Pubblicato in: #recensione, Narrativa contemporanea, Romanzo

Recensione: E ogni corsa è l’ultima, Leila Awad

copertina e ogni corsaCasa editrice: Self- publishing 
Prezzo:
€ 2,99 ebook, € 12,00 cartaceo
Data di uscita: 10 giugno 2019
Valutazione: ✓✐✐✐✐ 

Quarta di copertina: “Lui è mio” è quello che Daisy Potter pensa guardando Niccolò De Santis, con orgoglio, gioia e un pizzico di paura. Su Niccolò ha costruito i propri progetti per il futuro, i sogni, le speranze.
Non come fidanzato o come amante, ma come pilota di punta della scuderia di Formula 1, la Potter Racing, di cui sta prendendo le redini.
Quello che Daisy non ha considerato, però, è che Niccolò non è solo il vip che nel tempo libero si improvvisa dj e si accompagna a modelle sui red carpet. Quando una convivenza obbligata li costringe a mettersi a nudo, in una Roma da
scoprire attraverso le parole di un diario antico secoli, ogni distanza comincia ad
affievolirsi e quel “è mio” assume tratti diversi.
Troveranno il coraggio di affrontare i rispettivi sentimenti o si nasconderanno dietro muri di maschere e paure?

[ Ringrazio di cuore l’autore Leila Awad per avermi dato la possibilità di leggere in anteprima il suo libro. ]



Dicono dell’autrice: 

Leila Awad, classe 1987, è nata a Roma e tutt’ora vive nella Capitale. Creatrice del blog Writer. Dreamer Queen dove sono racchiuse tutte le sue passione: le serie tv, i libri, il make-up e le famiglie reali.


Cosa ne pensiamo noi:

I suoi insegnamenti sono stati “sii gentile e cortese”, “la gentilezza con i propri sottoposti è ciò che dimostra che persona e che leader sei”, “studia, leggi, viaggia ed espandi i tuoi orizzonti”.
Piccole pillole di vita di cui ho fatto tesoro e che mi hanno guidato fino adesso, ma in fondo non mi dicono nulla su chi dovrei essere.

Le cose belle hanno sempre una fine, ad un certo punto. Ogni libro ha una conclusione, se poi si tratta di un buon libro è, quasi sempre, un gran dolore.
Questo è uno dei mantra che ogni lettore conosce fin troppo bene, soprattutto quando un libro ti rapisce così tanto da farti rimanere a bocca asciutta quando si è arrivati al termine.
È così anche per l’ultimo romanzo uscito dalla penna di Leila Awad.
Concluso in un giorno dove ho accuratamente evitato di fare qualsiasi altra cosa – oltre ad essere distratta al lavoro perché continuavo a domandarmi cosa sarebbe successo nel capitolo successivo – sono arrivata alla fine sperando che la storia di Daisy e Niccolò non finisse.

Complice di questa magia anche una splendida Roma – città visitata anni fa e di cui ho un bellissimo ricordo  – in questo caso sfondo ai sentimenti dei due protagonisti.

Ho bisogno di controllo, ho bisogno di numeri chiari, linee rette e caselle da spuntare. L’amore è caos. E io non lo capisco.

Una novità da prendere in considerazione e da non sottovalutare, è l’ambientazione del romanzo: non la localizzazione fisica, bensì un’ambientazione immersa nel mondo dello sport, nello specifico il mondo della Formula 1.
Un argomento che non viene preso spesso in considerazione nei romanzi ma che in questo è al centro della narrazione.
Non conosco la Formula 1 – non ne sono un’appassionata come l’autrice – ma l’idea è ben sviluppata all’interno del romanzo, tanto che le scene che riguardano il mondo delle corse non risultano pesanti, grazie alla bravura della scrittrice, ma piacevoli.

Nei lavori di Leila Awad apprezzo molto i protagonisti principali, ma io stravedo sempre per i secondari. Ho adorato Dwight Potter e Phoebe Murray, rispettivamente il fratello e la migliore amica di Daisy, che si aggiungono alla mia lista dei personaggi secondari, insieme a Edvard e Candice di Chloe, attendo infatti con ansia il giorno in cui potrò leggere di nuovo di loro.

Altrettanto bella e appassionante è la storia di Margherita Mattei e di Alessio e Riccardo Massimo che ho davvero apprezzato tantissimo, tanto quasi da preferirla a quella di Daisy e Niccolò. Non vi svelerò niente in merito, dovrete leggerla voi.

È sempre un piacere leggere un nuovo romanzo di Leila Awad perché i suoi scritti sono una ventata d’aria fresca ed il lieto fine c’è sempre, ed essendo io una romanticona ci conto e vado sul sicuro.

Se non sapete cosa portare sotto l’ombrellone o come passare il tempo estivo in città quest’anno vi consiglio E ogni corsa è l’ultima, un buon libro e una bella storia.

 


Recensione a cura di Rossella Zampieri

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Pubblicato in: Narrativa contemporanea, Romanzo

Recensione: Cioccolato amaro – Lesley Lokko

Laure, Améline, Melanie: tre ragazze alla ricerca dell’amore che non hanno mai avuto.


Casa Editrice: Mondadori
Prezzo: € 19.00
Pagine: 619 pagine
Valutazione: ✓✐✐✐✐✐ 


Quarta di copertina: Haiti, 1985. A diciassette anni, tutto ciò che Laure St.
Lazâre desidera è fuggire lontano dall’atmosfera soffocante della casa di famiglia. Dopo essere stata abbandonata a soli due anni da sua madre, l’affascinante e impulsiva Belle, è difficile per lei vivere con una nonna severa e intransigente con cui non è possibile alcun dialogo. Per fortuna c’è Améline, l’unica vera amica di Laure. Servetta e confidente, senza una famiglia propria, senza un passato. Améline è da sempre alle dipendenze del St Lazâre, ma anche lei sogna una vita diversa.
Quello che le due ragazze non sanno è che presto saranno costrette a separarsi. Sedotta da un giovane soldato e rimasta incinta, Laure viene cacciata di casa e raggiunge la madre negli Stati Uniti, mentre i tragici eventi che insanguinano Haiti costringono anche Améline ad abbandonare quella splendida isola. Dall’altra parte del mondo, Melanie sembra condurre una vita molto diversa. Viziatissima figlia di una celebre rockstar londinese, possiede tutto ciò che i soldi possono comprare, ma l’unica cosa che desidera profondamente è essere amata. La sua estrema fragilità affettiva la spingerà in un vortice di relazioni sbagliate e pericolose fino a quando in seguito a una serie di eventi imprevedibili, il suo destino si intreccerà fatalmente con quello delle due ragazze haitiane.

Autore: Lesley Lokko è nata in Scozia nel 1964 ed è per metà scozzese e per metà ghanese. Cresciuta in Africa, ha studiato negli Stati Uniti e in Inghilterra. Laureata in architettura, lavora presso l’università di Città del Capo. Nel 2004 Mondadori ha pubblicato il suo primo romanzo, Il mondo ai miei piedi, e nel 2005 Cieli di zafferano.



Cosa ne pensiamo?

