«Leopold Berry aveva cercato di ignorare il procione sull’albero fuori dalla finestra ma, come succedeva con molte altre cose nella sua vita, sembrava un’impresa impossibile».
Il titolo, Sunderworld, Vol. I: The Extraordinary Disappointments of Leopold Berry, tradotto letteralmente nell’edizione italiana, si presenta prima di tutto con una veste grafica stupenda. La copertina rigida con sovracoperta, che imita una vecchia videocassetta VHS, ha un design ben studiato e perfetto per catturare l’attenzione. Ma si tratta solo di buon marketing oppure c’è anche della sostanza in questo nuovo lavoro del creatore della celebre saga di Miss Peregrine?
La risposta breve è sì. Occorre però sottolineare che, essendo il primo romanzo di una serie, è un volume introduttivo: l’autore getta le basi, delinea il mondo narrativo, presenta i protagonisti e i personaggi secondari. Per questo motivo, a un primo impatto potrebbe sembrare che ci sia molto fumo e poco arrosto. Personalmente, ho gradito i capitoli brevi che terminano quasi sempre con un gancio efficace verso il seguente. Non si tratta di giganteschi cliffhanger – che l’autore riserva per il finale – ma di espedienti che fanno il loro lavoro e rendono la lettura estremamente scorrevole.
Una piccola parentesi sull’autore: Ransom Riggs, classe 1979, oltre a essere noto per la saga di Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children, è anche il marito di Tahereh Mafi, autrice, tra le altre cose, della serie di Shatter Me. È inevitabile immaginare la loro casa come una fucina di storie e talento.
Venendo alla trama, il protagonista è già dichiarato nel titolo. Leopold è un diciassettenne nerd, problematico e ricco di tutte le insicurezze adolescenziali. Orfano di madre, si scontra con un padre anaffettivo e intrattabile, con cui ogni dialogo sembra impossibile. Ha però un migliore amico, forse l’unico, che diventerà un catalizzatore per molte delle sue azioni. Il ragazzo ha delle “visioni” che sembrano appartenere a un universo alternativo rispetto alla Los Angeles in cui vive; scopriamo presto che questo universo è Sunderworld, una sorta di mondo parallelo dove esiste la magia e della cui esistenza i cosiddetti “imbelli” sono inconsapevoli. Sunderworld, però, non nasconde solo la magia, ma anche segreti saldamente intrecciati con Leopold e la sua famiglia. Il mistero si infittisce quando si scopre che è lo stesso mondo di una serie TV in VHS (ecco spiegato il packaging) che il protagonista amava da bambino.
Da Sunderworld giungerà anche una ragazza con cui Leopold vivrà una fuga rocambolesca. Questa avventura porterà a delle evoluzioni che in questo primo volume sono appena abbozzate, sia nella narrazione sia nei sentimenti del protagonista.
Pur essendo un libro rivolto principalmente ai ragazzi dai 12 ai 14 anni, risulta una lettura piacevole anche per gli adulti, con buona pace di chi considera i romanzi fantasy, specialmente quelli per ragazzi, “roba da bambini”.
A questo punto, non resta che attendere che Ransom Riggs pubblichi il seguito di questa avvincente storia che ci ha molto incuriosito.
Ransom Riggs è nato in una fattoria nel Maryland e cresciuto in Florida, ma ora vive nella terra dei ragazzi speciali: il Sud della California, dove abita con sua moglie, l’autrice di bestseller Tahereh Mafi. Ransom è cresciuto a pane e storie di fantasmi e commedie britanniche, il che probabilmente spiega i romanzi che scrive. È l’autore della serie bestseller numero 1 La casa per ragazzi speciali di Miss Peregrine, il cui primo libro è stato adattato in un film di grande successo dalla 20th Century Fox, diretto da Tim Burton.
Un dark fantasy che ti porta in un’atmosfera cupa in un triangolo amoroso che non ‘triangola’. Non esiste luogo comeRavenhollow. Avvolta in un sudario di nebbie spettrali, lacerata dalla peste nera e sottomessa al volere di vampiri assetati di potere, è una città dove ogni ombra ha un sussurro, un occhio che osserva, un artiglio pronto a colpire. Una terra condannata, in cui il confine tra vita e morte è sottile come un respiro. Dopo lunghi anni trascorsi lontano, Cassandra Vanthir è richiamata a forza nel suo luogo d’origine. Una missiva criptica la costringe a tornare nella città da cui è scappata tempo fa. Lei però non sa che nelle sue vene scorre un’eredità oscura, legata a un Patto primordiale e a una profezia che ora la richiama come una ninna nanna oscura. Le ombre si destano. L’Inquisizione è riemersa, guidata dall’inflessibile Alto Inquisitore Roark, e la sua caccia non si limita solo ai peccatori. Tra i bagliori sinistri dei roghi purificatori, le sanguinose guerre tra clan di vampiri, i subdoli tradimenti e le verità rimaste sepolte troppo a lungo, Cassandra sarà costretta a confrontarsi con la propria vera natura. Ad accompagnarla in questo tormentato viaggio ci sono Draven Corvus l’enigmatico vampiro dagli occhi d’ambra capace di stregare e Rowan Faulkner il primo indimenticabile amore che è disposto a tutto per salvarla.
Ho concluso recentemente ‘La figlia del sangue’ di Liza S. e, devo essere onesta, non è riuscito a catturarmi completamente. L’idea di partenza, un mistero che si snoda tra antiche leggende, mi aveva incuriosito molto. Tuttavia, durante la lettura, ho trovato il ritmo un po’ confuso in alcuni passaggi, che ha reso difficile capire alcune parti del romanzo. Non sono riuscita a entrare in piena sintonia con i personaggi principali, soprattutto con la protagonista che nella sua schiettezza mi ha fatto venire voglia di averla davanti, prenderla per le spalle e scuoterla. Le loro intenzioni e motivazioni, a volte, mi sono sembrate poco chiare e non ho sentito la connessione che mi aspettavo dopo aver letto la trama. In alcuni passaggi, ho percepito una distanza tra me e la storia, che non mi ha permesso di immergermi completamente. Nonostante ciò, l’ambientazione era descritta con grande cura, e ho apprezzato la ricchezza dei dettagli su alcuni capitoli, soprattutto quelli riguardanti il popolo che mi ha lasciato un senso di angoscia che mi ha fatta entrare più in sintonia con la storia. Il finale, che ho percepito come aperto, pur non salvando l’intera lettura per me, mi ha stupita. In definitiva, pur riconoscendo l’impegno dell’autrice, per me, non è stata una lettura che ho apprezzato fino in fondo, ma invito chi fosse incuriosito/a a formarsi una propria opinione.
Liza S. scrive da sempre o almeno da quando ha imparato a tenere in mano una penna, perché le parole sono il suo rifugio segreto. Vive con un piede nella realtà e l’altro in un altrove immaginario dove la nebbia è perenne, le profezie abbondano e le candele si accendono anche ad agosto. Ama i personaggi imperfetti, le atmosfere un po’ cupe e, soprattutto, gli animali che considera coautori silenziosi (e molto esigenti). Quando non scrive, fa la mamma e sogna nuovi intrecci tra una merenda e un “Mamma, giochiamo?”. Crede nelle storie che non devono piacere a tutti, solo a chi le riconosce come casa. E nelle ombre, che almeno non fingono di essere qualcos’altro.
Ringraziamo l’autrice per averci dato la possibilità di leggere il suo romanzo in cambio di una nostra onesta opinione.
Non è mai abbastanza presto per iniziare a odiare tua madre, soprattutto se ti ha mandato in coma e ha tentato di ucciderti.
Ho deciso di leggere questo libro appena uscito nel 2024 e premetto che non si tratta di una collaborazione. Non è il primo libro dell’autrice che mi trovo ad affrontare ma penso che sia uno di quelli che più ha segnato la mia persona. Tra gli argomenti cardine dell’opera troviamo la salute mentale e il rapporto madre/figlia che hanno contribuito in parte al mio blocco e trigger iniziale. Seguiamo le vicende di Mara, ex paziente di un centro di salute mentale dove vengono ricoverate persone colpevoli di reati spinti dalla loro malattia. Mara, il cui nome in origine era Mariele, è stata accusata di aver tentato di avvelenare la sua famiglia con la digitossina estratta da una pianta velenosa. Dopo un periodo di ricovero, durante il quale aveva stretto solide amicizie con altre “pazze”, è stata dichiarata in grado di vivere di nuovo nel mondo sotto falso nome.
Improvvisamente viene coinvolta in un omicidio di cui qualcuno vuole farla credere colpevole per il modus operandi utilizzato. Da lì comincia una fuga rocambolesca sia per salvarsi sia per scoprire la verità.
Il libro è composto da capitoli discretamente brevi e un font ed interlinea agevoli. Ho fatto fatica all’inizio ad apprezzare questo racconto perché poco scorrevole nella prima parte, superato lo scoglio iniziale la trama mi ha presa sempre di più. Mi piace molto la scrittura della Barbato che ti cattura e non ti lascia finché non finisci il libro, definirei la sua tecnica scorrevole ma non banale.
La copertina è molto semplice, invitante e come sempre super azzeccata nella scelta da parte della casa editrice. Viene rappresentata una persona che tiene uno specchio frammentato e che riflette un volto di donna. Si presume che sia un riflesso ma perché non potrebbe essere lo “specchio dell’anima” di chi lo tiene in mano? Penso che sia una delle mie copertine preferite dei libri che ho avuto modo di leggere di Neri Pozza: inquietante, riflessiva e dolce allo stesso tempo.
