nell’oblio. Un giorno, di ritorno al negozio, una scena spaventosa si schiude davanti agli occhi della ragazza: di fronte all’Emporio giace, ribaltato, un carro. Il cavallo, sdraiato sul fianco, sembra illeso, Hezekiah, invece, è intrappolato sotto l’animale. Attorno a lui tre uomini malvestiti, con il terrore negli occhi e l’odore salmastro dei marinai addosso, armeggiano e imprecano alla scalogna mentre fissano una cassa incrostata di molluschi rimbalzata sul selciato. Nei giorni successivi Hezekiah, malconcio e sospettoso, chiude la cassa a chiave nello scantinato e vieta alla nipote di accedervi. Che cosa c’è in quella cassa? Perché Hezekiah è impallidito quando la nipote glielo ha domandato? E per quale motivo ordina a chiunque di non mettere piede nello scantinato? Incapace di tenere a freno la curiosità, Dora si avventura nello stanzino buio e umido per imbattersi in qualcosa che cambierà per sempre la sua vita.


Chi è Susan Stokes – Chapman?


Susan Stokes-Chapman (1985) è cresciuta a Lichfield, Staffordshire, ha studiato per quattro anni alla Aberystwyth University, laureandosi con un BA in Educazione e Letteratura Inglese e un MA in Scrittura Creativa. Lavora nell’istruzione superiore e attualmente vive nelle West Midlands. Nel 2022 Neri Pozza ha pubblicato in Italia Pandora, il suo romanzo d’esordio.

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Baradieu, Beppe De Giglio – segnalazione

Casa Editrice: Fides Edizioni | Prezzo: € 15,00 | Data di pubblicazione: 31 gennaio 2022

Quarta di copertina:
« Ognuno di noi deve ascoltare le proprie pulsioni liberamente. La società ci impone delle regole per bloccare il flusso del nostro benessere. Se non lascerai andare le tue pulsioni, esse finiranno per stritolare la tua anima bella e vivace, spegnendola pian piano!»

Dopo il sorprendente finale di Berlinacht, tornano le due gemelle Vasyliev, Olga e Leila, così simili e così diverse al tempo stesso, unite dal sangue ma divise dalla condiscendenza dell’una e dall’invidia dell’altra. Fra la sofisticata Berlino e la calda Bari, ancora una volta ci ritroveremo a navigare fra le torbide acque di un’umanità allo sbando, dove i soldi, la corruzione e l’appagamento dei sensi sembrano essere gli unici valori possibili. Su tutto aleggia l’opprimente presenza di François, l’ambigua creatura demoniaca la cui volontà sembra tirare le fila dei loro destini. Ma forse non tutto è davvero come appare…


Il primo romanzo è uscito il 16 gennaio 2021 e s’intitola Berlinacht

Quarta di copertina: Olga e Leila sono gemelle, ma la loro vita non potrebbe essere più diversa: la prima vive a Berlino, è una madre single e lavora come escort nel conturbante locale Masquerade, dove tutti i sogni proibiti possono avverarsi e dove gli uomini di potere della città si riuniscono per mescolare affari e piacere. La seconda vive a Bari, ha una relazione stabile e una carriera artistica luminosa e ben avviata. Ma le loro esistenze, che da molti anni scorrono su binari separati, stanno per tornare a unirsi: in una calda notte di agosto, Olga è vittima di una violenta aggressione; non ha voluto stare al gioco di persone senza scrupoli e adesso è costretta a pagarne il prezzo. Leila non può fare a meno di correre a Berlino da lei… e ritrovarsi così invischiata in una torbida storia di potere, omicidi, denaro e ricatti, precipitata in una vita che non è la sua ma che potrebbe diventarlo, perché forse è proprio ciò che desidera, più di quanto abbia mai immaginato…


Chi e Beppe De Giglio?

Beppe De Giglio (Bari, 1977) di professione farmacista, è da sempre appassionato di letteratura thriller e noir, sia come lettore che come scrittore. Amante di ogni opera di Michel Houllebecq, spera un giorno di poterlo incontrare di persona. Baradieu è il suo quarto romanzo, sequel di Berlinacht (Fides Edizioni)

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Nelle sue ossa, Maria Elisa Gualandris – recensione

Questo mondo che sembra non volerci, forse, prima o poi, si accorgerà che si sta perdendo qualcosa.

Il giallo scritto dalla giornalista Maria Elisa Gualandris è, oltre tutto il resto, un atto di denuncia nei confronti della precarietà. Una condizione in cui versano, tragicamente, un numero immane di persone, giovani e meno giovani.
La protagonista, Benedetta Allegri, è una giornalista che si occupa di cronaca nera ma nonostante la bravura e l’impegno profuso nel lavoro è ancora una precaria e di questa incertezza soffre e patisce.
Ci si ritrova facilmente nel personaggio della giovane giornalista iperpreparata, una donna che credeva di essersi scelta il proprio futuro grazie alle sue capacità ed ai titoli conseguiti, che rappresenta appieno la nostra generazione: trentenni e quarantenni titolati, pieni di risorse e capacità ma comunque impossibilitati a ritagliarsi il giusto posto nel mondo, a continuare a stringere i denti nell’attesa dell’occasione per trovare sicurezza e stabilità.
Io stessa sono stata una libera professionista per moltissimo tempo e successivamente una precaria. Per cui mi ritrovo perfettamente nella figura descritta, che è quindi assolutamente credibile e ben inserita nel contesto sociale raccontato nel romanzo.
Il cold case.
Benedetta, in fase di stallo sentimentale e lavorativo, si imbatte nel caso di Giulia Ferrari, una giovane studentessa, scomparsa senza lasciare tracce nel lontano 1978. La protagonista, dopotutto per quanto realistico siamo comunque in un romanzo, ha intorno a sé una pletora di co-protagonisti interessanti: il fidanzato Andre, l’avvocata Viola e Francesco e molti altri, ma non vogliamo svelarvi troppo degli altri personaggi.
Il giallo si dipana e presto impareremo che non è, per niente, tutto semplice come la procura tenderebbe a far credere in un primo momento.
Grazie ad un intreccio ben architettato, ed alla bellissima ambientazione sul lago Maggiore, il romanzo prende subito piede ed è difficile smettere di leggere prima di scoprire chi era Giulia e cosa le accadde tanti anni prima.
Siamo nel comune di Verbania, nonostante la città sia citata direttamente solo all’inizio assieme a Pallanza, una sua frazione. C’è solo qualche incursione nella vicina Milano, ma per il resto rimaniamo sul lago Maggiore che con la sua presenza sempre quieta ma attivamente addentro alla storia ci accompagna come un vecchio amico attraverso le trecento pagine di questo romanzo.
La storia scorre benissimo e, a parte alcune piccole pecche di pedanteria o più che altro prolissità, forse volute ma sinceramente non troppo gradevoli, espleta perfettamente il suo compito di intrattenere.
Si legge in poco tempo e lascia un piacevole ricordo.
Perfetto per gli appassionati di gialli ma sicuramente gradevole per ogni lettore che si rispetti e per chi vuole qualche brivido da portarsi comodamente in vacanza.
La Allegri potrebbe diventare la protagonista di una serie di romanzi?
Certamente, noi crediamo che questo sia solo uno dei tanti casi che la giornalista potrebbe risolvere e che, anzi, un maggior numero di libri (mai dire mai) sarebbero utili non solo a conoscere tutti i protagonisti incontrati nel romanzo, ma anche ad esplorare un’evocativa zona lacustre come quella del Lago Maggiore.
E perché no, magari anche la realizzazione di una serie TV!