Lesley Lokko non sbaglia un colpo, come sempre.
Un nome, una garanzia. Di lei, insieme a Jojo Moyes, leggerei anche la lista della spesa e la troverei comunque intrigante.
Anche se non è il mio libro preferito finora letto dell’autrice, Cioccolato amaro, pubblicato nel 2008è un romanzo coinvolgente le cui pagine ti catturano fin dal primo capitolo e ti legano al racconto fino a che non assapori la fine, anche se a mio parere, per una delle tre protagoniste la fine è decisamente un po’ troppo amara ed è l’unica nota stonata che mi sento di citare.
Lo stile di scrittura della Lokko è scorrevole, lineare e si legge davvero con piacere, senza mai annoiarsi. Un particolare che apprezzo moltissimo nello stile di quest’autrice è il saper intrecciare, in modo sublime, le storie dei suoi personaggi rendendo, al termine, i suoi romanzi degli splendidi puzzle letterari.
Da rileggere nel tempo.
L’ambientazione del romanzo è descritta così bene da poter quasi sentire il profumo di pioggia nella grigia Londra, il caldo torrido di Haiti, o il sole sulla pelle a Los Angeles, passando dal Ghana.
Un romanzo tutto al femminile in cui le protagoniste lottano con tutte le loro forze per poter vedere avverati i propri desideri e le proprie ambizioni, sacrificando spesso un pezzo di loro stesse.
Laure, Améline e Melanie sono tre donne molto diverse, ma tutte e tre hanno in comune il fatto di essere alla ricerca dell’amore – l’amore nelle sue varie forme – dell’affetto e di quelle attenzioni che hanno ricercato per tutta una vita, credendo in alcuni casi di averlo trovato.
Essendo un’appassionata di Lesley Lokko ve la consiglio senza riserve perché quando si ha voglia di qualcosa di piacevole da leggere un romanzo è sempre la risposta giusta.

[a cura di Rossella Zampieri]

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Pubblicato in: Narrativa contemporanea

Avrò cura di te – M. Gramellini, C. Gamberale

a cura di Valentina Isernia

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Ho sempre seguito con interesse il pensiero lucido e a tratti pungente di Gramellini nelle sue strisce quotidiane sulla stampa o durante le ospitate televisive. Il suo romanzo “Fai bei sogni”, tanto acclamato, è nella mia lista di libri da leggere da molto tempo.

Complice il prezzo ridotto, la copertina ammiccante e la bag in omaggio “Leggere causa indipendenza” al salone del libro di Torino, sono stata portata all’acquisto di questo piccolo romanzo.


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Titolo: Avrò cura di te

Autore: Massimo Gramellini, Chiara Gamberale

Edizione: TEA [Longanesi]

Prezzo: 5 €

Pagine: 190

Valutazione: ✓✐✐✐

 

Descrizione: Gioconda detta Giò ha trentacinque anni, una storia familiare complicata alle spalle, un’anima inquieta per vocazione o forse per necessità e un unico, grande amore: Leonardo. Che però l’ha abbandonata. Smarrita e disperata, si ritrova a vivere a casa dei suoi nonni, morti a distanza di pochi giorni e simbolo di un amore perfetto, capace di far vincere la passione sul tempo che passa: proprio quello che non è riuscito al matrimonio di Giò. La notte di San Valentino, festa che lei ha sempre ignorato, Giò trova un biglietto che sua nonna aveva scritto all’angelo custode, per ringraziarlo. Con lo sconforto, ma anche il coraggio, di chi non ha niente da perdere, Giò ci prova: scrive anche lei al suo angelo. Che, incredibilmente, le risponde. E le fa una promessa: avrò cura di te. Poi rilancia. L’angelo non solo ha una fortissima personalità, ma ha un nome: Filèmone, ha una storia, una vita umana alle spalle. Soprattutto ha la capacità di comprendere Giò come Giò non si è mai compresa. Di ascoltarla come non si è mai ascoltata. Nasce così uno scambio intenso, divertente, divertito, commovente, che coinvolge anche le persone che circondano Giò: il puntiglioso ex marito, la madre fricchettona, l’amica intrappolata in una relazione extraconiugale, una deflagrante guida turistica argentina, un ragazzino che vuole rinchiudersi in una comune… Uno scambio che indaga non solo le mancate ragioni di Giò: ma le mancate ragioni di ognuno di loro. Perché a ognuno di loro, grazie a Filèmone, voce dell’interiorità prima che dell’aldilà, sia possibile silenziare la testa e l’istinto. Per ascoltare il cuore. Anche e soprattutto quando è chiamato a rispondere a prove complicate, come quella a cui sarà messa davanti Giò proprio dal suo fedele Filèmone, in un finale sorprendente che sembrerà confondere tutto. Ma a tutto darà un senso.


Recensione: Se siete convinti che la tipologia di narrazione sia importante quanto la storia in sé, “Avrò cura di te” è un romanzo per voi. Ma qui e solo qui si fermano i miei pro a questo libro.
Quella fra Giò e Filemone è una corrispondenza che nelle prime pagine di questo volume colpisce e cattura. Chi si ritrova ad aver vissuto una storia d’amore finita male, empatizza immediatamente con la protagonista, con la sua necessità di ricostruire spazi “per uno”, di appoggiarsi alle figure più vicine a lei che ascoltino il suo profondo disagio: suo marito l’ha lasciata e apparentemente in modo definitivo, senza rimorsi.

“Ti pare possibile che due persone che s’addormentavano allacciate, e allacciate si risvegliavano, si ritrovino a parlare solo di scatoloni?”

Man mano che la lettura prosegue, goccia a goccia vengono raccontati piccoli particolari che alla fine permetteranno di ricostruire il puzzle dell’incontro e della separazione fra Giò e Leonardo e di conoscere la vita dei personaggi che ruotano attorno alla protagonista.

Gli amori non finiscono col tempo. Cambiano forma, scavando nuove profondità. E se ci lasciano non è perché sono durati troppo, ma perché a un certo punto hanno incontrato il vuoto.

Ma forse dire “personaggi” è esagerato. Il racconto è infatti tutto incentrato su Giò che, però, non sembra aver costruito tanto nella sua vita. Un’amica, i due nonni ormai morti, l’ex marito e un nuovo, abbozzato partner.
L’unica amica di Giò è una donna sposata, che vive una stabile relazione extraconiugale non solo mai condannata dalla protagonista, ma a tratti persino invidiata per lo spirito con cui viene portata avanti.

L’angelo Filemone, che promette a Giò protezione e che la porta d’innanzi ai propri egoistici pensieri, spesso divaga in pesantissime e inutili dissertazioni che costringono quasi a voltare pagina saltando a piè pari periodi forzatamente complessi per una narrazione generalmente semplice.
Ma in fondo chi non vorrebbe continuare a leggere per capire come la nostra eroina ferita nell’animo riesca a rinascere? A posteriori risponderei: io.