Ho trovato interessante il modo con il quale l’autrice ci fa entrare all’interno della vita della protagonista e come vengono spiegate le avventure e le amicizie un po’ borderline all’interno del libro. È stato sicuramente un libro che mi ha permesso di riflettere molto sulla mia persona e su quello che rappresentano per me gli argomenti principali della storia. Ritengo il lavoro della Barbato come sempre eccezionale e mozzafiato, non delude mai con i suoi colpi di scena.
La mia esperienza nel complesso è stata meravigliosa, il voto che mi sento di dare è di 4 stelline su 5 per la “pesantezza” dei primi capitoli che mi hanno fatto sospendere questo libro.
Grazie come sempre a tutti per la vostra attenzione, fatemi sapere se lo avete letto e che cosa ne avete pensato. A presto!
È possibile cancellare il passato e liberarci della persona che siamo stati? Mara Paladini ci sta provando da tredici anni, dopo aver scontato una pena in una struttura psichiatrico-giudiziaria per il tentato omicidio del marito e dei due figli. Il nome di quella donna, affetta dalla sindrome di Münchhausen per procura – una patologia che porta a far ammalare le persone che si amano per poi curarle e prendersi il merito della loro guarigione – era Mariele Pirovano, ma quel nome Mara lo deve dimenticare, perché quella persona non esiste più. Almeno questo è ciò di cui tutti vogliono convincerla. Lei però non ci crede e nella sua nuova vita in una grande città, a centinaia di chilometri dal proprio passato, ha costruito una quotidianità che la tiene lontano dal mondo, che le impedisce di nuocere ancora: non esce quasi mai e della casa procurata dai servizi sociali ha fatto una prigione di scatoloni e memorie, dove seppellire per sempre Mariele. Un giorno però nella sua torre d’avorio si apre una breccia. Comincia tutto con una piccola macchia di umidità sul soffitto, che la costringe ad andare al piano di sopra per avvertire il vicino. Potrebbe essere cosa da nulla, invece la scena che le si presenta è un uomo morto, con i segni dell’avvelenamento sul corpo. Mara potrebbe non riconoscerli, quei segni; Mariele invece non ha dubbi, perché così ha quasi ucciso le tre persone che amava di più. Ora Mara sa che è stato tutto inutile, che il suo passato l’ha riagguantata: ora Mara sa che l’unica possibilità è la fuga, da chi vorrà incolparla di quell’omicidio e da chi invece lo ha commesso per incastrarla.
L’autrice.
Classe 1971, milanese di nascita, bresciana d’adozione, prestata a Verona dove vive con il compagno, tre figlie e due cani. Scrittrice e sceneggiatrice di fumetti, sceneggia dal 1999 Dylan Dog per la Sergio Bonelli Editore, oltre a partecipare a diverse altre serie a fumetti. Ha pubblicato per Rizzoli, Bilico (2006), Mani nude (2008), vincitore del Premio Scerbanenco, da cui è stato tratto un film nel 2024), Il filo rosso (2010). Con Edizioni Piemme ha pubblicato Non ti faccio niente (2017), la trilogia Lo so chi sei (2018), Zoo (2019) e Vengo a prenderti (2020), quindi L’ultimo ospite (2021), La cattiva strada (2022) e Il dono (2023). Dal 2019 collabora anche con Il battello a vapore scrivendo libri per bambini e ragazzi. Nel 2009 ha scritto la fiction Nel nome del male per Sky.
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“La Notte di Artemide” di Laura Fiamenghi, è il secondo volume autoconclusivo della dilogia “La Guerra dei Vampiri”. Sebbene possa essere letto autonomamente, alcuni elementi narrativi sono collegati al primo volume, “L’Alba di Afrodite” di Barbara Repetto, (di cui abbiamo parlato qui) rendendo la lettura di entrambi i libri un’esperienza più completa.
Fatta questa doverosa premessa addentriamoci ne “La Notte di Artemide”: è un romanzo avvincente e ben scritto, come ormai ci ha abituato Laura Fiamenghi, anche questa volta combina elementi di fantasy, romance e mistero in un mix accattivante, avvincente e assolutamente piacevole. Innegabilmente questo volume ci è piaciuto molto di più, non ce ne voglia Barbara Repetto, ma abbiamo i nostri gusti e La notte di Artemide li incontra molto, molto di più. La storia d’amore tra i protagonisti, Xylia e Egan, è ben congegnata e non scontata, di base vi è il conflitto tra umani e vampiri, come spesso accade nei tanto vituperati romantasy essa risulta un ottimo modo per ragionare, senza neanche troppo sforzo di immaginazione, su diversità e inclusione nel nostro realissimo mondo. I punti di vista alternati dei personaggi riescono a rendere la lettura estremamente scorrevole e coinvolgente, la scrittura della Fiamenghi è leggera e allo stesso tempo efficace, il libro si legge in un fiato.
Il mondo intero si ridusse a quel contatto, a quel preciso istante tra le sue braccia. Non era un momento unico, né irripetibile. Era solo uno dei tanti doni che il destino le aveva concesso. Uno di quelli semplici, veri, che riempiono la vita senza clamore, ma sono più preziosi dell’acqua per la terra arida.
L’ambientazione è una sapiente mescolata di elementi classici e mitici con qualcosa di più dark. Scelta azzeccata. Gli intrighi che si sviluppano sull’Isola di Afrodite sono, insieme a quanto già descritto, gli elementi chiave che rendono questo libro una lettura che non possiamo che consigliare.
Xylia, principessa dell’Isola di Afrodite, nasconde un segreto che potrebbe costarle la vita: è una mezzosangue, un’anomalia in un mondo dove gli equilibri tra umani e vampiri sono fragili e regolati da leggi antiche.
Costretta a fuggire dalla sua amata Isola, trova rifugio nel Regno della Nebbia, una terra oscura dove il sole non sorge mai e gli umani sono ridotti in schiavitù dai vampiri. Qui le viene imposto di sposare il guerriero più feroce e temuto del regno: l’Empio.
«Non farti illusioni, principessa. Non sono il tuo salvatore, non sono un eroe venuto a salvarti dai mostri. Il mostro qui sono io e adesso mi appartieni.»
Tra intrighi, battaglie e desideri proibiti, Xylia dovrà imparare ad abbracciare il suo lato vampiresco, scoprendo che la sua salvezza potrebbe risiedere proprio nel torbido legame con il suo sposo. Un filo invisibile sembra legarli, intrecciato dal destino e, forse, dalla volontà della stessa Dea dell’Amore.
Laura Fiamenghi, classe 1985, originaria di Brescia, appassionata di Romance e Fantasy, per lei scrivere é regalare attimi di buon umore. “La mia più grande soddisfazione é quando un lettore mi scrive e dice di essersi emozionato insieme ai miei personaggi, di aver pianto, di aver riso, immergendosi per qualche ora in un mondo che lo ha fatto sognare.” Laureata in lingue e letterature straniere, abita a Brescia, pratica yoga e coltiva piante grasse. Ama l’Europa piena di leggende e tradizioni e visita costantemente castelli e dimore storiche che ispirino le location per i suoi libri. Anche nota come ‘Alma Rose’ pseudonimo con cui scrive Contemporary Romance e Erotic Romance spassosissimi.