✎©Bianca Casale, Giulietta Frattini

♥♥Ringraziamo Simona Mirabello


LA PAGINA DI AMAZON DEDICATA AL LIBRO DI MARIA ELISA GUALANDRIS



Durante un restauro, nella cantina di una villa sul lago vengono trovate ossa umane. Sono lì da almeno quarant’anni e nessuno ha idea di chi possano essere. La giornalista Benedetta Allegri si imbatte nella vicenda e spera che possa essere l’occasione per rilanciare la sua carriera precaria. Aiutata dall’affascinante commissario Giuliani, scopre che le ossa sono di Giulia Ferrari, una studentessa scomparsa nel 1978 che nessuno ha mai veramente cercato. La procura ha fretta di archiviare il caso e cerca di far ricadere la colpa su quello che all’epoca era il fidanzato della ragazza.
Benedetta, però, intuisce che la sua tranquilla cittadina di provincia nasconde molti segreti ed è pronta a tutto pur di giungere alla verità e ottenere giustizia per Giulia.




Dicono dell’autrice

Nelle sue ossa", il romanzo d'esordio di Maria Elisa Gualandris - Stampa  Diocesana Novarese

Maria Elisa Gualandris è laureata in Filosofia all’Università Cattolica di Milano, vive sul Lago Maggiore ed è una giornalista professionista. Ogni mattina conduce il programma “Giornale e Caffè” su Rvl La Radio. Nel 2016 ha creato il blog “I libri di Meg” per condividere la sua passione per la lettura. È stata finalista al concorso “GialloStresa” nel 2013 con il racconto “Pesach”, pubblicato nell’antologia Giallolago (Eclissi).


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Recensione: Sangue Inquieto di Robert Galbraith (aka J.K. Rowling)

Recensione a cura di Valentina Isernia

Approdato nelle librerie italiane a fine febbraio, Sangue Inquieto è il quinto capitolo della serie di gialli scritti da J.K. Rowling sotto lo pseudonimo Robert Galbraith.
Il racconto questa volta si articola attorno a una scomparsa di lunga data: quella di Margot Bamborough, svanita nel nulla a pochi passi dallo studio medico nel quale lavorava, ben quarant’anni prima. A cercarla è la figlia, che allora molto piccola è stata a lungo tenuta all’oscuro di cosa fosse capitato alla madre, immediatamente sostituita dalla tata Cynthia che il padre aveva sposato quasi subito in seconde nozze.

Cast e personaggi di Strike: il detective Cormoran Strike nato dalla penna  di J.K. Rowling sbarca in Italia
dai romanzi è stata tratta anche una serie TV

E’ il primo cold case di Cormoran Strike e Robin Ellacott, ormai divenuti soci alla pari dell’agenzia investigativa;
Fin da subito tutti i soggetti coinvolti nell’avvio delle indagini sono consapevoli di una cosa: dato il troppo tempo trascorso dai fatti, sarà probabilmente difficile venire a capo di qualcosa di diverso da quanto dichiarato ufficialmente dagli investigatori dell’epoca. Dunque, d’accordo con Strike, Anna Phipps, la figlia di Margot, concorda un tempo limite di 12 mesi, al termine dei quali l’indagine dovrà fermarsi.
Il più grande ostacolo alle sue ricerche, saranno proprio le indagini condotte dai primi due detective della Polizia a cui era stato affidato il caso. In particolare il primo, Talbot.
Talbot aveva cominciato a forzare la mano convinto della colpevolezza del principale sospettato nel caso della Bamborough: Dennis Creed, un efferato serial killer che ha rapito, stuprato e e massacrato molte donne prima di essere catturato; Creed non ha mai confermato di aver ucciso Margot e Louise Tucker, un’altra giovane mai ritrovata. Caduto in un giro di un’inquietante pista che comprendeva la lettura dei segni zodiacali, simboli esoterici e lettura dei tarocchi, Talbot impazzisce e viene sollevato dal caso, archiviato dal detective successivo.
I decenni trascorsi rendono ancora più difficile nuove indagini dato che molti dei protagonisti sono ormai deceduti o hanno cambiato vita lasciandosi alle spalle una vicenda che poteva portare loro solo guai.
Un anno dopo la richiesta di Anna, il caso è ancora aperto e la cliente decide di non rinnovare il contratto. Robin e Strike decidono di continuare a indagare, arrivando in fine a quell’elemento chiave che li porterà a ottenere la soluzione all’enigma.

Non sappiamo quanti saranno i volumi della serie, ma Sangue Inquieto rappresenta sicuramente la chiave di volta della saga.
Dopo una lunga attesa da parte dei lettori, Rowling si concentra ancora di più sui suoi protagonisti (aveva già cominciato con “Bianco Letale”, ma con più parsimonia) tanto da oscurare, per una volta, il focus sul giallo e l’interesse del lettore ad arrivare alla soluzione del caso.
Già dal romanzo precedente, spinta probabilmente dalla voglia di creare un caso molto articolato e difficile, che l’aveva tanto entusiasmata in Bianco Letale (come lei stessa aveva sottolineato nei ringraziamenti), la trama legata all’indagine risente di una narrazione un po’ troppo lunga e non sempre avvincente. Se dobbiamo trovare un difetto nei gialli proposti dalla Rowling, è quello di darci sempre un finale spettacolare ma di non riuscire, come altri giallisti, a immergerci nei ragionamenti dell’investigatore e a darci la chiave del giallo, pur camuffandola, durante il racconto: come una partita a scala quaranta con chiusura in mano, ci priva del divertimento di usare il ragionamento logico.
Tuttavia questo non mina la piacevolezza della lettura, facendoci posare il libro sul comodino per lunghe settimane senza finirlo. 1104 pagine sono volate via in un fine settimana.

Stavolta i temi caldi fra le righe sono stati tanti:

La storia di Margot sarà motivo di introspezione per Strike e Robin, il primo alle prese con la fulminante malattia della zia e il lutto che ne conseguirà, la seconda con la firma sulla fine di un matrimonio che non avrebbe dovuto esserci fin dagli inizi. Robin si troverà poi spesso a dover fare i conti col suo ruolo di donna in un’agenzia investigativa composta prevalentemente da uomini, con un caso di molestie da parte di un collega e con la costante percezione di non essere considerata alla pari di Strike, ma sempre e solo la sua sottoposta.
I due avranno anche il primo vero scontro, principalmente dovuto a sentimenti reciproci repressi anche a se stessi; nonché il primo, reale, momento di intimità in cui finalmente daranno inizio a un dialogo più profondo, in cui Strike finalmente racconterà quale è stato il suo ruolo attivo nel recente tentativo di suicidio dell’ex Charlotte e Robin di come la fine del suo rapporto con il marito divorzio sia stata attentamente architettata dall’attuale compagna Sarah.