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Man mano che la storia prosegue, si scopre infatti che l’intraprendente Gioconda ha tradito il buono e amorevole marito. Motivo? Non lo sa nemmeno lei, che asserisce di amarlo e di averlo sempre amato.
Si è persa, Giò, ha perso la sua naturale vocazione da insegnante, il suo rapporto con gli studenti, tanto da cedere alle lusinghe del padre di uno di loro, vedovo. Giò tradisce l’ignaro Leonardo e mente al suo fragile studente mentre tenta di fargli da guida.
A un certo punto, non c’è nessun tipo di sentimento che questo libro possa fa nascere nel lettore, se non il fastidio nel leggere di questa donna che ha tradito e si sente vittima, che ora sbatte i piedi perché non ha più quello che aveva, rifiutando addirittura una nuova e sana relazione con un uomo per bene.

Dalla seconda metà in poi, l’unico motore del racconto è l’intreccio che lega l’angelo Filèmone alla storia della nonna di Giò, che forse non aveva amato in modo così unico e speciale come credeva.

Di solito non amo commentare i finali, ma vi abbiamo dato uno spoiler alert, quindi mi permetto di farlo, perché credo che sia il finale peggiore mai letto in vita mia.
Dopo una serie di blande vicissitudini Leonardo, che si è dimostrato forte e dignitoso, cede a un incontro con Gioconda e  i due ritornano insieme perché, come Filemone spiega, sono legati dal filo invisibile del destino.
Due donne che tradiscono, annoiate dalla vita, due uomini che ne vivono passivamente le scelte, una storia d’altri tempi intrecciata nel mezzo. Personaggi privi di vero spessore e un finale totalmente inaccettabile.

Per i valori che trasmette, più che per i contenuti e la narrazione, sconsiglio questo libro candidamente definito da molti “Una favola moderna che ripropone una nuova lettura della canzone “La cura” di Battiato”.

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Pubblicato in: Narrativa contemporanea, Romanzo

Internet Apocalypse, Wayne Gladstone

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Titolo:
Internet Apocalypse

Autore: Wayne Gladstone

Casa Editrice: Murtiplayer.it Edizioni

Pagine: 199 pagine

Prezzo: € 9.90

Valutazione: ✓✐✐✐✐



Trama: 
Il viaggio di un uomo in un mondo senza internet, un’apocalisse che potrebbe rivelarsi necessaria per ricordare chi siamo davvero.

Il World Wide Web è scomparso.
Nessuno – nemmeno il presidente degli Stati Uniti – è in grado di trovare un segnale Wi-Fi e accedere alla Rete. La gente va ne panico, l’economia si paralizza e il mondo scivola lentamente nel caos.
L’apocalisse di Internet ha avito inizio.
Per Gladstone, disilluso impiegato newyorkese, è un duro colpo: niente più facebook, niente più Twitter, niente più You Tube, niente più pornografia online…ma la vita va avanti, e i cittadini di New York trovano presto nuovi, bizzarri metodi per passare il tempo offline e senza social network.
Girano comunque voci che, da qualche parte, tra i grattacieli della Grande Mela, si nasconde Internet…ma chi l’ha rubato, e per quale motivo?
Armato solo del suo borsalino, della sua fiaschetta di whiskey e della sua ironia, Gladstone si imbarca in un’esilarante odissea in compagnia dell’immaturo blogger Tobey e della sensuale webcam girl Oz, per scoprire la verità e riportare il Web alla normalità.
L’improbabile trio inizia così la ricerca dell’inafferrabile segnale Wi-Fi ritrovandosi alle prese con minacce terroristiche, covi di Anonymous, esclusivi club a luci rosse, incredibili profezie e zombie in astinenza da Web.
Ci vorrebbe un Messia per restituire Internet all’umanità…ma sarà Gladstone all’altezza del compito?



Recensione:

Quando ci fu il grande crash non andò affatto come temevamo. Non ci fu panico. Niente lacrime. Solo gente che batteva i pugni sul tavolo e imprecava. Internet non funzionava più, e cliccare su Aggiorna non serviva a niente. Anche “ Ctrl, alt, canc “ era inutile. Nessuno aveva internet. Da nessuna parte. E non sapevamo perché. L’elettricità, l’acqua corrente e persino la televisione non avevamo subito danni. Ma Internet Explorer ci prendeva in giro con un clessidra infinita, e Firefox continuava a suggerire un aggiornamento che non arrivava mai. Gli utenti Mac erano sicuri che Safari non li avrebbe mai traditi, ma lo fece. Tuttavia, siccome non c’era Internet, nessuno twittò: “ Argh! Safari! FAIL! “

In molti si chiedono cosa potrebbe succedere al mondo se la Rete non ci fosse più.
Totalmente Offline.
Uno strano incubo, vero? Oppure un pazzesco déjà-vu per i più vecchi.
Immaginate di svegliarvi un bel giorno e di scoprire che Internet è scomparso dalla faccia della terra:  improvvisamente il vostro costoso smartphone è diventato pressoché inutile e il vostro potente computer un ammasso di circuiti elettronici inutilizzabile senza il Cloud.
La sera prima siete andati a dormire tranquilli sapendo, sicuri in cuor vostro, che il fedele Internet sarebbe stato lì ad attendervi, il giorno dopo: sempre presente, sempre preparato a risolvere ogni dubbio, capriccio o problema vi capiti, sempre pronto a farvi estraniare da una realtà che non è sempre apprezzata.
Ed in una sola notte…puff, tutto svanito!
Niente più serie tv e film su Netlix, cinguettii su Twitter, post condivisi e “like” su Facebook, foto su Instagram, video su Youtube, compere compulsive su Amazon, niente e-mail.
Benvenuti nell’apocalisse di Internet.

Se leggendo queste parole avete improvvisamente avuto un calo di pressione, il vostro cuore ha accelerato i battiti, vi è mancata l’aria e vi siete sentiti smarriti mi dispiace dirvelo ma siete degli “Zombie di Internet ” ovvero dei malati del World Wide Web, incapaci di vivere senza.
In caso contrario, la vita reale vi piace ancora abbastanza.

Wayne, il protagonista di questo singolare romanzo, è un impiegato newyorkese stanco della sua vita. Quando Internet scompare, nell’arco di una notte, decide di mettersi a cercarlo insieme a due amici, Tobey e Oz. Per sopperire alla mancanza della Rete, decide di tenere un diario delle sue (dis)avventure alla ricerca di Internet.

Ed ecco pronto il romanzo.

Wayne Gladstone, umorista e giornalista americano ideatore della serie web Hate by Numbers, ha messo bianco su nero in Notes from the Internet Apocalypse, partendo dal personalissimo punto di vista di geek newyorkese – a cui cede anche il nome – cosa accadrebbe al mondo se Internet sparisse dalle nostre vite.
Inutile dire che la risposta sarebbe una vera e propria apocalisse.  Gladstone racconta con stile ironico, a tratti crudo e anche volgare, ci mette di fronte a una verità scomoda, che si cerca di ignorare perché spaventosa.
Al giorno d’oggi quasi nessuno è più capace di stare senza Internet, anche solo per qualche minuto al giorno.

E lo scrivo mentre sono online, sulla piattaforma WordPress. E, l’articolo finirà online, su un blog e aggiornerò la mia collega via Whatsapp.