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XYLIA
Paura. Paura di non essere all’altezza come figlia, paura di scontentare i suoi genitori, paura di venire scoperta, smascherata, scacciata. Paura di morire e, ancora di più, di scoprire in che modo. La vita di Xylia era stata una costellazione di paure che l’avevano guidata fino a lì, ritta in piedi sull’orlo di una scogliera a contemplare la rupe sul lato opposto di quell’ansa di mare: l’altare sul quale di lì a una settimana sarebbe stata uccisa, la Rupe di Afrodite. Tra tutte le fini orribili a cui si era figurata di poter andare incontro quando il suo segreto sarebbe stato scoperto, mai e poi mai avrebbe immaginato che i suoi giorni sarebbero finiti così: immolata alla dea a cui era devota, ma non come un sacrificio, come una beffa. La Rupe di Afrodite era il luogo dove la dea protettrice dell’Isola mostrava che il suo amore era in grado di sconfiggere ogni sorta di tenebra. Se nel resto del mondo conosciuto i vampiri erano creature sanguinarie, relegate alla notte, lì erano amici che convivevano pacificamente con i mortali. La Dea dell’Amore concedeva loro il dono di potersi esporre alla luce del sole, diventando i suoi guerrieri benedetti: i Radiosi, vampiri preposti a proteggere l’isola e tutti i suoi abitanti. Il Rito della Luce avveniva da tempo immemore sulla rupe che Xylia contemplava da lontano. Una fanciulla, una vergine, veniva sacrificata per permettere l’ascesa di un Radioso. Un vampiro riceveva il dono di potersi esporre alla luce del sole e una fanciulla moriva. Era un sacrificio per il bene di tutti, un atto di devozione. Sangue che avrebbe salvato dallo spargimento di altro sangue. E Xylia si sarebbe anche arresa al suo destino, accettando di donare la sua vita alla dea, se non fosse stato che il suo sangue era impuro. Il rito non avrebbe funzionato, la dea non avrebbe permesso l’ascesa di un nuovo Radioso e l’intero regno avrebbe scoperto il segreto che nascondeva la sua principessa. Peggio: il segreto che la Regina Olympias aveva cresciuto in seno alla corona, facendosi beffe di ogni legge, persino quella degli dèi. Verrò dissanguata a morte prima di scoprire cosa ne sarà di mia madre? si chiese, stringendo i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi, O verremo lapidate entrambe come due traditrici? In piedi su quella scogliera a picco sul mare, con il vento che le scompigliava i capelli e la rendeva sorda alla città alle sue spalle, Xylia distolse lo sguardo dalla rupe e immaginò di spiccare un balzo e lasciarsi semplicemente cadere. La fine di tutto. Una scelta, almeno per una volta sua. Si sarebbe schiantata sugli scogli acuminati vicino alla riva. L’immagine del suo corpo spezzato e scomposto sulle rocce sottostanti le diede un macabro conforto: quel corpo aveva smesso di preoccuparsi, la sua anima era già in viaggio verso l’Ade, avrebbe bevuto le acque del Lete e dimenticato tutto. Chi era e chi avrebbe dovuto essere, tutte le bugie e i segreti. «Principessa!» la chiamò una delle sue ancelle, che erano rimaste qualche passo più indietro per paura del precipizio. «Principessa, per favore, non state così vicino al bordo.» Xylia socchiuse le palpebre, nascondendo le sue iridi chiare dall’intensa luminosità del giorno, che faceva brillare il profilo delle onde come centinaia di pesci che mostravano il loro ventre cangiante al sole. Non si mosse, lasciandosi cullare da quell’istante in cui tutto poteva ancora essere: bastava un passo. Un solo passo, la caduta, la paura, il vuoto, ci sarebbe stato il pentimento e poi il dolore, ma entrambi non sarebbero durati più che un lampo. «Principessa, venite via da lì!» Che cosa penserai di me, Dolce Afrodite, se mi lanciassi di sotto? Mi perdoneresti? La serva si stava avvicinando per tirarla indietro. Era il momento di decidere: abbandonarsi al fato che l’attendeva, confidando nella benevolenza della sua dea, o scegliere lei come morire? Fu il canto di una rondine a darle la risposta. Una rapida sequenza di trilli vibranti che la costrinse a riaprire gli occhi e sollevare il viso verso il cielo. Il piccolo volatile dalla pancia bianca attraversò il cielo, avanti e indietro, dondolando aggraziato nell’aria azzurra e tra le zampe reggeva qualcosa. Un petalo di rosa. Xylia capì cos’era mentre fluttuava nell’aria proprio sopra la sua testa, con deliberata lentezza, come se il vento che spazzava il resto della scogliera per lui non esistesse affatto. Il petalo, di un rosa vibrante, le planò davanti agli occhi e lei tese il palmo aperto. Non ci fu bisogno di acciuffarlo e metterlo in salvo dal vento, le si posò sulla mano da solo. Il profumo di rose, i fiori preferiti dalla Dea dell’Amore, la travolse con l’intensità di un intero roseto. E quel roseto lo vide, lì gli uccelli cantavano lieti e il sole filtrava tra le fronde rigogliose degli alberi, creando con giochi di luce e ombre alcove fatte apposta per accogliere gli amanti in procinto di consumare la loro passione. L’eco lontana di una voce di donna le risuonò nelle orecchie, un suono radioso e lucente. Parole intelligibili che nessun orecchio umano poteva comprendere perché… «Principessa, venite via!» Xylia spalancò gli occhi di scatto. Si rese conto di non averli mai riaperti e quella che le stava parlando, terrorizzata, era una delle serve che sua madre le aveva messo alle calcagna, non Afrodite. Ancora frastornata dalla visione che aveva appena avuto, si lasciò trascinare via, lontana dal precipizio. Le ancelle si chiusero attorno a lei chiocciando spaventate, ma lei non le ascoltò. Abbassò lo sguardo sul suo palmo chiuso e quando lo aprì vi trovò il petalo rosa. Afrodite le aveva davvero mandato un segno e le stava chiedendo di fidarsi di lei.
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XYLIA
Xylia aveva sei anni la prima volta che capì che c’era qualcosa che non andava in lei. A palazzo c’era una serva, Egle, i capelli di un castano scurissimo e gli occhi verdi come il muschio appena nato che non riuscivano a scorgere nulla a più di un braccio dal proprio naso. Egle era gentile, la lasciava salire sulla sua brandina negli alloggi delle serve e inventava per lei giochi e storie di eroi e di mostri. Le teneva compagnia tutte le volte che riusciva a sfuggire al controllo della sua nutrice, e la bambina le si era affezionata. Quando il fatto avvenne, era il periodo della raccolta delle olive, Xylia avrebbe voluto andare con Egle tra i filari di alberi che crescevano appena fuori dalle mura della Polis ad aiutarla, ma non aveva ricevuto il permesso. Era stata tutto il giorno seduta vicino alle finestre, rimirando il mare azzurro e cangiante come un velo di seta che si intravedeva da lontano, sentendosi sola e dimenticata, ma quando aveva udito le voci delle serve di ritorno era corsa in cortile saltellando di gioia. A venirle incontro, però, non aveva trovato risa e saluti gioiosi. Egle era ferita e singhiozzava in preda al dolore. La sua vista debole l’aveva colta in fallo e la ragazza era inciampata, rompendosi una gamba tra le rocce. La frattura era brutale, spaventosa, con l’osso biancastro esposto nel mezzo dello stinco lacero. Quella vista paralizzò Xylia sul posto. Provò paura, pena per le grida della ragazza che le era tanto cara e anche la soverchiante insicurezza di chi vorrebbe rendersi utile, aiutare, ma non sa da che parte iniziare. Poi, successe anche qualcos’altro. Un aroma ferroso, intenso, le strisciò nelle narici, rapendo tutta la sua attenzione. Il suo sguardo, all’improvviso bramoso e affascinato, non riusciva a staccarsi dalla ferita di Egle, dal sangue che le imbrattava la gamba, dalle gocce vermiglie sulla sua veste chiara, dalla scia di chiazze frastagliate che la ragazza lasciava dietro di sé mentre le altre la trasportavano attraverso il cortile, su per le scale del palazzo. Restando in disparte, le seguì attraverso l’atrio fino alle cucine, dove deposero Egle su un tavolo. Acqua calda, garze, stecche di legno. Le serve si muovevano concitate alla ricerca di tutto ciò che potesse salvare la vita alla povera Egle, ma Xylia quasi non le udiva, tutto ciò a cui riusciva a prestare attenzione era il sangue. Il suo aroma era caldo e dolciastro, un nettare vischioso che le invadeva i sensi, insinuandosi come una tentazione proibita sotto alla sua pelle. E a ogni respiro il suo richiamo si faceva sempre più intenso, una promessa di un piacere oscuro e squisito, che sembrava fatto apposta per trascinarla oltre il confine della ragione. Si avvicinò silenziosa al tavolo. Le altre donne non la videro, e se la videro non le prestarono attenzione. Egle aveva smesso di urlare, il suo viso era pallido, spento, lo sguardo velato e distante come quello di qualcuno in preda alla febbre. Un rivolo di sangue gocciolava giù dal bordo di legno del tavolo. Tic. Tic. Tic. Xylia aveva già le mani chiuse a coppa protratte in avanti. Il sangue sgorgava copioso e le gocce le riempirono i palmi. Le sembrò naturale portarsele alle labbra, come se stesse per bere della semplice acqua, solo più corposa, più allettante… Ci fu uno strattone. Qualcuno l’aveva afferrata per una spalla, scagliandola indietro. Il sangue le scivolò via dalle dita e un sibilo di rabbia le affiorò alle labbra ancor prima di aver capito chi o cosa l’avesse interrotta. Sua madre, la Regina Olympias, richiamata lì dal trambusto, l’afferrò per un polso e la trascinò fuori dalle cucine, prima che potesse emettere una sola sillaba. «Vai nelle tue stanze» le ordinò brusca, con gli occhi chiari che lampeggiavano. «Subito!» La bambina indugiò, le mani vermiglie strette a pugno lungo i fianchi. Ubbidiva sempre a sua madre, per paura delle punizioni, sì, ma soprattutto per il desiderio di compiacerla, lei, quella regina così grande e maestosa, così spesso dimentica della propria figlia. Ma quella volta fu diverso, qualcosa dentro di lei si ribellò, bramava quel liquido vermiglio che ancora le stuzzicava le narici e le faceva venire voglia di portarsi le dita alla bocca e succhiarle come se fossero ricoperte di miele. In qualche modo sua madre capì dove erano diretti i suoi pensieri e l’agguantò di nuovo, trascinandola fino alla fontanella del cortile sul retro. Le mise entrambe le mani sottacqua e gliele lavò furiosamente. Sfregò fino a farle bruciare la pelle, finché il sangue non si diluì senza lasciare traccia. Solo guardando la sua pelle pulita, Xylia tornò la Xylia di sempre. Una bambina educata e mansueta che mai avrebbe disubbidito alla madre, che mai avrebbe ignorato la sofferenza della sua cara Egle per… Per cosa? Bere il suo sangue? Un lamento simile a un vagito le si levò dalla gola, gli occhi pieni di lacrime e vergogna. «Madre…» «Non una parola» la interruppe brusca la regina. Delle serve, richiamate dalla tragedia che si stava consumando nelle cucine, attraversarono di corsa il cortile. La regina attese che si allontanassero, poi tornò a chinarsi su Xylia e la guardò dritto negli occhi. «Quello che è successo oggi non deve succedere mai più. Mai più. Hai capito?» La bambina annuì vigorosamente e le lacrime le rigarono il visino. Aveva paura, si sentiva sporca e sbagliata. «M-ma…» “Cosa è successo?” non ebbe il coraggio di chiederlo. «Se qualcuno è ferito, se vedi del sangue» le ordinò sua madre, «te ne devi andare via subito. Immediatamente. Non ti devi avvicinare per nessun motivo. Se assaggi il sangue, anche solo una volta, per entrambe è finita. Hai capito?» No, Xylia non capiva. Ma rispose comunque di sì. Solo molti anni dopo avrebbe compreso il perché di quella fame cocente che l’aveva colta all’improvviso. Un segreto nascosto in seno alla corte reale, taciuto nel sangue e tra le menzogne. Un segreto che l’avrebbe condannata a morte.