Strike Producer on Finding Chemistry and Planning for Lethal White -  The-Leaky-Cauldron.org « The-Leaky-Cauldron.org

Quello tra i due è il Classico esempio di slow burn, l’innamoramento lento, e in questo capitolo diventano più consapevoli sia dei loro sentimenti ma anche, date le esperienze passate con i rispettivi partner, di quanto questi possano gravare come una minaccia sul futuro dell’agenzia.

La Rowling affronta inoltre, anche se in modo non approfondito e comunque molto naturale (non ai fini di un malcelato politically correct, insomma), temi come la malattia mentale, la morte, l’omosessualità. Il che stride sempre, leggendola, con le polemiche nate poco prima della pubblicazione, dopo un suo intervento piuttosto polemizzato, sulla questione trasgender.

Detto ciò, il libro, come i capitoli precedenti, è assolutamente consigliato. Alla prossima indagine!


Editore: Salani (25 febbraio 2021)
Copertina rigida: 1104 pagine
Prezzo su Amazon: 26,65 € cartaceo / 12,99 € e-book


Quarta di copertina: Il nuovo caso arriva nelle mani di Cormoran Strike in una buia serata d’agosto, davanti al mare della Cornovaglia, mentre è fuori servizio e sta cercando una scusa per telefonare a Robin, la sua socia. In quel momento tutto desidera tranne che parlare con una sconosciuta che gli chiede di indagare sulla scomparsa della madre, Margot Bamborough, avvenuta per giunta quarant’anni prima. Un cold case più complesso del previsto, con un serial killer tra i piedi e un’indagine della polizia a suo tempo molto controversa, fra predizioni dei tarocchi, testimoni sfuggenti e piste oscuramente intrecciate. Galbraith ritorna con un nuovo, magnetico capitolo della storia di Robin e Strike, una delle coppie di investigatori più amate di sempre.


Dicono dell’autore (autrice!)


Pseudonimo della scrittrice J. K. Rowling.
Joanne Kathleen Rowling scrive storie da quando era bambina, e ha sempre desiderato diventare scrittrice. è divenuta famosa in tutto il mondo grazie alla saga di Harry Potter.
Con lo psedudonimo di Robert Galbraith ha pubblicato romanzi per adulti: Il richiamo del cuculo (2013), Il baco da seta (2014), La via del male. Un’indagine di Cormoran Strike (2016), Bianco Letale (2019) e Sangue inquieto (2021) editi da Salani.

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Recensione: Il cerchio di pietre, Enrico Graglia

È colpa vostra. Avete smesso di credere a tutto quello che non potete toccare e state distruggendo il vostro mondo, pezzo per pezzo. Però le vostre paure sono intatte. Le avete scritte nella vostra struttura genetica, non potete strapparvele di dosso. E così ogni epoca ha i suoi mostri. E noi li incarniamo tutti.

Edito da GoWare editore, ‘Il cerchio di pietre‘ è quella storia che non ti aspetti e che credevi di non aver bisogno di leggere finché non inizi effettivamente a farlo e ti ritrovi così: catapultato dentro, insieme ai protagonisti.
É quel romanzo che salta subito agli occhi, per originalità e stile di scrittura fresco dell’autore; leggi la trama e ti incuriosisce, però non riesci a decidere: a volte noi lettori siamo dubbiosi ed è questo che ci frega. Nella testa una vocina continua a sussurrare: “Però, secondo me quel romanzo, ambientato in Italia…”
Cosa vuol dire poi dark? É un fantasy, un horror? Ma veramente è ambientato in Piemonte? Un cerchio di pietre, ad Asti?
Ti poni molte domande quando inizi a leggere Il cerchio di pietre, ma la risposta finale è una sola, che poi è una domanda: come ho fatto a non leggerlo prima? Perché mi è sfuggito?
L’idea è senza alcun dubbio geniale, sotto ogni sua forma: la trama, l’ambientazione ed i personaggi sono molto ben delineati.
Enrico Graglia, con questo romanzo d’esordio esplosivo, un po’ dark, fantasy e horror, riesce a catturare l’attenzione e a non farla perdere per tutta la durata della lettura; unico nel suo genere sotto molto aspetti, un’interessante lettura.
Accattivante – a tratti particolarmente crudo – non manca di colpi di scena. Non manca di parti piene di brivido ma, se siete appassionati del genere, ci andrete a nozze; se, invece, non siete avvezzi a questo tipo di lettura non escludo un lieve senso di spaesamento.

Lo scontro tra bene e male, le fragilità umana: temi sapientemente trattati attraverso la figura di un giovane uomo che ha appena iniziato a vivere e quella di chi, invece combatte con i propri demoni.
Graglia ha fatto sicuramente centro, con un romanzo di cui senza timore vi consiglio la lettura.

Enrico Graglia è stato così gentile da concederci una piccola intervista, rispondendo ad alcune nostre domande.

1) Come ti è venuta l’ispirazione per “Il cerchio di pietre?”

Anch’io da ragazzo andavo al fiume con gli amici, come Vincenzo, uno dei tre protagonisti del
romanzo; un giorno ho trovato un punto in cui l’acqua era più profonda e scura e ho immaginato
che qualcosa potesse nascondersi lì sotto. Ci sono voluti anni per capire di cosa potesse trattarsi, ma quella è stata la prima immagine, l’idea da cui si sarebbe poi sviluppata – in fasi successive – l’intera trama. Le fonti di ispirazione in corso d’opera sono state moltissime: dalla narrativa di Stephen King e di tanti altri autori del fantastico, agli innumerevoli film horror e di fantascienza visti, alla passione per l’Antico Egitto, all’interesse per antropologia, archeologia ed esoterismo, alla storia e alle tradizioni del Monferrato, ai viaggi in Norvegia, ai sogni, alla scrittura, alle esperienza di vita… posso dire di averci messo davvero tutto me stesso.

2) Quali sono i tuoi ‘scrittori guida’?

Due scrittori hanno influito più di ogni altro sul mio immaginario. A dieci anni ho letto “Il Signore
degli Anelli” di J.R.R. Tolkien, che mi ha indirizzato al fantastico e resta il miglior romanzo che io
abbia letto. Da adolescente, le opere di Stephen King – tutt’ora il mio autore preferito – mi hanno spinto a scrivere. Sono sempre stato un lettore onnivoro: mi piace spaziare dalla narrativa, classica e contemporanea, alla saggistica, soprattutto di argomento storico e scientifico, ai fumetti. Tra gli scrittori moderni che attualmente leggo più spesso ci sono Richard Matheson, Clive Barker, Terry Pratchett, Joe R. Lansdale, Joe Hill; tra i classici Marcel Proust, Fedor Dostoevskij, Jack London.

3) Hai altri progetti in corso?

In questo periodo sto revisionando il mio secondo romanzo, finito circa un anno fa, e proseguo la stesura del terzo; entrambi attengono alla sfera del fantastico, ma in modi molto diversi. Ho anche ricominciato a scrivere racconti.

4) Come mai hai ambientato il tuo romanzo in Italia?