Ed è come se il World Wide Web fosse una setta enorme e le 7,4 miliardi di persone presenti al  mondo i suoi potenziali adepti. Spaventoso, l’era dell’accesso.
Se Internet è davvero così radicato, nel caso dovesse sparire, dove andremo a finire?
Che fine faremmo?
Questa è una domanda a cui è difficile rispondere, sempre che una risposta ci sia.

Provo a cercare su Google.

© Rossella Zampieri

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Pubblicato in: LETTERATURA FANTASY

La musa della notte, Sara Simoni

51A9XyfVi7L._SY346_Titolo: La musa della notte

Autore: Sara Simoni

Casa Editrice: Società Storie Scadute

Pagine: 310 pagine

Prezzo: € 1.99 ( ebook), € 9.35 ( cartaceo)

Valutazione: ✓✐✐✐✐ ✐

Note: Libro primo


 

Trama: In una Milano piena di incanto e di mistero, due fazioni sono impegnate in una lotta segreta da un tempo antichissimo: le streghe, donne dotate di terribili poteri magici, e i loro cacciatori naturali, gli inquisitori, uomini che di generazione in generazione si tramandano il compito di proteggere la popolazione dalla magia. Ma qualcosa comincia a cambiare quando nelle aule di un’università la strega Viviana e l’Inquisitore Arturo si incontrano come due normali studenti. L’attrazione è forte, ma né Viviana né Arturo possono dimenticare chi sono e da dove vengono.


[di Rossella Zampieri ]

Ci vorrebbe tanta più forza di quella che noi abbiamo per non farci del male.

 

La letteratura fantasy è un genere vasto.
Non è alla portata di tutti,  spesso non viene apprezzato come dovrebbe, ma in un modo o nell’altro ti attira. Chi sperimenta il genere fantasy non può tornare indietro e spesso diventa dipendente cercando ancora e ancora le emozioni e  gli altri mondi, l’altra magia in altri libri che spera possano dargli quelle stesse sensazioni.

I libri sulle streghe negli ultimi tempi mi hanno lasciata perplessa, facendomi storcere anche un po’ il naso e facendomi, spesso, desistere dall’intento di leggerli…

Ma non è questo il caso.

Sara Simoni, classe 1992, ha creato un mondo nuovo, originale e tutto made in italy.

Il romanzo La Musa della Notte, primo di una trilogia, raccoglie tra le sue pagine la storia italiana dell’inquisizione durante l’epoca della Controriforma, i culti druidici della civiltà celtica dell’Europa preromana, manuali Wiccan e molto altro ancora.
Si può notare da subito con quanto impegno e con quanta cura la scrittrice abbia studiato per poter scrivere e creare questo libro che racchiude tra le sue pagine la storia, la magia e l’amore.

Da qualsiasi parte dell’universo voi veniate i miti e le leggende sulle streghe e sui cacciatori di streghe sono pane quotidiano.
Siamo cresciuti con le streghe, di ogni genere e tipo.
Basti pensare a Charmed, a Sabrina vita da strega, a Vita da strega con l’adorabile Samantha che muove il naso e fa magie, o più recentemente, come non citarlo, il fenomeno mondiale di Harry Potter.
Ci sono alcuni elementi base che si rincorrono sempre, anche se vi sono delle lievi differenze. Gli elementi più significativi sono: un circolo, una congrega o un gruppo di maghi, l’eterna guerra tra Streghe e Cacciatori (o demoni, o altri maghi)  e gli incantesimi.

Ne La Musa della Notte abbiamo: le streghe e i cacciatori che vengono chiamati Inquisitori, figure totalmente nuove nell’immaginario fantasy frutto della fantasia della scrittrice e, come potrebbe mancare, abbiamo la magia.
Per soddisfare la nostra insaziabile curiosità ci viene anche spiegato che questi cacciatori possono essere considerati come il braccio destro dell’inquisizione romana.
Abbiamo Milano, città d’eccezione in quanto non è usata spesso nei libri come ambientazione. Il capoluogo lombardo descritto da Sara Simoni è un luogo magico e misterioso che promette segreti svelati e avventure indimenticabili.

Abbiamo un amore proibito.  Viviana e Arturo non si dovevano innamorare ma come ogni storia d’amore che si rispetti il proibito è la chiave per innamorarsi. Ricordiamo Montecchi e Capuleti?
Il desiderio che una strega e un’inquisitore provano l’uno per l’altra può portare a conseguenze fatali ed è quello che capiterà ai nostri protagonisti che si ritroveranno a dover combattere questo amore andando contro le proprie fazioni.

Si rimane con il fiato sospeso, pagina dopo pagina, soffrendo e imparando ad apprezzare – e ad odiare – i personaggi creati dalla penna della scrittrice.

Ed è solo un assaggio di quello che capiterà ai nostri protagonisti, infatti, come accennavo sopra, La musa della notte è il primo libro della trilogia ” La Musa della Notte” così composta:

La musa della notte “, prima edizione cartacea e digitale – maggio 2017
I figli del sole “, spin – off gratuito
La cacciatrice di stelle “, prima edizione cartacea e digitale – novembre 2017
La ladra di sogni “, prima edizione cartacea e digitale – maggio 2018

A novembre, quindi tra pochissimo, avremo il nuovo libro e sapremo cosa capiterà a Viviana, Arturo e tutti gli altri personaggi.

Siete più #TeamStreghe o più #TeamInquisitori.
C’è un solo modo per scoprirlo ed è leggere il romanzo di Sara Simoni!

Un ringraziamento a Sara Simoni per avermi dato la possibilità di leggere il suo libro in cambio di una mia personale opinione.

© Rossella Zampieri

 

 

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Pubblicato in: Romanzo

Recensione: Fai uno squillo quando arrivi, Stella Pulpo

51SQnHDukrL._SX325_BO1,204,203,200_Titolo: Fai uno squillo quando arrivi

Autore: Stella Pulpo

Casa Editrice: Rizzoli, Edizione © 2017

Pagine: 375 pagine

Prezzo: € 19,00

Valutazione: ✓✐✐✐✐

Note:  Auto conclusivo

Accompagnamento musicale: FUSQA – Full Soundtrack

 


 

Trama:  Nina ha trent’anni, i capelli ricci e un amore autoimmune nell’anima, “ al quale si sopravvive, ma dal quale non si guarisce “. Come tante giovani single, per affrontare la giungla sentimentale di Milano colleziona appuntamenti più o meno riusciti con uomini conosciuti su Tinder, ma il ricordo del suo ex le brucia ancora dentro. Non importano i chilometri che li separano né le volte che si sono detti addio: la loro storia sembra impossibile da cancellare. Finché è lui a dimenticare tutto – o quasi – dopo un’overdose di LUV, potentissimo allucinogeno che dà l’illusione di viaggiare nel tempo. Ora l’ex di Nina è convinto di vivere alla fine degli anni Novanta: non sa cosa siano Facebook e WhatsApp, comunica con sms e squilli e, soprattutto, crede di stare ancora con lei. Quando Nina torna in Puglia per l’estate, ad attenderla a casa trova rose rosse, lettere e compilation. Ed è costretta a chiedersi: quante volte si può amare la stessa persona sbagliata? Quanti tentativi sono ammessi prima di dichiarare una storia finita? Quand’è che l’ultima possibilità è davvero l’ultima?