Restammo a guardarci al buio, così vicini da condividere lo stesso respiro. In seguito, saremmo diventati famosi nel mondo per quello: prolungare il momento prima di un bacio fino a renderlo quasi intollerabile, fino a che ogni persona nel pubblico non potesse percepire l’accelerare dei nostri battiti, il puro desidero riflesso nei nostri occhi.
‘The Favorites‘ è un romanzo suggestivo e irresistibile. È davvero un’ossessione e vi rimarrà in testa per molto tempo, anche dopo averlo finito. Dopotutto non è quello che succede quando si legge un buon libro? Layne Fargo scrive storie drammatiche con una, accentuata e gradita, componente femminista. E preghiamo che continui a scriverne: è davvero un talento.
Sei destinato a provare qualcosa, che sia amore oppure odio.
Ero scettica, e anche molto, su questo romanzo, ma sono stracontenta di essermi sbagliata. Dimenticatevi le storia d’amore patinate, lasciate per uno momento da parte gli sport romance che parlano di hockey, fermatevi qui e leggete. Se siete appassionati dei romanzi sportivi, dovete leggere questo romanzo. Se cercate una storia intensa che vi faccia soffrire ed emozionare, che sia oltre la semplice storia d’amore tra due atleti (una componente psicologica presente e ben scritta) dovete leggere questo romanzo. Se ancora non vi ho convinto, aggiungo che lo hanno definito lo sport romance dell’anno (almeno fino ad ora) e hanno ragione da vendere.
Katarina Shaw è stata un esempio per le donne – non solo atlete ma in ogni ambito -, dimostrando che puoi dire ciò che pensi, fare le cose a modo tuo e vincere alle tue condizioni.
Infiliamoci un po’ nella storia: uscito per Mondadori a inizio marzo, con una copertina ed una trama accattivanti, ‘The Favorites‘ è un romanzo che narra la complesse dinamiche di una coppia di atleti, Katarina Shaw e Heath Rocha, e la loro avventura, anche sentimentale, nel mondo artificiosamente raffinato del pattinaggio di figura, descrivendo la competizione spietata e le pressioni affrontate dagli atleti. Kat e Heath sono una coppia di talentuosi pattinatori la cui relazione, sia fuori che dentro la pista, è un ottovolante di amore e odio, passione e conflitti. Dopo che un incidente alle Olimpiadi mette fine alla loro storia i due si separano per un lungo periodo. Si sprecano le speculazioni e i pettegolezzi, ma solo loro sanno come sono andate realmente le cose. Dieci anni dopo quel tragico evento, un documentario riaccende l’interesse del pubblico e Katarina decide non rimanere più in silenzio e raccontare la verità sul passato suo e di Heath. La storia viene raccontata in prima persona proprio attraverso il punto di vista della protagonista e le interviste e testimonianze di chi li conosce ed ha lavorato e vissuto a stretto contatto con loro (cosa che ho adorato davvero). Tutto ciò aggiunge un tocco documentaristico e originale alla storia.
«Pattino con Katarina Shaw e non c’è niente che lei non possa fare.» «Siamo Shaw e Rocha» dissi. «E non c’è niente che noi non possiamo fare. Insieme.»
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L’autrice, con una prosa meravigliosa, nel descrivere le emozioni dei protagonisti scava a fondo nell’animo umano, esplorando temi e sentimenti forti: l’ambizione che divora, i sacrifici che annientano, le relazioni che avvelenano e i giochi di potere che corrompono. La protagonista, incarnazione della maggior parte di questi temi, non ha paura a mostrare le ferite più profonde e la parte più oscura ed egoista dell’animo umano. Il romanzo, inoltre, mette in luce la fragilità dell’essere umano e la forza di volontà che, spesso, spinge a oltrepassare i propri limiti.
Con ‘The Favorites‘, ho provato emozioni contrastanti e potenti: dall’esultanza alla disperazione, dalla tensione al sollievo. È, a mio avviso, uno dei romanzi più memorabili del 2025.
Non serve che mi dilunghi, leggetelo e, sono praticamente certa, mi darete ragione.
Vi consiglio anche di ascoltare la playlist dedicata.
Layne Fargo ha un background nel teatro, negli studi di genere e nella biblioteconomia, quindi è del tutto naturale che ora scriva storie deliziosamente drammatiche e dichiaratamente femministe per vivere. È l’autrice dei romanzi THE FAVORITES, THEY NEVER LEARN e TEMPER, oltre a essere co-autrice della serie bestseller YOUNG RICH WIDOWS, e le sue opere sono state tradotte in più di una dozzina di lingue. Layne vive a Chicago con il suo partner, i loro animali domestici e una collezione di libri in continua espansione che sicuramente leggerà prima di morire.
L’inizio di questa saga risale al ‘lontano’ 2002, quando Sarah J. Maas pubblicò per la prima volta una versione del primo romanzo sul sito FictionPress, un sito di fanfiction. Un primo punto a favore di questa saga (punto da non sottovalutare di questi tempi) è sicuramente il fatto che è conclusa. È davvero molto semplice reperire tutti e sette i romanzi (sia in libreria, sia usati sulle varie piattaforme e, con qualche difficoltà, anche in biblioteca). Bisogna proprio dirlo, Maas sa come mantenere alta l’attenzione del lettore. Ergo, non ci sono scuse per non leggere questa saga.
Conosciuta come ‘Il trono di Ghiaccio‘ o più recentemente come la saga del ‘Trono di vetro‘, (Mondadori ha diviso la saga in due volumi Draghi) questa fortunata saga fantasy ha conquistato milioni di lettori in tutto il mondo ed è a tutt’oggi una saga che non si dimentica, anzi si legge e si rilegge. E ora che l’ho conclusa, capisco anche il perché. Scritta prima della intramontabile saga ‘ACOTAR’ (la nostra recensione), la storia dell’assassina adolescente di Erilea, Celeana Sardothien, riesce a tenere incollati alle pagine per ben sette romanzi e un prequel. Ci sono alcune similitudini con la saga ‘ACOTAR’, ma a mio parere non ha nulla da invidiare. La nostra protagonista è una ragazza, e successivamente una donna, impavida dalle molte sfaccettature. Difetti, brutalità e vanità vengono compensati da empatia, compassione, amore oltre ogni misura e sofferenze che l’hanno segnata nel profondo. Non è un’eroina invincibile, ma una persona che lotta con le proprie fragilità. Queste contraddizioni rendono Celeana interessante e credibile, in quanto può essere forte e fragile, coraggiosa e timorosa, altruista ed egoista. Ed è per questo che è un personaggio che resta nel cuore. Ovviamente non solo lei. Ogni personaggio, con debolezze e fragilità, con forza e carattere, riesce a imprimersi nella mente e accompagnarci in questa (lunga, diciamolo) avventura. E soprattutto, le donne di questo romanzo si salvano da sole, tutte. Hanno successivamente il loro lieto fine, ma non è il fulcro della loro storia. Sono donne, madri, figlie, guaritrici e guerriere che mettono in gioco loro stesse e combattono per un mondo migliore. Nel Trono di vetro troverete amore, guerre, politica, presunti fidanzamenti combinati e la giusta dose di avventura con qualche omicidio, molti complotti, una lunghissima lotta per il potere e qualche trono da (ri)conquistare. Ovviamente, non scordatevi che ci sono anche i Fae, immancabili nei romanzi di Sarah J. Maas. Troverete anche magia, una particolare fissazione per le stelle, streghe e draghi. C’è anche lo spicy, poco e apprezzato. La saga fantasy a cui non manca niente. Avendola letto dopo ‘ACOTAR‘ ci sono dettagli che si notano di più, ma in ogni caso si legge lo stesso che è una meraviglia. Ci sono persino degli easter egg perché la Maas è davvero un geniaccio nella fidelizzazione delle lettrici e dei lettori.
“Tu potresti scuotere le stelle. Tu potresti fare qualunque cosa, se solo ci provassi. E in fondo lo sai anche tu. E’ questo che ti spaventa più di ogni altra cosa.”
I primi due romanzi hanno un tono molto più young, ma decisamente vale la pena andare avanti nella lettura perché tutto è un crescendo. C’è una diatriba (che credo non finirà mai) in corso su come leggere i romanzi di questa saga: da una parte abbiamo chi dice di leggere prima il prequel ovvero ‘La lama dell’Assassina‘, altri invece sostengono (come anche l’autrice) di leggere il prequel a cavallo tra il secondo e il terzo romanzo, come ho fatto io. Qualcuno dice di leggerlo come quarto romanzo. Trauma prima o trauma dopo, poco importa. Si soffre, molto. Dovete leggerlo, punto. Mettete in conto che ‘La lama dell’Assassina‘ vi farà venire voglia di lanciare il libro fuori dalla finestra e sperare che un certo antagonista muoia sotto atroci torture. (piccolo spoiler: muore. Non sotto atroci torture, ma ci si accontenta.) Un altro dubbio è sul quinto e sesto romanzo perché narrano eventi che sono nello stesso arco temporale. C’è chi dice di leggere prima ‘L’impero della tempeste‘ e poi ‘La torre dell’Alba‘ (io ho fatto così), chi invece preferisce leggerli in tandem (elenco di lettura a lato) e chi invece si domanda se bisogna leggere ‘La Torre dell’Alba‘. La risposta, se vi è sorta questa domanda, è sì.