Perché credo che uno scrittore debba parlare di ciò che conosce. E perché amo profondamente l’Italia in generale e il Piemonte in particolare, tra astigiano e torinese: è la mia terra ed è ricca di tradizioni, suggestioni e spunti narrativi. Il paese immaginario di Castelvecchio d’Asti, dove è ambientata gran parte del romanzo, è la trasposizione letteraria di Castiglione d’Asti – il cui caratteristico campanile compare nell’illustrazione in copertina – , che è il mio posto nel mondo.

5) Lo consideri più un dark, un fantasy o un horror?

Direi che si tratta di un romanzo di genere fantastico, in cui rientrano aspetti dark fantasy e horror, con qualche accenno fantascientifico. Ma credo non sia soltanto questo: c’è anche molto realismo, una forte connotazione territoriale, le dinamiche che legano un gruppo di ragazzi di provincia, una storia d’amore, la vita di un uomo in cerca di riscatto… più elementi, insomma, che prescindono da una classificazione di genere, a volte un po’ limitante.

6) Si nota molto quanto tu abbia studiato per la stesura di questo romanzo. Quanto hai impiegato per scriverlo?

Mi fa piacere che si noti, perché ho dedicato davvero molto tempo alla stesura del romanzo e alla ricerca che c’è dietro. In totale, le varie stesure hanno richiesto circa sette anni, dal 2011 al 2018.
Poi ci sono voluti altri due anni per trovare la casa editrice adatta e concludere il processo di pubblicazione. Nel frattempo, “Il Cerchio di Pietre” ha vinto il premio Vallavanti Rondoni 2019 per la narrativa inedita.

Ringrazio l’autore Enrico Graglia per avermi inviato l’ebook del suo romanzo e aver risposto alle mie domande.



Quarta di copertina: Vincenzo, ragazzo di provincia, fa una strana scoperta al fiume. Ne derivano sogni oscuri e vivide allucinazioni, che ostacolano la sua relazione con l’intraprendente e affascinante Lavinia e lo spingono a credere che in gioco ci sia più della propria sanità mentale. È possibile che qualcuno – o qualcosa – stia cercando di mettersi in contatto con lui? E cosa ci fa un antico e misterioso cerchio di pietre nella campagna piemontese? Ad aiutare Vincenzo, lo scrittore-guru Saverio, in cerca di riscatto da un’esistenza mediocre. I tre protagonisti di questa storia dark, che affonda le sue radici nella provincia italiana, si confronteranno con l’ignoto, causa delle nostre più grandi paure, in cui a decidere l’esito dell’eterno scontro fra Bene e Male è la fragilità stessa dell’animo umano.


Dicono dell’autore.



Enrico Graglia, nato a Torino nel 1980, non ricorda di aver trascorso un giorno della sua vita senza leggere. In casa non c’era un televisore e nel 1990 Il signore degli anelli cambiò per sempre il suo immaginario, indirizzandolo al fantastico. Al liceo scrisse i primi racconti, ispirato dalla letteratura italiana e rapito dai libri di Stephen King e Clive Barker, che rimangono tra i suoi autori preferiti. Laureato in legge, oggi vive in Piemonte, sulle colline del Monferrato. Il cerchio di pietre, vincitore del premio Vallavanti Rondoni 2019, è il suo romanzo d’esordio.

Pubblicato in: #thriller, Narrativa contemporanea, Romanzo, segnalazioni

Segnalazione: Il filo sottile di Arianna, Lorenzo Sartori

Siamo felicissime di segnalare questo bel romanzo di Lorenzo Sartori, un noir di carattere e pronto a prendervi. Lo abbiamo letto e siamo certe che non vi deluderà.
C’è un buon motivo se è il romanzo vincitore del premio NebbiaGialla per romanzi inediti nel 2020. Esce oggi e lo trovate in tutte le librerie, su bookdealer su tutti i maggiori store online: Amazon, Mondadori…

Casa Editrice: Laurana Editore | Prezzo: € 16,90 | Data di pubblicazione: 25 Febbraio 2021



Quarta di copertina: Da tre anni Andrea Basilio, ex ispettore di polizia, porta avanti la A&B Investigazioni. Tre anni senza grandi emozioni, tre anni a inseguire mariti e mogli infedeli e debitori in fuga. Ma tutto è destinato a cambiare quando un venerdì pomeriggio si presenta in agenzia l’avvenente Arianna Fanelli, giovane amante di uno degli uomini più in vista di Milano. Il ricco imprenditore è misteriosamente sparito la sera prima durante una cena romantica. Attratto più dalla cliente che dal caso e con la figlia preadolescente Camilla tra i piedi, Basilio si ritrova a indagare fra giri di escort, gallerie d’arte, conti cifrati e un vecchio cold case riconducibile all’imprenditore scomparso.


Dicono dell’autore


Lorenzo Sartori vive tra Crema e Milano. Giornalista pubblicista, scrittore, autore di giochi di simulazione, si occupa di organizzazione di eventi ed è direttore artistico del festival letterario Inchiostro e della rassegna DeGenere. La sua opera spazia dalla fantascienza al thriller. Il filo sottile di Arianna, vincitore del premio NebbiaGialla 2020, è il primo romanzo pubblicato con Laurana Editore.

Pubblicato in: #thriller, Anteprima, Narrativa contemporanea, segnalazioni, Uscite Mensili

Segnalazione: L’anomalia, Hervé Le Tellier

Casa Editrice: La Nave di Teseo | Prezzo: | Data di pubblicazione: 11 marzo 2021

Quarta di copertina:

Nel marzo 2021, un Boeing 787 di Air France in volo da Parigi a New York incappa in una grande turbolenza prima di atterrare. Tre mesi dopo lo stesso aereo, con gli stessi passeggeri e un identico equipaggio, ricontatta i controllori di volo dell’aeroporto JFK. L’inspiegabile duplicazione preoccupa CIA, FBI e gli alti comandi dell’esercito, che dirottano l’aereo in una base militare. Le indagini degli Stati Uniti e delle altre potenze scatenano una caccia all’uomo planetaria per rintracciare i misteriosi doppi di tutte le persone a bordo. Ma durante quei tre mesi fatali, le vite di alcuni di loro sono cambiate per sempre: chi ha combattuto un male incurabile, chi ha raggiunto il successo soltanto dopo un gesto estremo, chi ha trovato l’amore e chi si è lasciato per sempre, chi ha finalmente affrontato le sue bugie. Tutti credevano di avere una vita segreta. Nessuno immaginava fino a che punto fosse vero.


Dicono dell’autore:

Hervé Le Tellier, nato a Parigi nel 1957, è uno scrittore, poeta e linguista francese, membro dell’OuLiPo, le cui opere sono basate sull’utilizzo di limitazioni formali, letterarie o matematiche. Ha iniziato la sua carriera come giornalista scientifico, e si è unito Oulipo nel 1992. Come autore, è venuto all’attenzione generale nel 1998, con la pubblicazione in Francia del suo libro ‘’Les amnésiques n’ont rien vécu d’inoubliable’’, una raccolta di mille frasi molto brevi tutte inizia con ‘’Je pense que’’ (credo che). Il suo romanzo piuttosto complesso ‘’Le voleur de nostalgie’’ è un omaggio allo scrittore italiano Italo Calvino. Egli è anche uno dei Papous dans la tête, su la stazione radio francese culturale France Culture. È anche l’autore di un biglietto quotidiano nel giornale ‘’Le Monde’’, su internet. Hervé Le Tellier è anche uno dei fondatori dell'”associazione degli Amici di Jean-Baptiste Botul” (Association des Amis de Jean-Baptiste Botul, o A2JB2), presentata come ente che curerebbe la raccolta e la pubblicazione degli scritti di Butul. Nel 2020 è stato insignito del Premio Goncourt per il romanzo L’Anomalie..