Un romanzo “ revival” insolito e brillante che racconta i sentimenti prima delle dating app, quando la tecnologia era imperfetta e l’amore sembrava molto più semplice.


 

[ di Rossella Zampieri ]

 

La moda anni Novanta, le canzoni del Festivalbar, gli ex fidanzati molesti. Tutti abbiamo un passato che preferiremmo dimenticare. E se ritornasse?

Vi ricordate gli squilli del telefonino che ti facevano capire che quella persona ti stava pensando in quel momento?
Vi ricordate le lettere scritte a mano, i lettori cd, il festivalbar?
Vi ricordate la vostra vita senza internet, uno smartphone, lo streaming, Netflix ( una delle poche cose che potrebbero mancarmi), WhatsApp, le dating app?
Io sì, vagamente almeno, e leggendo “Fai uno squillo quando arrivi ” non ho potuto fare a meno di ricordare: riesumare ricordi di bambina che mi hanno fatto rivivere pezzi di una vita che ormai sembra lontana anni luce.
Ridevo e annuivo da sola mentre leggevo perché mi ricordavo tutto.
Ogni piccola cosa.
Sono stata catapultata agli inizi degli anni Novanta ed è stato un bel viaggio nel tempo.
Ero ancora una bambina, ma la nostalgia c’è stata.
Oltre alla nostalgia, ho potuto vedere una futura me esattamente tra sei anni e questo mi ha un po’ terrorizzato e fatto riflettere: tanto di cappello avere trent’anni, essere indipendente, avere un bel lavoro, un bel gruppo di amici, ma prima o poi magari anche uno straccio di compagno, di fidanzato, di gatto – no, quello c’è l’ho già – di ermafrodita che mi sopporti dal mattino quando mi sveglio alla sera prima di andare a dormire, dopotutto potrebbe anche non dispiacermi. Ad una certa, insomma.

Antonia Dell’Oglio all’anagrafe, Nina per gli amici, single per il resto del mondo.
Milanese d’adozione e pugliese di nascita, ha trent’anni e divide la sua vita tra il lavoro, le amiche single, quelle sposate e appuntamenti – riusciti e non – con uomini conosciuti sulla dating app Tinder.
Nina ha trent’anni ed è affetta dalla sindrome da cuore sospeso: quell’amore finito, quell’amore al quale si sopravvive, ma dal quale non è possibile guarire. È uscita da alcuni mesi da una relazione durata dodici anni – tra tira e molla – con l’uomo della sua adolescenza, l’uomo delle sue prime volte, l’uomo che lei credeva sarebbe diventato quello della sua vita.
Così non è stato.

Trovo la forza per lasciarlo e il problema di lasciare un uomo che ami, anche se non hai alternative, anche se è l’unica cosa giusta – o accettabile – da fare, è che ti disintegra il cuore. Te lo polverizza. Te lo riduce in una specie di cenere sporca, una fuliggine, uno scarto radioattivo dell’amore, che non riuscirai mai a spazzare via del tutto.

Una storia d’amore iniziata, finita, ripresa, finita di nuovo e ripresa ancora.
Un circolo vizioso al quale Nina cerca faticosamente di uscirne integra e con il cuore attaccato con lo scotch, ma ancora capace di amare.
E se un giorno la tua vacanza estiva nella tua città d’infanzia si trasformasse in un tunnel di ricordi? E se l’uomo che non riesci a dimenticare ritornasse indietro nel tempo, per colpa di una droga, dimenticando completamente la vostra storia?
Saresti disposta ad aiutarlo a ricordare?
Saresti disposta ad aprire il tuo personale vaso di Pandora?
A ricordare, tu stessa, cose che con tanta fatica hai sepolto sotto metri e metri di cemento mentale?

La verità, se dovessi dirgliela tutta, è che mi chiedo quante volte si possa provare ad amare la stessa persona sbagliata. Quanti tentativi sono ammessi in una vita sola? Quanto possiamo ostinarci, prima di farci rinchiudere alla neuro? Quante volte abbiamo diritto di commettere lo stesso errore? E possiamo davvero cambiare? Possiamo davvero imparare dai nostri sbagli, diventare migliori, tentare di vivere ciò che non abbiamo saputo vivere mai? Quand’è che è tardi davvero?

Fai uno squillo quando arrivi è un romanzo che ti fa rivivere l’amore ai tempi del contatto, ti riporta indietro nel tempo facendoti ricordare com’era tutto più semplice prima, quando la tecnologia era solo un appunto, scribacchiato velocemente al fondo di una pagina nel libro della tua vita. Quando Whatsapp, facebook e le dating app non erano ancora neanche un’idea, forse.
La storia di Alessandro e Nina è raccontata attraverso i ricordi più importanti della loro relazione – dagli inizi fino alla fine -, ma come accompagnamento d’eccezione c’è una colonna sonora di tutto rispetto che ho ascoltato tutta, ovviamente. La potete trovare anche voi su Spotify e ascoltarla tutta perdendovi tra le pagine di questo romanzo, e magari rendendovi conto che alcune canzone fanno parte anche della vostra storia.
Ritornate indietro.
Prendetevi del tempo per poter ricordare, anche attraverso la musica.

Stella Pulpo, classe 1985, è nata a Taranto, ma vive a Milano come la sua protagonista.
È la fondatrice del seguitissimo blog, dal titolo tutto al femminile, Memorie di una vagina.
Con il tempo l’ha resa una delle voci femminili più apprezzate e seguite del web.
Fai uno squillo quando arrivi è il suo romanzo d’esordio.
Una storia d’amore, di vita, di un passato che a volte fa bene ricordare, per poterlo superare.

© Rossella Zampieri

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Pubblicato in: Romanzo

Tempi duri per i romantici, Tommaso Fusari


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 Tempi duri per i romantici

Autore: Tommaso Fusari

Casa Editrice: Mondadori Chrysalide, Edizione ©2017

Pagine:202 pagine

Prezzo: € 16,00

Valutazione: ✓✐✐✐

Note: Autoconclusivo

Accompagnamento musicale: Sweet Child O’ Mine, Guns N’ Roses

 


 

Trama:  Stefano ha ventidue anni e una vita tranquilla. Simpatico, belloccio e con la battuta sempre pronta, divide il suo tempo tra le serate a Trastevere con gli amici, il lavoro che non ama particolarmente ma che gli permette di avere una casa tutta per sé, le polpette piene d’amore di mamma e la storia con Michela. Sembrerebbe andare tutto per il verso giusto eppure a Stefano qualcosa non torna. Non può fare a meno di sentirsi incompleto, fuori posto, fuori cuore. Stare con Michela gli ha fatto capire che ” con una donna puoi ridere, mangiare, guardarci un film, scoparci tutta la notte e correre comunque il rischio di non amarla”.  Perché l’amore vero è un’altra cosa. E sta da un’altra parte. Allora succede che ritrovare un dischetto di cartone con sopra disegnato un pettirosso dia uno strattone alla sua vita costringendolo a ripensare a quando, dieci anni prima, era poco più che un bambino. E a ricordare quegli occhi scuri e profondi, quelle lentiggini che diventavano una costellazione, quel modo goffo e particolarissimo di tirarsi da parte i capelli rosso fuoco. Da quel momento niente ha più senso se non andare a cercarla, ovunque sia, rischiando di perdere tutto pur di ritrovarla. Lei, Alice, il pezzo mancante, la ragazzina che ti guardava in un modo che non sai spiegare, in un modo che ti sentivi subito a casa. Perché, davvero, certe volte perdersi diventa l’occasione unica e imperdibile per ritrovarsi. Perché ” si possono dimenticare episodi, eventi, parole, canzoni, ma mai le persone che ci hanno fatto del bene”.