Nel lontano 2015 Mondadori ha interrotto la pubblicazione della serie (amavo le copertine dei primi due volumi), ripresa poi successivamente grazie a una petizione online dei fan della Maas. Infatti in commercio si può trovare tutta la saga in edizione flessibile ed economica, oppure i due volumi ‘Draghi‘. Un piccola curiosità: l’autrice ha dichiarato che la musica classica è stata una sua fonte d’ispirazione, e per ogni suo libro ha una playlist individuale, la quale ascolta per entrare nell’atmosfera giusta. (E vi giuro che leggendo si nota). “Trono di Vetro” è una saga da non lasciarsi sfuggire e da leggere e rileggere, perché non deluderà per niente le aspettative. La consiglio? Direi proprio di sì!
Celaena Sardothien, l’assassina più pericolosa del reame, lavora per la Gilda, ma è una ribelle solitaria. In missioni pericolose, dalle Isole Morte al Deserto Rosso, Celaena infrange gli ordini. Per restare in vita, dovrà rischiare ogni cosa. Questo è il prequel de “Il trono di ghiaccio”, con cinque avventure e il racconto inedito “L’assassina e la guaritrice”.
Quando la magia svanì, un re malvagio si insediò sul trono di ghiaccio. Un’assassina giunge a corte, non per versare sangue, ma per riscattare la sua libertà. Dovrà affrontare ventitré contendenti in una sfida per diventare la sicaria del re e fuggire dalle miniere di Endovier. Il suo nome è Celaena Sardothien. Presto, la sua lotta per la vittoria si trasformerà in una battaglia contro un’oscura minaccia che incombe sul reame. A lei il compito di sconfiggere l’oscurità prima che tutto sia perduto.
Celaena è emersa dalle miniere di Endovier, vincitrice di una lotta mortale per diventare la campionessa del re. Da mesi, la sua lama serve la corona, ma il giuramento è una farsa: le sue vittime fuggono, le loro morti inscenate. Presto, però, un pericolo più oscuro del re la attende. Nelle viscere del castello, un’ombra si allunga, forse un eco di antichi rituali magici proibiti.
Le cicatrici di battaglie mortali e indicibili sofferenze non avevano piegato Celaena, ma l’omicidio della sua amica più cara l’aveva annientata. Il senso di colpa e la rabbia la spingono verso la vendetta contro il re di Adarlan. La chiave per distruggere il tiranno giace nelle parole di Maeve, la regina dei Fae, a Wendlyn. Chaol, il Capitano della Guardia Reale, l’ha mandata lì, un sacrificio per proteggerla, senza sapere che il viaggio potrebbe essere fatale.
Avvolta nuovamente nel manto dell’assassina, Celaena fa ritorno a Rifthold, non più schiava, ma Aelin Ashryver Galathynius, regina di Terrasen. Prima di riconquistare il suo regno, dovrà affrontare i suoi demoni, combattere per la vita e sfidare una passione divorante. E soprattutto, dovrà incrociare nuovamente il suo vecchio padrone, il Re degli Assassini, bramosa di vendetta.
Il cammino di Aelin Galathynius, l’ultima erede della sua stirpe, la principessa perduta di Terrasen nota come Celaena Sardothien, è appena iniziato, un viaggio che la porterà dall’ombra dell’assassinio al trono. I regni di Erilea sono sull’orlo del collasso. Per salvare coloro che ama dalle forze oscure, dovrà stringere alleanze impensabili con i suoi nemici. Mentre la guerra incombe, la sua unica speranza di salvezza risiede in una ricerca disperata, che potrebbe costarle tutto ciò che le è caro.
Chaol Westfall e Nesryn Faliq giungono alla fulgida Antica, per stringere un patto con il khagan del Continente meridionale: i suoi eserciti sono l’ultima ancora di salvezza per Erilea. Ma il loro viaggio ha un secondo scopo: nella mitica Torre Cesme, cercano una guaritrice che possa curare Chaol. Una come Yrene Towers, scampata all’orrore delle persecuzioni di Adarlan contro i maghi guaritori. Yrene non vuole aiutare il giovane ex nemico. Ma il suo giuramento di curare i sofferenti la obbliga. Intrappolati nelle trame del khaganato, Chaol, Nesryn e Yrene stanno per svelare segreti che potrebbero salvare il loro mondo, o condannarlo.
Aelin ha sacrificato tutto per salvare il suo popolo, ma il prezzo è stato terribile: imprigionata in una bara di ferro da Maeve, è costretta a sopportare torture insopportabili per proteggere coloro che ama. Ma anche la sua forza vacilla. Non è sola nella lotta per la sopravvivenza, mentre i destini dei vari personaggi si intrecciano in un disegno ineluttabile.
Il vero primato della Stratford era che in nessun altro posto si praticava con tanto accanimento la negazione all’evidenza.
Bianca Marconero, autrice italiana molto apprezzata nel panorama romance, è tornata in libreria con una nuova storia riuscitissima, confermando la sua capacità di non deludere mai le aspettative. ‘Il mercante di vendette‘ è un nuovo audace retelling gotico e moderno scritto dalla magica penna di questa scrittrice ed è edito da ‘Giunti Editore‘.
Nonostante il titolo che richiama ‘Il mercante di Venezia’, in questo libro la Marconero, con un certo stile, riprende i personaggi chiave di un’altra delle tragedie di Shakespeare, forse una delle più incisive e riuscite: l’Otello. L’autrice è riuscita a intessere un’atmosfera di suspense che cattura fin da subito l’attenzione del lettore, e alimenta la curiosità su possibili colpi di scena. Il romanzo, non esente da elementi contemporanei, esplora anche le dinamiche psicologiche presenti in “Otello”, come l’inganno, la gelosia e, soprattutto, la vendetta.
«Tu non hai la sensazione che siamo tutti su un grande palcoscenico, intrappolati in ruoli e aspettative?» chiese Julian. «Non ti senti come un attore con un copione in mano?» «L’importante è che tu sia l’autore di quel copione. Che sia padrone, se non della tua vita, almeno delle tue maschere.»
“Il Mercante di vendette” è ambientato alla Stratford, una prestigiosa scuola d’élite dove gerarchie, rivalità e inquietanti leggende si intrecciano con le lezioni e i segreti gelosamente custoditi. La leggenda più famosa è quella del “Mercante di vendette”, una figura misteriosa che regola i conti (dietro lauto compenso) per chi ne fa richiesta. Alcuni, come Otello Spencer e Iago McGregor, non credono alla sua esistenza; altri, come Bianca Duchamp, sono determinati a smascherarlo. Nella sua ricerca della verità sul Mercante, Bianca si trova intrappolata nell’enigma che è Iago. Perché non riesce a stargli lontana e perché lui la tratta male, mentre con gli altri è sempre gentile? Dubbi e domande che porteranno Bianca a scontrarsi con una realtà scomoda e a mettere in gioco tutto: cuore, mente e anima.
Guardare Iago era come guardare una lavagna nera su cui nessuno si era ancora deciso a scrivere qualcosa.
Devo ammetterlo, conoscevo a grandi linee la tragedia di “Otello”, ma questo riadattamento mi ha piacevolmente scombussolato e sorpreso. L’Otello è comunque un’insieme di sentimenti negativi che culminano in una tragedia. Ne ‘Il mercante di vendette‘, al contrario, ti ritrovi a fare il tifo per il “cattivo” #morallygrey della storia. Se si aggiunge che mi sto appassionando sempre di più ai dark academy e, come previsto, lo stile di scrittura di Bianca Marconero non ha deluso le mie aspettative ne esce fuori un retelling che ti assorbe completamente.
La lettura mi ha tenuto incollata alle pagine (con anche un po’ di tachicardia in alcune parti) creando una tensione palpabile – Bianca è una maestra nel costruire atmosfere suggestive – e alimentando la mia curiosità su come si sarebbe evoluta una storia il cui finale è noto a tutti. In alcuni momenti, mi ha ricordato ‘Dio di Illusioni‘ di Donna Tartt, soprattutto per l’ambientazione, gli intrighi complessi e alcune dinamiche psicologiche dei personaggi.
Acquistando il romanzo sul sito della Giunti o ordinandolo nella vostra libreria è possibile ricevere una copia personalizzata del romanzo con i meravigliosi sprayed edges di nola_sprayed_edges.
Ringraziamo Bianca Marconero e la Giunti Editore per averci dato, di nuovo, la possibilità, di leggere questo nuovo romanzo in cambio di una nostra opinione onesta. Ed eccola quindi la nostra onesta opinione: dovete assolutamente procurarvi il romanzo e leggere con i vostri occhi come si può cambiare una storia tragica in una di rinascita e rivincita.