Pubblicato in: #recensione, #thriller, Anteprima

Recensione: ‘Ogni luogo un delitto’ di Flavio Troisi

‘Ogni luogo un delitto’
250 pagine
16 euro

Quarta di copertina: Ogni luogo è pervaso di una emozione che tutti percepiamo a livello inconscio, anche quando racconta di orrori e violenze. Fabio Castiglione sente tutto questo in misura amplificata, perché soffre di una condizione che lo costringe a percepire le emozioni che ogni luogo ha assorbito. Questo lo rende un uomo fragile, ma anche un implacabile cacciatore di assassini. Giunto in Val di Susa per curare l’eredità di un senatore diventato eremita e morto in circostanze oscure, Fabio sarà coinvolto nel groviglio di misteri che l’uomo ha lasciato dietro di sé. Con Fabio, un eccentrico gruppo di rom fieri e combattivi determinati a vendicare il vecchio amico. C’è qualcuno nei boschi: un assassino asservito a una follia dalle radici profondamente radicate nel male. A dargli la caccia saranno proprio Fabio e il rom Costel, che insieme formeranno una improbabile e litigiosa coppia di investigatori multietnici. Due culture si incontrano sullo sfondo della Val di Susa, dove le cause diventano conflitti e i conflitti prendono fuoco.


Seguiamo Autori Riuniti da molto tempo e abbiamo recensito un buon numero di loro pubblicazioni, ciò nonostante stavolta sono riusciti a sorprenderci.
Per la prima volta, infatti, stanno proponendo un romanzo thriller. Ma non lo fanno con un romanzo qualunque bensì con un libro insolito e particolare scritto in maniera impeccabile.
Si tratta di ‘Ogni luogo un delitto’ dello scrittore Flavio Troisi in uscita il 25 febbraio. Lo abbiamo letto in anteprima.

(leggi qui l’articolo de ‘La stampa’ dedicato al romanzo)

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "FLAVIO TROISI primo romanzo firmato ghostwritert torinese ANTONELL "Racconto la Valsusa "Qu con un thriller res e detective insoliti" div L'INTERVISTA/ ADRIANARICCOMAGNO L'INTERVI uun FLAVIOTROIS SCRITTORE valle. Volevo raccontare l'adesione del territorio temi ambientali"

Ci sono delitti e qualcuno che indaga, cosa c’è di insolito quindi?
Il detective intanto, non si tratta di un agente di polizia o simili e nemmeno di qualcuno dotato di brillantezza o genialità particolari. Fabio Castiglione, il nostro investigatore improvvisato, è una persona sensibile e un po’ acciaccata dalla vita e si trova a collaborare con una spalla ancora più particolare di lui: un rom di nome Costel. Insieme finiranno invischiati in una storia torbida e densa che dovranno dipanare.
Siamo in Valle di Susa, a pochi chilometri da Torino ma abbastanza lontani da far parte di un mondo diverso dalla città, scenografia ideale per killer e assassini. Qui ci sono i boschi, case sparse, frazioni abbandonate da tempo e un villaggio di rom ‘ecologisti’ appoggiati dal senatore Giraudo, originario del luogo ma prestato ai salotti romani per tanto tempo. Oramai anziano e, a detta di tutti un po’ matto, Giraudo era tornato nei suoi boschi deciso a cambiare le cose: ma quando lo conosciamo noi starà cambiando qualcosa alla camera mortuaria dell’ospedale di Rivoli.
Giraudo è morto in circostanze sospette ma non ci sono segni di violenza e la figlia Flaminia lascerà il suo tuttofare, il romano Fabio appunto, a mettere a posto la vecchia casa di famiglia.
Fabio racconta che il lavoro che svolge per Flaminia è una sorta di via di mezzo tra ‘l’archeologia delle cazzatelle‘ e ‘l’arredatore di inferni’:


Ogni dimora custodiva orride reliquie senza significato apparente, cose che nessuno aveva mai avuto il coraggio o la voglia di gettare, il più delle volte per sentimentalismo. Ma nel sentimentalismo c’era un sentimento tramortito.
Un mazzo di carte consunte dalle partire fino all’alba; una crosta firmata da un parente (paesaggio con buone intenzioni) un peluche sdrucito, che un tempo aveva avuto un nome; una Torre di Pisa fosforescente, che per un secondo era stata bellissima, nelle mani di lei. Tutto ciò che sopravviveva senza motivo al secchio della spazzatura lo aveva fatto impigliandosi a un’emozione.


Nel giro di poco si imbatterà nel ‘progetto’ in cui era coinvolto il padre della sua datrice di lavoro, un gruppo di rom che vivono non distanti e in maniera quantomeno peculiare: coltivano la terra in maniera precisa e organizzata, ripuliscono i boschi e sono una comunità integrata con la natura ma non con la gente del posto.
Per gli abitanti della zona quelli sono solo rom, o zingari. E anche nel più progressista c’è insito un pregiudizio relativo all’etnia rom, anche con questo Fabio dovrà fare i conti.

Quella gente, i rom, erano un mistero. E i rom del villaggio denominato San Michele erano probabilmente due volte più enigmatici di tutti gli altri. Zingari. Né bianchi né neri, né orientali né occidentali. In realtà sembravano un misto di ogni altro popolo. Cittadini di un mondo che non sapeva dove metterli. Verso di loro vigeva una sorta di licenza di discriminazione che permetteva ai più, se non di odiarli apertamente, di provare una ripugnanza accettabile. Ladri, truffatori, scippatori.

Dopo aver conosciuto questa comunità, e alcuni suoi abitanti in particolare, la vita di Fabio cambierà, volente o nolente.
E presto si imbatterà in qualcosa di molto più grande, molto più scuro e melmoso. Indizi che portano a un caso di scomparsa di tanti anni prima e addirittura ancora più indietro, ai partigiani e alla Seconda Guerra Mondiale.
Ma non si fermerà lì, l’intreccio comincerà a diventare turbinoso, le vittime più numerose e Fabio dovrà fare i conti con qualcosa di ancora più antico e potente, una sorta di spirito che appartiene ai boschi, qualcosa che travalica i limiti del naturale e supera l’immaginabile.


E anche loro erano morti, tutti se ne andavano sfarinando come pulviscolo nell’abisso del tempo ostile ai mortali, nemico della loro scintilla di eternità. E poi improvvisamente dimenticata, sola, aveva vagato in un tempo privo di calore e appartenenza, il suo amore inabissato nel nulla. Non avrebbe mai dovuto immischiarsi in faccende umane.
[…]
Ma talvolta. Talvolta. C’erano visionari. Uomini che la vedevano attraverso i sogni e le storie.
[…]
Fabio disse: «Mostrami tutto»

E gli verrà mostrato.