 

[ di Rossella Zampieri ]

Recensione: 

La mente umana ha bisogno di continui stimoli, che ci piaccia oppure no.
Cerca sempre qualcosa di nuovo da fare: qualche rompicapo, qualche domanda, qualche risposta. Senza particolare successo, almeno nel mio caso.
Quando poi tutte le domande, tutti i rompicapi e tutte le risposte – o almeno così può sembrare – si attenuano diventando un fastidioso rumore di sottofondo arriva, ad un certo punto della proprio vita, una fase che viene chiamata routine.
La tanto temuta e paralizzante routine.
È possibile non accorgersi che è presente, è entrata a far parte della tua giornata. Oppure fare finta che non ci sia, credere che non sia così e che in realtà vada tutto bene.
Chiamatela come volete: stanchezza, pigrizia, hobby,  dopo un po’ diventa routine.
È qualcosa tipo: stesso sole, stessa spiaggia e stesso mare.
Magari un anno, così per provare, cambia spiaggia, cambia aria, cambia vita.
Esci dalla routine.

« Dimmi, quante cose devono vivere insieme due persone per trasformarle in priorità? Perché tu hai dei problemi con le unità di misura, Stefano, tu non usi la maledetta scala da uno a dieci, tu ne hai una da zero a zero ».

Stefano. Romano. Ventidue anni.
Vive una vita tranquilla nella capitale e molti di questi tempi probabilmente lo invidieranno, io per prima, essere così giovane e avere comunque un lavoro stabile, una casa tutta sua, un gruppo di amici fidati e una ragazza che lo ama.
Da qualche parte, ne sono certa, esiste una legge del karma che afferma che se hai tutto quello che potresti desiderare, stai pur certo che non é quello tu realmente desideri.
Vuoi sempre quel qualcosa in più ed è particolarmente logorante, a lungo andare.
A Stefano manca qualcosa – la sua costellazione personale, il suo cornetto caldo – e tutto riaffiora quando sua madre trova un disegno di quando era bambino, dimenticato, relegato in una parte della sua mente.

Perché si possono dimenticare episodi, eventi, parole, canzoni, ma mai le persone che ci hanno fatto del bene. Anche se poi non ce ne hanno fatto più. Possiamo ricordarle con rabbia, con odio, con sofferenza, anche con risentimento, purché le ricordiamo. Ogni tanto, davanti a un caffè, in una giornata nuvolosa o un minuto prima di addormentarci. E’ per amori, certi addii, vanno ricordati a prescindere.

A Stefano manca qualcosa. Da dieci anni. Alice.
Ritrovare quel disegno di quel pettirosso è la fine della routine: è il tornare a vivere e smettere di sopravvivere.
È il respirare di nuovo. Come se fosse possibile dimenticarsi come si faccia a respirare.
È l’atto che muove il sole, la luna, le stelle e la terra.
È  tutto sottosopra – vita, mente, stomaco e cuore – e l’unica cosa che conta adesso è ritrovare lei. Ritrovare Alice.
Ritrovare quel pezzo – di vita, di mente, di stomaco, di cuore – perduto, che esige inconsciamente di essere ritrovato, in un modo o nell’altro.
Non si guarda indietro, non si guarda avanti.
È istinto, è pazzia.
È amore.
Tutti sanno che l’amore fa fare cose senza logica.

” E allora mi fu chiaro, per la prima volta nella mia vita, che con una donna puoi ridere, mangiare, guardarci un film, scoparci tutta la notte, prendere il caffè insieme e correre comunque il rischio di non amarla. Diciamo che arrivi a metà strada della grande domanda ” cos’è l’amore?” e capisci che l’amore è un’altra cosa, anche se non sai bene cosa. “

Tommaso Fusari, classe 1992, ha esordito prima di tutto con la pagina facebook Tempi duri per i romantici, seguitissima e amata da molti sul web. Possiamo considerare Fusari come un degno erede di John Green e Valentina D’urbano, o perlomeno ha le carte in tavola per seguirne le orme.
Un romanzo d’esordio delicato, pieno di paure, di sogni e di rinascita.
Vi farà, inoltre, chiedere dove siano finiti tutti gli uomini romantici e perché si sono estinti.

© Rossella Zampieri

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Pubblicato in: LETTERATURA FANTASY

Un lavoro sporco, Christopher Moore

71JaadgQJ+LTitolo: Un lavoro sporco

Autore: Christopher Moore

Casa Editrice: Elliot Edizione , Edizione © 2007

Pagine: 378 pagine

Prezzo:  € 9.90

Valutazione: ✓✐✐✐✐

Note: Primo libro, prequel di Anime di seconda mano

 


 

Trama: Charlie Asher è contento, felice, appagato. Una bella moglie in attesa di un figlio. Un negozio di roba usata. Amici con i quali scambiare le solite quattro chiacchiere. Un’esistenza tranquilla. Quando l’adorata Rachel perde la vita dando alla luce la dolce Sophie, la situazione prende decisamente una brutta, bruttissima piega. Charlie, distrutto, inizia a vedere persone e oggetti che non dovrebbero esserci. Che non dovrebbero esistere. Un uomo altissimo color verde menta che appare e scompare a proprio piacimento. Enormi volumi usciti dal nulla che luccicano e si aprono su pagine dense di segreti sull’aldilà. Messaggi misteriosi conditi da teschi e ossa. Corvi spettrali che svolazzano in ogni dove. Conoscenti, amici o perfetti sconosciuti che cominciano a morire. I casi sono due: o Charlie sta impazzendo o qualcosa, qualcuno, l’ha scelto per una missione neppure troppo piacevole. Qualcuna, più precisamente, con tanto di falce e sudario nero vuole essere sostituita o aiutata.


 

Recensione:  

 

<<E così, sarei una specie di Aiutante della Morte? Stile Aiutante di Babbo Natale? >> chiese Charlie, agitando la tazza. L’uomo in verde gli aveva slegato il braccio, per permettergli di bere il suo caffè, e lui a ogni movimento batteva il pavimento del magazzino.

 

Charlie Asher è un maschio beta, almeno così si reputa (come molti uomini) quando in realtà è uno sfigato da paura. Charlie Asher nonostante questo ha una moglie splendida di nome Rachel, un figlio in arrivo ed è il proprietario di un negozio di oggetti di seconda mano ereditato da suo padre.  Ha una vita ordinaria almeno fino a quando non si trova a doversi prender cura di una bambina, Sophie, di pochi mesi senza più l’adorata moglie che muore prematuramente.