Bianca Marconero è una scrittrice italiana. È nata sotto il segno del Leone e vive a Reggio Emilia con il marito e i due figli. Dopo la laurea in Lettere ha lavorato come copywriter per riviste e progetti editoriali per l’infanzia. È però riuscita a realizzare il suo sogno: inventare storie. Esordisce con ‘Albion‘, un fantasy young adult, ma finisce per scrivere romance perché ha un fondato sospetto e un titubante certezza che una grande storia sia sempre una storia d’amore. Oggi è una delle scrittrice di narrativa rosa più amate, con romanzi che parlano di grandi amori, con un pizzico di dolore (che ci piace, lo ammettiamo!) che hanno riscosso molto successo, tra cui la serie The Fu*king Series composta da ‘Un maledetto lieto fine‘ e ‘Un maledetto per sempre‘, la Tabloid Building Series con i romanzi ‘Non è detto che mi manchi‘, ‘Le nostre prime sette volte‘ e ‘L’ultimo bacio‘, la serie Royal London Knights con il primo romanzo uscito nel 2023 intitolato ‘Dream Kiss‘. Non si sa ancora quando arriverà il secondo romanzo ‘French Kiss’. Tra i suoi romanzi spiccano anche un storico romance intitolato ‘Il ritorno del conte‘. Seguendo l’onda dei retelling, ha pubblicato nel 2024, con Giunti Editore, ‘Lady Pride and Mister Prejudice‘, retelling del romanzo ‘Orgoglio e Pregiudizio’ di Jane Austen.
Ringraziamo Roberta Martinetti per la copia digitale in omaggio in cambio di una mia opinione.
La regina dei draghi ebbe quattro figli. A ognuno affidò un territorio da governare. È da loro che discendiamo. È grazie a loro che sono nati i nostri clan.
Il primo romanzo del 2025 ed è già un risultato da 5 stelline. Preparatevi a volare in alto con questo romanzo che vi conquisterà, pagina dopo pagina. Roberta Martinetti ha creato un mondo fantasy ricco di dettagli e personaggi ben tratteggiati e indimenticabili, dove draghi, magia e inganni s’intrecciano in una trama avvincente. Rya, la protagonista, è un personaggio forte e determinato che vi piacerà fin da subito. La sua crescita personale, da ragazza emarginata a leader ribelle, è interessante da leggere ed è un viaggio dell’eroe veramente eccezionale. Se amate i romanzi fantasy che vi portano in mondi lontani e vi fanno sognare, questo libro potrebbe diventare un must-have nella vostra libreria. Forse non è ancora chiaro che mi è piaciuto moltissimo? ‘Naken Rai’ è un piccolo gioiellino nell’immenso universo fantasy, imperdibile e per nulla scontato. Una narrazione appassionante, con personaggi ben descritti nei loro sentimenti e nelle loro azioni, un worldbuilding impeccabile e un editing (nonostante sia una self) ben strutturato. Si ride anche un po’, cosa che non guasta mai. Non bisogna farsi spaventare dalle 538 pagine perché voleranno via come niente. E no, purtroppo non c’è un seguito (almeno al momento, anche se mi piacerebbe avere qualche approfondimento in più su gli altri personaggi!).
Nel mondo di Naken Rai esistono ben 4 clan di draghi ed ognuno si distingue in qualche campo. I Dagal sono artigiani, i Driscoll eccellono come poeti, attori, musicisti e nell’arte della dialettica e sono, inoltre, i più veloci a volare. Ci sono poi i Brimon che eccellono nella pesca e per finire i Kyreson che sono guerrieri, considerati feroci e privi di regole. Per questa loro peculiarità sono diventati i difensori dei vari clan ed i custodi del portale che divide il loro mondo con il mondo degli umani. Tutti fanno parte di una società ed ogni clan ha regole e tradizioni.
Nessuno affermerebbe con sicurezza che Rya Baktrix Macdara appartenga al clan dei draghi Dagal. In entrambe le sue forme, umana e di drago, lei è completamente diversa da tutti gli altri. Non ama le rigide regole del suo clan ed ha una vera avversione per il legame, ovvero l’imprinting che dura fino ai ventitre anni, dopo il quale si è ‘liberi’, e che ti porta a trovare un compagno che dura per tutta la vita. Figlia della guaritrice e del sommo sacerdote, Rya non ha una vita facile: né per quanto riguarda la sua famiglia che non la supporta e soprattutto non l’accetta e neanche a scuola dove spesso viene derisa ed allontanata per il suo aspetto diverso. La sua vita da diciasettenne emarginata viene stravolta quando la pace viene spazzata via dai temibili draghi del nord che decidono di invadere, sottomettere e impossessarsi delle ricchezze e dei territori degli altri draghi. Rya dovrà crescere in fretta, prendere decisioni difficili e diventare il capo della ribellione. Con l’aiuto di altri ribelli farà tutto per combattere gli oppressori e riprendersi la sua casa e quella vita che le è stata portata via troppo presto. Se amate i draghi, la magia e le storie di crescita personale, ‘Naken Rai‘ è un libro che non potete assolutamente perdere.
A Rya piacciono le antiche leggende; un po’ meno l’insieme di regole da osservare all’interno del clan. Il fatto che sia esteticamente tanto diversa dagli altri Dagal in entrambe le sue forme, umana e di drago, non le rende facile la vita, né in famiglia né a scuola. Quando la sete di potere spinge i temibili draghi del nord a invadere le altre isole, soltanto Rya e il suo manipolo di ribelli riusciranno a opporsi alla loro dominazione.
È stata editor e curatrice della collana Young Adult “Young Like Me” de Le Mezzelane casa editrice dal 2017 al 2023. Fa parte della redazione di Isola di Carta, blogzine on line. È Cofondatrice di Alchiaro – Servizi editoriali. Ha esperienze di editing, ghostwriting, pubblicazioni racconti su antologie e riviste, romanzi pubblicati con CE (Delos Digital e le Mezzelane casa editrice) e in self. Suo il racconto “Hally e il castello del vampiro” – 2024 (incluso nell’antologia “Polvere di Fata”) pubblicato in Italia (Kaba edizioni), Cipro (Işık Kitabevi) Netherlands (Dutch Venture Publishing), Turchia (Gamesa Publishing). Quando non scrive coccola i suoi gatti e colleziona tazze.
Lei non aveva la certezza che potesse funzionare davvero. Aveva soltanto pensato che, se la magia del regno sembrava essere un’entità indipendente e quasi cosciente, allora forse avrebbe ascoltato le sue parole. Le parve quasi di percepirla mentre la avvolgeva e al contempo avvertì anche un’altra magia più oscura, antica e oppressiva. Si domandò con un brivido se non fosse quella di Amos. «Giochi con poteri molto al di sopra della tua portata, senza nemmeno capirne i meccanismi. Non riesco a decidere se il tuo sia più un dono o una maledizione» affermò lui, rivolgendole uno sguardo attento. «Per te spero di essere una maledizione» ribatté lei, prima che il buonsenso potesse trattenerla.
Layra ha vissuto i primi dieci anni della sua vita completamente all’oscuro delle sue origini e del suo retaggio, consapevole soltanto di essere diversa da tutti gli altri a causa del diadema azzurro che le cinge la fronte come un tatuaggio: quel simbolo la designa come principessa degli Elfi della Luce e il suo destino è riscattare il suo popolo dalla tirannia degli Elfi Oscuri, che hanno usurpato il suo trono. Non appena scopre la verità, la giovane viene rapita dai demoni e solo quattro anni dopo ritrova la libertà. La prigionia l’ha marchiata e la sua fiducia nel prossimo è quasi scomparsa, eppure Layra riuscirà a trovare l’amore e l’amicizia, sebbene il suo futuro sia incerto, costellato di tradimenti, fughe e nemici disposti a tutto pur di catturarla. Per sopravvivere dovrà scendere a patti con la propria identità e con la propria magia e dovrà farlo in fretta: il re degli Elfi Oscuri ha dei piani per lei e nulla lo fermerà dall’attuarli. Un racconto magico capace di evocare le forze del Bene e del Male, sovrane del destino di ognuno di noi.
Anter accennò un sorriso e lei si ritrovò a fissarlo imbambolata. Sembrava più grande chiuso in quell’armatura e forse anche un pochino pericoloso. Inoltre il sorriso che lui stava sfoggiando in quel momento prometteva guai. «Fagli vedere quanto vali. Io lo so, ma loro non ne hanno la più pallida idea, perché se ce l’avessero fuggirebbero a gambe levate!» dichiarò lui, cercando di tenere la voce bassa per non attirare troppo l’attenzione mentre si sporgeva verso di lei. La giovane principessa avvertì un brivido di piacere a quelle parole, tuttavia sorrise e scosse la testa. «Esageri, di nuovo.» Anter le prese il viso in una mano e delicatamente la fece girare verso di sé. Sfiorandole le labbra con il pollice, bisbigliò: «Oggi scriveremo la parola fine, Layra. Basta paura, basta dolore, basta lacrime, siamo vicini al traguardo. Possiamo farcela.»
L’Oscurità sembra aver vinto ed eclissato la Luce. Layra e Ally sono tenute prigioniere dal re degli Elfi Oscuri, intenzionato a sfruttarle per i propri scopi, mentre Anter è libero in un regno prostrato e in catene. Catene che iniziano a cedere, forzate dagli Elfi della Luce ribelli che, sfuggiti ai rastrellamenti nemici, intendono riconquistare la libertà perduta e il regno. I pericoli sono innumerevoli e la forza del nemico soverchiante, ma i tentativi dei ribelli e la determinazione di Layra condurranno a una nuova battaglia, il cui esito incerto, però, potrebbe richiedere un prezzo davvero troppo alto.