La storia è avvincente, Troisi ci porta per mano attraverso il fango e lo scuro, il sangue e la paura, ci lascia soli dentro al bosco buio ma ci fa intravedere la luce in fondo. Ci spinge a capire che non è mai abbastanza nero da impedire alla luce di riprendersi i suoi spazi.
C’è un modo diverso di vedere il fuoco che brucia tutto, oltre alla distruzione si può immaginare che il fuoco serva a purificare e fertilizzare, quello che crescerà dopo sarà addirittura migliore di quanto c’era prima.
E i guerrieri si possono nascondere anche nel più inimmaginabile degli uomini.
Basta saper guardare oltre il primo, banalissimo, strato.

Ecco, questo romanzo è profondo, non si ferma al primo strato ma scava a fondo. Là dove coraggiosamente si può ancora cercare di andare avanti.
Ché fermarsi prima è per i pavidi e di quelli non abbiamo proprio bisogno.

Consigliamo questo libro a chiunque non si fermi alle apparenze, ai sognatori, a quelli che lottano, sempre, anche con loro stessi e a quelli che amano i libri che quando li inizi non puoi fare a meno di terminare nel più breve tempo possibile.
Consigliamo questo libro a chi vuol vedere e non solo guardare. A chi ama il genere thriller e a chi lo legge solo quando vale la pena.
Stavolta vale la pena.
A noi è piaciuto moltissimo e ci piacerebbe tanto poter seguire ancora Fabio Castiglione nel suo futuro, alcuni personaggi secondari sono assolutamente degni di nota e sarebbero meritevoli di approfondimento futuro.
Siamo felici che siano stati dei piccoli editori a puntare su questo libro e ci piace poter dire che hanno avuto ragione.

Il libro è preordinabile, altrimenti sarà possibile acquistarlo in libreria dal 25 Febbraio.

Chi è Flavio Troisi?
Classe 1972, scrittore e ghost writer per diversi editori. A suo nome per Mondadori ha pubblicato: “Lascia tutto e seguiti” (2015), manuale per reiventarsi e ripartire in tempi travagliati, e il romanzo “L’altra linea della vita” con Roberta Cuttica (2017). Sempre per Mondadori ha curato il romanzo “Portami lassù” di Cristina Giordana (2018). Con l’ex presidente globale di Apple Marco Landi ha dato alle stampe “Business Humanum Est” (2018). Pubblica inoltre racconti e romanzi brevi in ebook che potete scaricare da Amazon e altri siti online.


Cura un canale youtube dal titolo Broken Stories – Narrazioni avvincenti e immaginifiche e potete leggere qualcosa di suo anche sul suo sito.

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Calendario dell’Avvento. I 5 libri gialli del 2020 da regalare a Natale.

Il libro giallo non conosce stagioni di magra, è un genere molto vitale e gli autori sfornano suspense, complicati enigmi e misteriosi crimini con ritmo incessante.
Nel 2020 sono usciti numerosissimi lavori di giallisti da tutto il mondo, abbiamo selezionato cinque libri pubblicati quest’anno.
I romanzi gialli danno modo ai loro appassionati di non annoiarsi mai, anzi di passare ore e ore sul filo del rasoio, cercando di incastrare indizi per far quadrare tutto e giungere ad una soluzione.
Forse è per questo che sono un genere amatissimo e con livelli di vendita molto alti.
Regalare un giallo, proprio a Natale è perfetto. Il momento sembra proprio adatto a leggere e rilassarsi con una serie di delitti, indagini e crimini efferati ^_^

Quarta di copertina:

Maline, ex reporter d’assalto dal passato turbolento, fa ora la giornalista al SeinoMarin, un settimanale di Rouen a media tiratura. Rientra nei suoi compiti recensire l’Armada, spettacolare manifestazione che si svolge ogni cinque anni in cui i più bei velieri delle marine militari di tutto il mondo – per l’Italia l’Amerigo Vespucci – si ritrovano a Rouen e da lì scendono il corso della Senna fino a Le Havre: una sontuosa parata che si snoda per decine di chilometri tra le anse e i meandri del grande fiume navigabile e richiama sugli argini milioni di spettatori entusiasti. Un lavoro come tanti, non particolarmente interessante. Almeno fino a quando un marinaio messicano non viene assassinato in circostanze a dir poco misteriose. Il commissario Paturel, che si occupa del caso, pensa a un delitto passionale o a una rissa tra marinai, e gli indizi sembrano dargli ragione. Sarà Maline a scoprire lo strano intreccio che c’è tra l’omicidio in apparenza banale e il bottino dei pirati della Senna, mitico tesoro che da secoli sarebbe nascosto da qualche parte nei meandri del fiume. Ma la sua scoperta non fa che infittire il mistero e trasformare un’indagine di routine in un’aggrovigliata matassa.


Tre amiche si ritrovano dopo 15 anni al matrimonio della loro compagna di college Whitney, quella che allora era una poverina, sta per fare un matrimonio da favola. L’invito è in un resort super lusso sulla costa californiana con Spa, massaggi e champagne a fiumi che allenta le difese e scioglie la lingua al terzetto, che in fatto di felicità non se la passa proprio bene, ovviamente la causa è il maschio. Kate la newyorchese rampante con l’orecchio all’orologio biologico e vuole un figlio a tutti i costi da Max che sfinito da infinite fecondazioni assistite decide di mollarla appena arrivati al resort; Emily la sfigata perenne, single, alcolista, disinibita che ai tempi del college si era fatta Frank l’attuale marito di Ginger, la terza del gruppo che non gliela ha ancora perdonata, ma questa non è la colpa più grave di Emily. Al gineceo vociante si unisce Lulu Franc, cinque matrimoni all’attivo, l’ultimo accalappiato Pierce, un gran signore, pare però che abbia un’altra relazione. Mentre Lulu diventa la direttrice del coro dei ricordi, rimpianti, maledizioni, confessioni, che ci portano dentro al gruppo, in una sorta di psicodramma collettivo, sappiamo, a inizio di ogni capitolo, da un certo ispettore Ramones (pare sia pure carino) che al resort è stato commesso un delitto e, cosa ancor più strabiliante, ciascuna delle quattro amiche si accusa dell’omicidio fornendo un ottimo movente. Dalla commedia alla tragedia il passo è breve, Nemesi la dea greca della vendetta, è donna.


“Il treno si ferma, la montagna tace di nuovo. La mente grida e si dimena, ma la donna non si muove, sigillata nella pancia di neve. Per l’occhio destro è notte fonda, il sinistro intravede un ritaglio grigio e lei pensa a un muro enorme, invece è solo una scheggia di ghiaccio posata sulle ciglia. Non riesce a respirare, ha la bocca piena di neve. Vorrebbe tossire ma ai polmoni manca lo spazio per gonfiarsi. Si sente annegare. Si lascia affondare.”