Come se la vita non fosse già schifosa, dopo aver perso la persona amata, il nostro protagonista improvvisamente si ritrova a vedere oggetti illuminati di rosso e persone che non dovrebbero esserci. Le opzioni sono due: o quello che vede è un effetto collaterale dei tranquillanti che prende, oppure sta totalmente impazzendo. Dopo aver cercato di uscire, senza successo, da quella situazione, inizia il suo secondo lavoro di Mercante di Morte.  La compagnia di corvi che svolazzano nel cielo di San Francisco, donne infernali che lo seguono attraverso i tombini e due particolari tate della piccola Sophie renderanno il suo compito, e la sua vita, alquanto movimentati.

“Un lavoro sporco” è un romanzo originale, oltre ad essere anche uno dei più surreali e dissacranti che abbia mai avuto il piacere di leggere. Christopher Moore è riuscito a scrivere un romanzo mortalmente ironico e totalmente visionario, sapendo esattamente di cosa scrivere e riuscendo a rivoluzionare il genere fantasy in una chiave più horror, ma molto divertente. I temi sono sempre gli stessi: la guerra tra il bene e il male, l’amore, l’amicizia, però tutti questi elementi sono visti in chiave molto diversa rispetto a quello a cui siamo abituati ed è il motivo che rende il libro meritevole di una chance.

I personaggi sono ben descritti e la narrazione scorre veloce.
Mi sento di citare alcuni personaggi secondari che ruotano intorno alla vita di Charlie e che danno un tocco in più all’intera storia: la sorella lesbica Jane che usa suo fratello principalmente per il suo armadio e che mi ha fatto sganasciare dalle risate, la piccola Sophie che non si può non adorare fin da subito e poi la mitica Lily. Tutti, ad un certo punto della vita, avremmo bisogno di un’amica come lei.

Questo romanzo vi terrà compagnia in serate particolarmente noiose o infiniti viaggi sui mezzi pubblici. Vi farà certamente ridere e dopo un inizio lento arriverete alla fine delle trecentosettantotto pagine con il fiato sospeso per un finale non scontato che vi farà venire voglia di comprare subito il seguito.

© Rossella Zampieri

 

 

 

 

Pubblicato in: Romanzo

Distorted Fables – Deborah Simeone

 

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Titolo: Distorted Fables

Autore: Deborah Simeone

Casa Editrice: Mondadori Chrysalide, Edizione ©2017

Pagine: 175 pagine

Prezzo: € 16,00

Valutazione: ✓✐✐✐✐✐

Note: Autoconclusivo

Accompagnamento musicale: Love’s just a feeling, Linsday Stirling ft Rooty

 


 

Trama:  C’era una volta, in un tempo non troppo lontano, una principessa dai lunghi capelli biondi e dai grandi occhi scuri… Che sia chiaro: la protagonista di questa storia non è la solita principessa delle fiabe. Non è né magra né alta, e neppure bella da far girare la testa. E poi con la gente è spesso intrattabile, dura e spigolosa, proprio come il suo nome, Rebecca. Per lei non ci sono castelli incantati, fatine o scarpette di cristallo, ma un monolocale umido in un condominio chiassoso, e lunghe serate passate in solitudine a guardare serie tv, con in grembo un gatto birmano e nella testa una valchiria-grillo parlante che la sprona a non darsi mai per vinta. Le cose cambiano, però, il giorno in cui Rebecca inizia a lavorare come portinaia in un bel palazzo nel centro di Milano. Qui, nonostante la sua avversione per i rapporti umani, la sua vita si intreccia con quella di alcuni condomini: un settantenne stravagante, ostinatamente aggrappato al ricordo della moglie, una giovane donna devota a un marito che la tradisce neanche tanto di nascosto e una ragazza stregata da un uomo freddo e calcolatore. Tutte fiabe d’amore, e tutte imperfette, come imperfetta è la vita di Rebecca, che ha smesso di credere al “vissero per sempre felici e contenti” nell’istante in cui il suo principe azzurro, anziché salvarla e poi giurarle amore eterno, l’ha mollata senza troppe spiegazioni a un binario della stazione. Ma chissà che Rebecca non scopra, anche grazie ai suoi nuovi amici, che proprio nell’imperfezione si nasconde il segreto per trovare qualche momento di vera felicità.


 

Recensione:

Ho sempre avuto un debole per i secondi amori, se ne parla troppo poco, avrei voluto vedere una principessa che inizia da una fine, da un rapporto distrutto, e alla fine incontra un altro uomo, ma non per questo crede nuovamente nel ” per sempre”: piuttosto crede di poter amare meglio, con maggiore dignità e meno ingenuità, e costruisce un rapporto equilibrato. Perché non ha bisogno di essere salvata, ma preferisce farsi trovare indipendente, arguta, e piena d’interessi coltivati durante la sua solitudine.

 

Si dice che il primo amore non si scordi mai.

E’ come una tappa della vita: tutti ci passano, tutti lo superano – tra macerie varie – e i più temerari possono dire che il loro primo amore sia anche l’ultimo.


C’è chi spera di dimenticarlo perché troppo doloroso e chi invece ne conserva ricordi piacevoli nonostante ormai non ci sia più e chi invece continua a costruire ricordi su ricordi.
Distorted Fables – come il titolo della pagina Facebook dell’autrice che da anni ( 2011 ciao! Forse un po’ ci manchi, o forse no) scrive d’amore sul web – è una favola un po’ agrodolce in chiave moderna, con un pizzico di fantasy.

Il nome della non principessa di questo romanzo è Rebecca, come la prima moglie nel film di Hitchcock.

E’ un nome spigoloso da pronunciare e non particolarmente armonioso, ma ben presto ci si rende conto che è molto adatto alla ragazza, dal cuore spezzato e dalla personalità forte, di questa favola distorta.

Rebecca vive nella caotica Milano ed a causa della delusione amorosa – il suo primo amore Vincenzo che la lascia al binario 12 della stazione centrale – decide di chiudere le porte del suo cuore, preferendo passare le sue solitarie serate dietro alle serie tv e a coccolare il micio birmano Sua Morbidezza piuttosto che permettere a qualcun’altro di farla ancora soffrire. La sua vita però inizia a cambiare quando trova lavoro come portinaia in un palazzo signorile, dove è costretta a rapportarsi con qualche essere vivente che non siano un gatto e una valchiria – grillo di nome Crimilde che gironzola nella sua testa a ruota libera, tormentandola e sfidandola sempre a non arrendersi e a lottare con le unghie e con i denti per raggiungere i propri sogni. Essendo una storia dei giorni nostri, il mondo virtuale è presente, ma ai margini della storia, ed è la fine di un nuovo inizio.

Questo romanzo parla d’amore, ma soprattutto di sopravvivenza e di tornare a vivere, a respirare. Parla dell’amicizia – quella vera che a volte può far male ma che senza non si può stare – e di ritrovare se stessi dopo una delusione o un dispiacere per poter tornare a gioire delle piccole cose e ritrovarsi a ridere di qualcosa anche quando sembra che ormai non si riesca più a farlo.