«Temevo che tu ti fossi…» «Arresa? Mai» dichiarò lei, gli occhi verdeazzurri luminosi e determinati. Anter si meravigliò di aver potuto pensare il contrario e con un pizzico di vergogna comprese che era lui quello che si stava arrendendo. Accennò un piccolo sorriso imbarazzato. «Scusami.» «Ti perdono soltanto se smetti di credere di essere il mio punto debole: lasciamo pure che Amos lo pensi, ma in realtà tu sei la mia forza. Lo sei sempre stato, sin dall’inizio. È grazie a te che ho lottato, perché mi hai mostrato che c’era una vita diversa da quella che avevo sempre condotto da prigioniera.» Gli occhi del ragazzo s’inumidirono e per nasconderli lui chinò le palpebre. «Sono stato uno stupido.» Layra sorrise intenerita. Gli spinse i capelli via dal volto, carezzandogli la pelle e sfiorandogli le labbra fino a indurlo a riaprire gli occhi per potervisi specchiare. «Sei un ribelle, Anter, non sei capace di sottostare a qualcuno. E io amo questo lato di te, davvero, mi ucciderebbe se tu lo perdessi. Quello che ti chiedo è di badare un pochino di più alla tua vita: non ho bisogno che ti sacrifichi per me. Puoi combattere al mio fianco, come sempre, se lo vuoi.» A quelle parole una scintilla illuminò il suo sguardo. Lui le baciò la punta del naso, dunque le domandò in un sussurro: «Hai un piano?» Layra allacciò le braccia dietro il suo collo e ammise: «Non proprio, ma ci sto lavorando.»
È trascorso più di un anno da quando gli Elfi della Luce hanno vinto la battaglia contro le forze dell’Oscurità e nel loro regno la vita è tornata a scorrere serena. La pace, però, non è destinata a durare. Amos è determinato ad annientare coloro che lo hanno sconfitto, attuando una terribile vendetta: improvvisamente dal regno della Luce i bambini iniziano a sparire senza lasciare traccia. Layra, Anter e Ally si troveranno di nuovo al centro della tempesta, stavolta nel regno degli Elfi Oscuri, lontani dai loro affetti e da chi possa offrire loro aiuto. Siamo alla resa dei conti, ma sconfiggere Amos sembra impossibile finché la maledizione che lega lui e Layra è attiva. E presto risulterà chiaro che non sia l’unico ostacolo. Fra alleati inaspettati e terribili segreti sepolti nel tempo, la Luce riuscirà a trionfare anche questa volta?
Licia Oliviero è nata a Torre del Greco nel 1995. Laureata in Lettere Moderne nel 2018, ha conseguito la Laurea magistrale in Filologia Moderna con il massimo dei voti nel 2023. Ha da sempre una fervida immaginazione e una predilezione per tutto ciò che appartiene al mondo della fantasia. Considera la lettura un bisogno primario, adora perdersi nei mondi di carta e inchiostro. L’amore per la scrittura deriva direttamente da queste passioni, scrivere è stato inizialmente il mezzo per dare sfogo alla fantasia, mentre adesso è una necessità, capace di rapirla anche per giornate intere. Il suo esordio letterario è stato “La Principessa degli Elfi”, seguito dagli altri due volumi della trilogia fantasy: “La Principessa degli Elfi – La Rivolta” e “La Principessa degli Elfi – La Maledizione”. “Omega: La fine è solo il principio” è l’inizio di una nuova saga urban fantasy, a cui segue la raccolta di racconti “Omega: Momenti perduti”.
DLIN DLON – comunicazione di servizio
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“Sapevano da una fonte pura che colui che aggiunge parole toglie significato”
Lo zen d’altri tempi… Il libro ci racconta della vita di un monaco zen di quasi due secoli fa. Nella sua vita semplice sono nascosti tanti insegnamenti che permettono al lettore di comprendere come anche nelle piccole cose possiamo trovare la bellezza del mondo.
La storia risulta molto facile ed immediata, non si vuole insegnare o convertire il lettore ma lo scopo è quello di raccontare, né più né meno. Alcuni direbbero che questo libro rappresenta un vero e proprio balsamo per la nostra anima scomposta da una vita caotica, consumistica, frustrante che non ci permette di fermarci un momento ad ammirare la vita che scorre. I grandi saggi del passato affermerebbero “Panta Rhei”: bene questa potrebbe essere la sintesi perfetta per questo romanzo.
Acqua e nuvole è stato uno dei libri più semplici ma allo stesso tempo più profondi che io abbia mai letto in vita mia. Penso che l’autore sia riuscito a trasformare momenti di quotidianità in un quadro bellissimo che riesce a mettere in pausa lo scorrere del tempo. Il libro ci insegna il “benaltrismo”.
“Era lui che seguiva il sentiero o il sentiero che lo portava?”
L’impalcatura letteraria. Il libro non risulta pesante nella lettura ed è impostato con capitoli molto brevi, come piacciono a me, ti permette di rimanere incollato alle pagine. La scrittura potrebbe essere definita “aneddotica” quasi frammentaria. Il font e l’interlinea sono molto agevoli, questa è una caratteristica che apprezzo della casa editrice, particolarmente attenta ai bisogni dei suoi lettori.
“Non giudicare un libro dalla copertina” ma io lo faccio comunque… È vero, la prima regola per un lettore dovrebbe essere questa ma io sono una lettrice anticonformista! Per questo libro potremmo trovare una citazione più azzeccata, ovvero “L’abito non fa il monaco”. Devo però essere sincera con voi, in questo caso la copertina fa il monaco in tutti i sensi. Una grafica devo dire molto rilassante ed azzeccata per il contesto letterario dell’opera. Basterebbe osservare il disegno per farci venire voglia di meditare! Lindau come ogni volta risulta essere una casa editrice attenta ad ogni dettaglio e coerente con l’opera.
Giudici siamo arrivati al voto finale! Il libro, come avete capito dai paragrafi precedenti, mi è piaciuto molto! Mi ha tenuto compagnia in questi primi giorni d’autunno molto frenetici per l’inizio della routine. Il mio voto complessivo è di 5 stelline su 5.
Margherita Bertola
Il Bistrot dei Libri
Le info.
Titolo: Acqua e nuvole Autore: Daniel Charneux Traduzione: Laura Ferloni Pagine: 216 Argomenti: Narrativa, spiritualità, Giappone
Quarta di copertina: Protagonista di questo delicato romanzo di Daniel Charneux è Ryōkan Taigu (1758-1831), monaco seguace della Sōtō-shū, una delle due maggiori scuole giapponesi del buddhismo zen, e poeta. Figlio di un amministratore benestante e destinato a replicarne la carriera, fin da piccolo trascurò la compagnia dei suoi coetanei per dedicarsi alla lettura e allo studio dei testi degli antichi saggi e dei poeti. Per un po’ cercò di conformarsi alle aspettative familiari, studiando per subentrare al padre nell’amministrazione del villaggio, ma il sentimento di estraneità per quel mondo e le sue regole si fece sempre più forte. Finì per abbandonare quella strada ed entrare in monastero, continuando a studiare, a scrivere poesie e a coltivare l’arte della calligrafia. Diventato monaco, scelse di abitare in una capanna poverissima dove visse per anni, dedito alla meditazione e alla poesia e perfettamente appagato dalla pura gioia dell’amore per tutte le creature. Era ormai sessantenne quando, andata distrutta la sua dimora da eremita, tornò a risiedere in un monastero dove trascorse l’ultimo tratto della sua vita. Fu lì che stabilì una perfetta comunione spirituale con Teishin, una monaca poetessa di quarant’anni più giovane che gli fu accanto negli ultimi giorni.
Daniel Charneux è nato nel 1955 in Belgio, a Charleroi. Nel 2001 ha pubblicato il suo primo romanzo, Une semaine de vacance, che ha ricevuto il Prix du Comité des Usagers de la Bibliothèque centrale du Hainaut. Sono seguiti altri romanzi, raccolte di racconti, di poesie, testi satirici e biografie che hanno ricevuto svariati riconoscimenti tra cui il Prix triennal hainuyer de littérature française Charles Plisnier, il Grand Prix littéraire France – Communauté française de Belgique, il Prix Gauchez-Philippot e il Prix Alex Pasquier.
La casa editrice.
Edizioni Lindau “Siamo una casa editrice indipendente, nata a Torino nel 1989. Pubblichiamo libri di letteratura e saggistica, dal cinema all’attualità, dalla scienza alla psicologia. Diamo voce alle opinioni, anche (e soprattutto) fuori dal coro. Lindau è il nome di una piccola città situata su un’isola nel lago di Costanza. Nata nel IX secolo su un preesistente insediamento romano, guadagnò rapidamente importanza grazie alla sua posizione adatta ai traffici. Con Federico II ottenne il diritto di fortificarsi e lo statuto di «città libera», e nel 1445 istituì il Mailander Bote, un servizio di collegamento postale con Milano, che ne fece un fondamentale nodo commerciale. Proprio la sua immagine di città libera e operosa, circondata dalle acque alimentate dal Reno, su cui si affacciano tre diverse nazioni europee (Germania, Austria, Svizzera), al centro dunque di un continente determinante per la storia e la civiltà del pianeta, ha ispirato la scelta del nome quando a Torino, nel febbraio 1989, fu fondata la casa editrice.”
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«Non permettete che i vostri talenti restino in letargo, signore mie. Progettate e costruite il vostro futuro. Stasera, tornate a casa, chiedetevi che cosa cambierete. E poi mettetevi all’opera.»