Molti credono che sia soffice e bianca, ma quando si è sommersi sotto di lei, la neve è nera come la notte. Lo sa bene Nanni Settembrini, guida e capo del Soccorso alpino, che anno dopo anno delle valanghe ha imparato un’unica cosa: sono un capriccio di neve senza spiegazione, ed evitarle è questione di secondi. Sembra confermarlo anche la telefonata che Settembrini riceve il primo giorno d’estate: dal monte Bianco si è staccato un seracco, e gli alpinisti scampati alla morte sostengono che altri non sono stati altrettanto fortunati. Settembrini e la sua squadra trovano effettivamente una donna sepolta e viva per miracolo, ma c’è un dettaglio inquietante: la sopravvissuta ha una corda legata in vita e all’altro capo della fune non c’è nessuno. Che cosa è successo? Quali segreti ha trascinato con sé la slavina? Purtroppo, la donna esce dal coma senza alcun ricordo di sé e di cosa l’ha portata lì: tocca a Settembrini cercare le risposte e svelare il mistero sepolto sotto la muta coperta di neve.


Una sciatrice accusata di doping a pochi mesi dalle Olimpiadi. Uno sciatore morto in circostanze controverse. E un mondo, quello dello sci, che si rivela in tutta la sua violenza e corruzione. Selma Falck, ex atleta di fama mondiale e avvocato di grido, ha perso tutto. Il marito, i figli, il lavoro e il suo vecchio giro d’affari. Sola, emarginata e con un vizio che minaccia di trascinarla ancora piú in basso, Selma si è rintanata in un lurido appartamentino nella zona piú squallida di Oslo. Fino a quando Jan Morell, padre di Hege Chin Morell, campionessa di sci di fondo norvegese, non bussa alla sua porta. La figlia è risultata positiva al doping e rischia la squalifica dalle Olimpiadi di PyeongChang. Convinto che Hege sia stata sabotata, Jan offre a Selma il compito apparentemente impossibile di provarne l’innocenza. Ma quando Selma accetta l’incarico e inizia a investigare, uno sciatore della nazionale viene ritrovato morto dopo un allenamento. L’autopsia rivela tracce della stessa sostanza presente nel sangue di Hege. E mentre l’indagine si infittisce e un altro cadavere viene scoperto, Selma comincia a rendersi conto che anche la sua vita è in serio pericolo.


Sono le cinque meno dieci esatte. Il lago s’intravede all’orizzonte: è una lunga linea di grafite, nera e argento. L’uomo che pulisce sta per iniziare una giornata scandita dalla raccolta della spazzatura. Non prova ribrezzo per il suo lavoro, anzi: sa che è necessario. E sa che è proprio in ciò che le persone gettano via che si celano i più profondi segreti. E lui sa interpretarli. E sa come usarli. Perché anche lui nasconde un segreto. L’uomo che pulisce vive seguendo abitudini e ritmi ormai consolidati, con l’eccezione di rare ma memorabili serate speciali. Quello che non sa è che entro poche ore la sua vita ordinata sarà stravolta dall’incontro con la ragazzina col ciuffo viola. Lui, che ha scelto di essere invisibile, un’ombra appena percepita ai margini del mondo, si troverà coinvolto nella realtà inconfessabile della ragazzina. Il rischio non è solo quello che qualcuno scopra chi è o cosa fa realmente. Il vero rischio è, ed è sempre stato, sin da quando era bambino, quello di contrariare l’uomo che si nasconde dietro la porta verde. Ma c’è un’altra cosa che l’uomo che pulisce non può sapere: là fuori c’è già qualcuno che lo cerca. La cacciatrice di mosche si è data una missione: fermare la violenza, salvare il maggior numero possibile di donne. Niente può impedirglielo: né la sua pessima forma fisica, né l’oscura fama che la accompagna. E quando il fondo del lago restituisce una traccia, la cacciatrice sa che è un messaggio che solo lei può capire. C’è soltanto una cosa che può, anzi, deve fare: stanare l’ombra invisibile che si trova al centro dell’abisso.

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Recensione: Il maestro dei morti, Yannick Roch

Parigi, anni trenta. Strascichi di Belle Époque conditi con la giusta dose di decadenza, ambientazione che calza perfettamente all’intreccio giallo, o forse noir, di questo romanzo.
L’autore è stato maestro, il titolo non è forse un caso, nel tessere una trama che potrebbe ricordare la Christie o forse Doyle.
Ma perché scomodare quei due inglesi quando nell’investigazione che si rincorre nella storia di Roch possiamo vederci degli echi del Maigret di Simenon?
Gli investigatori Renard e Tortue sono alla ricerca della signora Lathune, benestante, forse strozzata da un’esistenza intrappolata nella noiosa routine borghese di ‘buona famiglia’.
C’è lo spettacolo di un’ illusionista in città, il Maestro dei Morti, l’occultista Larnac.
Che la ‘povera’ Lathune sia caduta vittima del Maestro mentre era alla ricerca di uno sfogo dalla noia e dal perbenismo?
Lo scopriremo seguendo il duo Renard e Tortue tra le vie della Ville Lumière, ritratta nel periodo tra le due guerre, luccicante e a volte tetra. Bellissima ma inquietante come un baratro sul buio di una vita vuota.
Un romanzo ben scritto ed editato con cura, pubblicato da Le Flâneurs che ha sede a Bari ed ha un nome particolare che viene così spiegato:

Il termine francese “flâneur” fa riferimento a una figura prettamente primonovecentesca d’intellettuale che, armato di bombetta e bastone da passeggio, vaga senza meta per le vie della sua città discutendo di letteratura e filosofia.

Affascinante, no?

L’autore, che ci ha gentilmente inviato il suo romanzo per poterlo leggere e recensire, si è anche prestato a farsi fare qualche domanda da noi:

– Il Maestro dei morti è un giallo, o forse un noir, che a me ha ricordato Simenon ma che in alcuni ha richiamato la Christie e Doyle. Hai avuto un’ispirazione diretta ad uno dei grandi maestri del genere?

Leggere che “Il Maestro dei morti” ti ha rammentato Simenon è un bel complimento. Ho letto molte opere dei maestri del giallo deduttivo come Agatha Christie, Sir Doyle, S.S. Van Dine o Ellery Quinn, ma non è che io mi sia ispirato a uno di loro. Credo che siano più le ambientazioni dei classici del genere (la famosa Golden Age nei primi decenni del secolo scorso) che mi abbia ispirato che un autore (o autrice) in particolare.

– L’occulto e la società borghese in Francia negli anni trenta del Novecento? Perché proprio questi temi e questa ambientazione?

Quando uno legge un giallo, è per poter scoprire la polvere sotto il tappetto mettendosi alla prova per risolvere un mistero (la “Sfida al lettore” di Ellery Quinn). Quando ho iniziato a scrivere le prime idee per “Il Maestro dei morti”, ho voluto tornare alle radici del giallo deduttivo: questo genere è nato virtualmente a Parigi con le opere di Edgar Allan PoeI delitti della Rue Morgue” e “Il mistero di Marie Rogêt”, poi è arrivato Gaboriau con il suo “Ispettore Lecoq” e così si sono aperte le porte del genere che conosciamo. Parigi era la città perfetta per il mistero, ma quando si nomina la “Ville Lumière”, si pensa subito alla borghesia o addirittura agli aristocratici e ho voluto giocare con questa immagine: gettare un secchio d’acqua sporca sull’immagine di una “Parigi bene” con gente che ha scheletri nell’armadio. La scelta del tema dell’occulto è per approfondire l’ambientazione: tutto quello che riguardava l’esoterismo era in voga, anche se non era più con lo stesso fervore di prima della Grande Guerra. E chi dice occulto dice anche segreti, il che è perfetto per questi borghesi con la coscienza sporca. 