Proprio come il suo personaggio, Deborah Simeone fa la portinaia in un bel palazzo signorile e vive a Milano. Non conoscevo l’autrice, ed è stato il meraviglioso passaparola a farmela scoprire. Con il suo libro dalla copertina particolare e dal titolo accattivante mi ha subito attirata tanto da finirlo in un giorno solamente, completamente immersa nella storia.

Lo stile della narrazione è frizzante e scorrevole: si ride, ci si emoziona e a volte si fa un sorriso amaro perché quando si sceglie un libro, si sa sempre che tra quelle pagine si troverà qualcosa che ti ricorderà te stessa e va bene così. Sono i libri che più ti entrano dentro.

Deborah Simeone ha creato una ‘non principessa’ dei giorni nostri che dopo una delusione d’amore si rialza e che cerca di raccattare i pezzi che ha perso di se stessa, pezzo dopo pezzo: una pennellata alla volta.

© Rossella Zampieri

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Pubblicato in: Romanzo

Dopo di te – Jojo Moyes

 

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Titolo: Dopo di te [After You]

Autore: Jojo Moyes

Casa Editrice: Mondadori, Edizione © 2016

Pagine: 384 pagine

Prezzo: €18,00

Valutazione: ✓✐✐✐✐✐.

Note: Seguito di Io prima di te


Trama:  Louisa Clarke ha tante domande. Ad esempio com’è finita a lavorare nel bar dell’aeroporto, passando ogni turno a guardare le persone partire. O perché non sente come casa sua l’appartamento in cui vive da un anno. O se la sua famiglia così unita potrà perdonarla per quello che ha fatto diciotto mesi fa. E se riuscirà a superare l’amore della sua vita. L’unica cosa che Lou sa per certo è che qualcosa deve cambiare. Poi, una notte, accade. Ma lo sconosciuto sulla sua porta di casa, ha le risposte che sta cercando o solo altre domande? Chiudere la porta equivale a continuare la propria vita: semplice, ordinata, sicura. Aprirla, significa rischiare tutto. Ma lei ha promesso a se stessa e a Will di vivere, e se vuole mantenere la promessa deve lasciar entrare ciò che è nuovo.


Recensione:

Come potevo dirle che perderlo era stato come essere attraversata da una lama che aveva aperto uno squarcio dentro di me, un doloroso, costante promemoria, un’assenza che non avrei mai potuto colmare? 

Lou Clark  

Jojo Moyes è tornata con il tanto atteso seguito di Me after You, rendendomi, oltre alla persona più felice sulla faccia della terra, anche la più ansiosa e terrorizzata. Chiariamo: avevo una fottuta paura. Non sapevo davvero cosa aspettarmi e la paura di poter rimanere delusa dal seguito del mio libro preferito mi ha perseguitato fin da quando ho saputo che sarebbe uscito.

In Io prima di te avevamo Will e Louisa, ed abbiamo imparato ad amarli, insieme, pagina dopo pagina, ora invece c’è Lou rimasta da sola diciotto mesi dopo.

La Louisa che ci viene descritta nel libro è comprensibilmente diversa dalla protagonista che conosciamo e che abbiamo apprezzato fin da subito nel primo libro. Lou è smarrita, odia questo nuovo mondo dove Will non c’è e forse un pochino odia anche Will stesso. Egoisticamente parlando è comprensibile la rabbia e il dolore che Lou prova – e che ci viene descritto perfettamente – ma dall’altra parte sarebbe stato altrettanto egoista far vivere a Will una vita che non voleva.

Penso che ogni essere umano sappia cosa vuol dire perdere una persona amata: di solito la si perde per fatalità, per una malattia, ma chi muore molto spesso non vuole andarsene.

Will Traynor invece ha scelto coscientemente di andarsene perché non poteva più vivere una vita su una sedia a rotelle. Una vita nel mondo. Un mondo che lei non conosce ancora bene, un mondo che forse non vuole conoscere perché senza Will al suo fianco che senso ha? Si sente tradita perché crede che lui non l’abbia amata abbastanza da restare ed è così arrabbiata da rimanere rinchiusa nella sua bolla di dolore. Nonostante abbia viaggiato parecchio dopo la morte di Will – come gli aveva promesso – e abbia visto il mondo è come se non l’avesse visto davvero, restando ferma, al punto di partenza.

La scrittrice rende i sentimenti della protagonista – la rabbia, il dolore e lo smarrimento – così palpabili e cosi veri che il lettore riesce quasi a farli suoi. A ogni pagina sentivo io stessa tutti questi sentimenti attraverso Louisa.

Jojo Moyes è una delle poche scrittrici che conosco che riesce a farlo ed è per questo che è una delle mie scrittrici preferite e il perché ormai compro i suoi libri a occhi chiusi.

Io amo Jojo e ogni suo libro non mi delude mai, ma Me before You e After You hanno un posto speciale nel mio cuore: con il primo libro ho pianto, ho riso, ho provato ansia, ad un certo punto ho anche dovuto smettere di leggere perché i miei sentimenti erano così forti che mi stavano sopraffando. Pochi libri riescono a entrarmi così dentro, tanto da farmi smettere per qualche secondo di leggere e pensare “ Ok, fermati. Prendi fiato“, ma con il secondo libro ho davvero raggiunto la completezza: l’ho trovato delicato, ironico e terribilmente emozionante.

Lo stile della scrittrice è scorrevole, piacevole e molto diretto.

Ho visto la rinascita dalle ceneri, come una fenice, di una protagonista che ho amato fin dalla prima volta che ho letto di lei e ne sono stata terribilmente felice. Una felicità che solamente un lettore appassionato può capire.

Quando arrivi a dire: “Ecco. Ecco è questo che mancava! E’ questo quello che ci voleva.” Insomma, mi capite, no?

After You mi è piaciuto molto, l’ho adorato ed è la conclusione perfetta di una storia toccante ed emozionante.

Ho letto sui vari social, principalmente commenti nei gruppi di lettura di Facebook che frequento, commenti discordanti su questo seguito: c’era a chi era piaciuto e a chi no perché pensavano che la mancanza di Will fosse troppo forte.

Non so cosa loro abbiano provato, ma per me Will era in ogni pagina, in ogni piccolo gesto di Lou e in ogni sua piccola vittoria. Il libro non manca di colpi di scena e di nuovi, ma adorabili, personaggi ed una delle principali cose che ho apprezzato e che per una volta è un vero seguito e non una rilettura del libro da parte dell’altro protagonista, di solito quello maschile.

Ci sarebbero tante cose da dire su questo libro, ma potrei cadere nello spoiler, e non voglio. Perché ancora deve leggerlo o per chi ancora non conosce Lou voglio lasciare la possibilità di assaporare ogni pagina.

Compratelo e se avete paura acquistatelo lo stesso perché Jojo Moyes non delude mai.

 

Per qualche tempo ti sentirai a disagio nel tuo nuovo mondo. Ci si sente sempre disorientati quando si viene sbalzato fuori dal proprio angolino rassicurante… C’è fame in te, Clark. C’è audacia. L’hai soltanto sepolta, come fa gran parte della gente.
Vivi bene. Semplicemente, vivi. 

—  Will Traynor “

© Rossella Zampieri

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