– Hai in mente un secondo lavoro improntato alle investigazioni di Renard e Tortue?

Ma perché me lo chiedono tutti? (risata) Qualcosa bolle in pentola, ma non lo metto sul tavolo finché non è ancora cotto.

– Il tuo editore, les Flâneurs, ha un nome particolare che fa riferimento ad un certo tipo di intellettuale, ti definiresti un “flâneur”? 

Questa è una bella domanda! Direi che mi riconosco in parte nella definizione che Baudelaire dà del “Flâneur”, ma non è il mio stile di vita… si deve anche vivere nel mondo reale, quello delle scadenza da rispettare, delle bollette e dei tristi eventi che ci riguardano tutti. Però, questo non deve impedire a nessuno di cercare un motivo per meravigliarsi o semplicemente sorridere.

– Non sei molto presente sui social (no, non è assolutamente una critica) ma hai un bel blog all’indirizzo https://inchiostronoir.wordpress.com/, dove oltre a parlare della tua attività di autore scrivi anche del genere giallo e di giochi. Hai scelto il blog come metodo di comunicazione per il tuo romanzo e poi il resto è stata un’aggiunta oppure hai pensato ad un blog proprio per poter raccontare anche le tue passioni?

Grazie per il complimento! I social non mi interessano molto: li ho sempre considerati come una sorta di fast-food dell’informazione e quelli che erano importanti ancora cinque anni fa sono ormai in una fase discendente (Facebook, tanto per fare un esempio). Ho un account twitter (@incnoir), ma lo utilizzo solo per avere più lettori e per seguire qualche account che mi interessa.

La blogosfera è molto diversa del mondo dei social più recenti perché sono gestiti da gente con una passione e che vuole condividerla: “Il bistrot dei libri” ne è un ottimo esempio. Praticamente, “Inchiostronoir” è nato per promuovere “Il Maestro dei morti“. Ho passato settimane a programmare il blog in ogni dettaglio per renderlo facile da leggere e visualmente gradevole. Pur sapendo che un blog è come un essere vivente e che deve essere nutrito, non potevo sperare di campare parlando solo del romanzo. Quindi, ho deciso di parlare anche di altri temi che mi piacciono come vari tipi di giochi, fumetti, ma anche approfondire i temi del giallo, scrivere recensioni e fare interviste di autori (e non solo) e dare una mano ad altri aspiranti autori segnalando dei concorsi e premi letterari che possono permettere di entrare nel mondo dell’editoria. Il blog è anche un modo di fare incontri interessanti e scoprire tanto.

Speriamo di avervi incuriosito e terminiamo con la descrizione de ‘Il Maestro dei morti‘:

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Titolo: Il Maestro dei morti
Autore: Yannich Roch
Casa editrice: Le Flâneurs
Costo: 13 euro cartaceo e 2.99 in versione ebook, gratis per kindle unlimited

Quarta di copertina:
Settembre 1933. Mentre nell’alta borghesia della Ville Lumière esplode la moda degli spettacoli di magia dell’enigmatico Monsieur Larnac, la scomparsa improvvisa di madame Géraldine getta la famiglia Lathune nella disperazione. La polizia annaspa, finché l’intervento di due investigatori privati – lo stravagante Renard e il più posato Tortue – non riesce a districare la fitta trama tessuta dalle menti criminali che si nascondo dietro le facciate maestose dei palazzi parigini. Fra cervellotiche sciarade e incursioni nell’occultismo, Il Maestro dei morti offre al lettore il gusto classico del romanzo poliziesco e una riflessione sulle inquietudini che si annidano nell’animo umano.

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Dicono dell’autore:
Yannick Roch è nato in Francia nel 1983. Appassionato da sempre di lettura, di scrittura e di viaggi, si è trasferito da una decina di anni in Italia, dove insegna la lingua francese e lavora come traduttore.


Recensione a cura di Bianca Casale

Pubblicato in: #fantasy, #thriller

Segnalazione: La superficie della realtà – Biro, Libero Parri, Simone Lombardi

Casa Editrice: Edikit edizioni | Prezzo: € 16,00 cartaceo, € 4,99 | Data di pubblicazione: 2 Ottobre 2020

Quarta di copertina:
Valery è un’assassina cinica e spietata al soldo di Ipersfera, una società
antichissima e segreta. I metodi violenti e coercitivi dell’organizzazione la spingono presto a ribellarsi e a voler mettere alla prova l’esistenza di
Ipersfera stessa.
Progetta quindi di uccidere l’unica persona che rappresenta un legame tra lei e la società: la sua diretta superiore, la sua guida e mentore. Il piano però non
andrà secondo le aspettative di Valery, scatenando un vortice di imprevisti e colpi di scena.
Attraverso le parole di Parri, le illustrazioni di Biro e la colonna sonora di
Lombardi, sarete trascinati nel mondo di Valery; un mondo oscuro, fatto di haiku, tatuaggi, assassini e galeotti.



Dicono degli autori.

Biro (illustratore) nasce a Brescia nel 1974 e da quando ha memoria disegna le creature che gli affollano la mente. Nel 2005 decide di aprire un laboratorio di idee che chiamerà l’Ozio: uno spazio dove lavorare e ospitare differenti realtà artistiche. Si possono apprezzare i sui murales in diversi bar e ristoranti di Brescia (Latteria Molloy, Box Pub, Bar 24h), su alcune scuole e teatri (Scuola primaria di Flero, Teatro Comunale di Borgosatollo) e nel giardino botanico Heller Garden. Ha inoltre lavorato diversi anni come docente presso l’Istituto San Clemente e vinto il premio come miglior installazione all’Ambient Festival e come migliore illustrazione per la rivista Historieta Patagonica. Tra le sue pubblicazioni, il fumetto “Zero e Uno” (Maledizioni) e il libro di illustrazioni “Buon viaggio Tarek” (Liberedizioni).

Simone Lombardi (compositore) pianista da una vita, si occupa di colonne sonore da 15 anni. Compone musica per immagini, installazioni e performance teatrali.  Nel 2019 è uscito il suo primo disco solista, “7Words” album dalle sonorità neoclassiche. Insegna all’accademia Santa Giulia di Brescia Sound Design, Mix e Audio. Vive e lavora a Brescia.

Libero Parri (autore), classe 1981, vive, legge e sogna a Castegnato, un borgo alle porte di Brescia. Nel 2018 pubblica il suo primo romanzo “L’isola delle idee” (Bookabook). Dal Maggio del 2019 collabora con l’emittente digitale Radio Play Time in qualità di speaker, conducendo la rubrica “Tokyo Blues”, dove  intervista persone che hanno mollato tutto per inseguire il proprio sogno.