Erroneamente si immagina che ‘Lezioni di chimica’ sia un racconto leggero, un incrocio tra un romanzo rosa e un libro di chimica, ma in realtà è molto di più. L’esordio narrativo di Bonnie Garmus, romanzo dal successo planetario nel 2022, con uno stile di scrittura accattivante, ci racconta uno spaccato di vita dell’America degli anni 50 dove la figura della donna è limitata a essere vista solo come moglie, madre e casalinga. Garmus si è ispirata alla figura di una chimica realmente esistita per creare il personaggio di Elizabeth Zott. Il tema centrale del romanzo è il potere e l’emancipazione femminile, un tema importante ancora oggi, in una società prettamente patriarcale. Un tema trattato con un umorismo tagliente, una buona dose di divertimento mai banale e un pizzico di emotività che ti taglia il cuore, tipo coltello affilato con un povero pomodoro. Inoltre è un inno al potere della conoscenza: la scienza diventa uno strumento di emancipazione per Elizabeth, che utilizza le sue conoscenze per sfidare lo status quo. Questo romanzo dovrebbe essere regalato e letto da tutti, senza distinzione di sesso. È un romanzo che vale la pena leggere e regalare.
La cucina è chimica e la chimica è vita. La capacità di cambiare tutto, compresi se stessi, comincia da qui.
Cosa sei disposta a fare per affermare il tuo valore come chimica donna, in un mondo dominato dagli uomini? Elizabeth Zott è l’eroina di cui non pensavamo di aver bisogno. Un personaggio forte, forse a tratti un po’ rigido, ma dalla straordinaria forza e fragilità.
Bonnie Garmus, attraverso la sua protagonista femminile, ci rivela una cucina diversa da quella a cui siamo abituati. Basta con i sorrisi, i pizzi e i merletti: il potenziale c’è e va nutrito. Essere una moglie servizievole, una brava madre o una perfetta casalinga è solo una piccola parte di ciò che una donna può essere. Attraverso la chimica, vengono spiegati concetti di chimica organica applicati al cibo e alla nutrizione. Non si tratta solo di preparare un piatto caldo, non è semplice cibo, non è solo cucinare. Con “Cena alle sei”, Elizabeth rompe gli schemi televisivi, dando la possibilità alle donne di tutto il mondo di credere in se stesse, di far sentire la loro voce e di scoprire la sicurezza che già possiedono, quella di poter fare qualsiasi cosa, come vogliono e quando vogliono. Fa capire che anche loro hanno una voce, e non solo quella che usano per parlare, ma una voce forte e chiara.
Un romanzo che vi farà vivere un’ampia gamma di emozioni, dalla risata alle lacrime. I personaggi secondari, con le loro sfaccettature, arricchiscono la narrazione e creano un mondo vivido e coinvolgente. Seiemezza, il fedele compagno a quattro zampe di Elizabeth, ruberà il cuore di ogni lettore.
Abbiamo parlato recentemente della miniserie prodotta da Apple TV e non potevamo non guardarla. Se non avete ancora né letto e neanche visto la miniserie vi consiglio di leggere prima il romanzo. Come ogni trasposizione sul piccolo schermo ci sono stati dei cambiamenti a livello di trama che non ho particolarmente apprezzato, ma ciò non toglie che il prodotto finale sia molto godibile da vedere.
Rossella Zampieri
Il bistrot dei libri
DLIN DLON – Comunicazione di servizio
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Il romanzo.
Quarta di copertina: La cucina è chimica e la chimica è vita. La capacità di cambiare tutto, compresi se stessi, comincia da qui. Elizabeth Zott è magnetica. Se entra in una stanza, state certi che non le staccherete gli occhi di dosso: perché è bella, e perché ha quel modo schietto di esprimere il proprio pensiero, che scende come una lama sulla superficie molle della morale comune. Siamo nel 1952, ed Elizabeth è una giovane chimica che lavora all’Hastings Research Institute in California, un ambiente ferocemente maschilista dove il suo innegabile talento viene per lo più messo a tacere, sabotato, o usato per il prestigio altrui. Malgrado le difficoltà, il coraggio di rivendicare diritti e successi non viene scalfito e spinge Elizabeth a perseverare. C’è solo un uomo che ammira la sua determinazione: è Calvin Evans, genio della chimica in odore di Nobel, con il quale nasce un sentimento puro in cui condivisione delle formule e attrazione fisica vanno di pari passo. Ma la vita, come la scienza, è soggetta a trasformazioni, e qualche anno dopo la tempra di Elizabeth, ora madre single, folgora un produttore televisivo che le affida la conduzione di Cena alle sei, un programma di cucina che nelle sue mani diventa un appuntamento quotidiano immancabile per il grande pubblico. Il suo approccio rivoluzionario ai fornelli, infarcito di digressioni scientifiche, non mira solo alla preparazione di stufati, ma anche ad aprire gli occhi all’universo femminile. “Lezioni di chimica” è la storia di una donna irresistibile, che cade e si rialza più volte; è l’avventura di un’esistenza che ribalta gli schemi e costruisce un nuovo percorso, nonostante tutto. Con Elizabeth Zott si ride e si piange. È lei a dettare il ritmo, a indicarci quando andare a testa alta e quando invece è impossibile. Quello che sembra dirci, alla fine di tutto, è di non fermarci mai.
Chi è Bonnie Garmus?
Classe 1957, è una copywriter e direttrice creativa che ha lavorato per un’ampia gamma di clienti, negli Stati Uniti e all’estero, concentrandosi principalmente su tecnologia, medicina e istruzione. Le piace nuotare in acque libere, ha praticato canottaggio a livello agonistico ed è madre di due figlie piuttosto incredibili. È di Seattle, ma attualmente vive a Londra con suo marito e il suo cane, 99.
Tracy Deonn è dotata di una penna affilata e di una immaginazione fervida, riesce infatti a trascinarci in un mondo dove mitologia arturiana e realtà contemporanea si intrecciano, dando vita a una saga che ha conquistato milioni di lettori.
“The Legendborn Cycle” è un’epica avventura che esplora temi come razza, identità, potere e amicizia, il tutto condito da una dose generosa di magia e mistero. Ma così, direte voi, sembrerebbe la ‘solita’ saga fantasy YA, invece uno degli aspetti più rivoluzionari di “The Legendborn Cycle” è la rappresentazione di personaggi afroamericani in ruoli di potere e centralità. Bree Matthews, protagonista della saga, è una giovane donna nera che scopre di appartenere a una società segreta di discendenti dei Cavalieri della Tavola Rotonda.
Questa scelta narrativa è fondamentale, offre finalmente una visione diversa e più inclusiva del genere fantasy, spesso dominato da personaggi bianchi (e etero, quasi sempre). Deonn inoltre intreccia abilmente la mitologia arturiana con la storia afroamericana, creando un’opera che riflette l’esperienza complessa e multiforme degli afroamericani negli Stati Uniti. Questa intersezione culturale arricchisce la narrazione e offre una nuova interpretazione di miti e leggende ancestrali non mancando però di essere comunque una storia di grande intrattenimento e di ottima fluidità che è impossibile lasciare sul comodino. Oltre a esplorare il tema dell‘identità e dell’appartenenza, l’autrice affronta questioni sociali rilevanti come il razzismo, il potere e l’importanza della comunità. La sua scrittura non è solo evasione, ma anche un invito alla riflessione. E non finisce qui, sebbene non sia il fulcro della trama, “Legendborn” introduce personaggi secondari che esplorano tematiche LGBTQ+. Questi personaggi non sono stereotipati, ma vengono presentati con la stessa profondità e complessità degli altri, durante la narrazione si toccano temi universali come l’accettazione di sé, l’amicizia e la ricerca della propria identità.
Per come la vedo io l’opera di Tracy Deonn apre la strada a nuove possibilità nel genere fantasy, incoraggiando altri autori a creare storie finalmente un po’ diverse e rappresentative.
Dopo la morte della madre in un incidente, la sedicenne Bree Matthews non vuole avere niente a che fare con i ricordi di famiglia o con la casa della sua infanzia. Un programma per studenti meritevoli alla UNC–Chapel Hill sembra la via di fuga perfetta, finché Bree non assiste a un attacco magico la sua prima notte nel campus. Una sorte di demone volante che si nutre di energie umane. Una società segreta di cosiddetti studenti “Legendborn” che danno la caccia alle creature. E un misterioso mago adolescente che si fa chiamare “Merlino” e che tenta, senza riuscirci, di cancellare la memoria di Bree di tutto ciò che ha visto. Il fallimento del tentativo di cancellazione della memoria da parte del mago sblocca la magia di Bree e un ricordo sepolto con una connessione nascosta: la notte in cui è morta sua madre, un altro Merlino era in ospedale. Ora che Bree sa che c’è di più nella morte di sua madre di quanto riportato dal rapporto della polizia, farà tutto il necessario per scoprire la verità, anche se ciò significa infiltrarsi nei Legendborn come una delle loro iniziate. Recluta Nick, un Legendborn auto-esiliato che coltiva un bel po’ di rancore verso il gruppo, la loro riluttante collaborazione li trascina più a fondo nei segreti della società, e più vicini l’uno all’altro. Ma quando i Legendborn si rivelano come i discendenti dei cavalieri di Re Artù e spiegano che sta per arrivare una guerra magica, Bree deve decidere fino a che punto spingersi per la verità e se usare la sua magia per abbattere la società oppure scegliere di unirsi alla lotta.
Tutto ciò che Bree voleva era scoprire la verità dietro la morte di sua madre. Così si è infiltrata nella società segreta dei discendenti dai cavalieri di Re Artù, e ha finito per scoprire il suo potere ancestrale. Ora, però, Bree è diventata anche qualcosa di diverso: una medium e non solo, c’è di mezzo la magia del sangue. Ma l’antica guerra tra i demoni e l’Ordine sta raggiungendo un picco mortale. Nick, il ragazzo Legendborn di cui Bree si è innamorata, è stato rapito. Bree vuole combattere, ma i Reggenti che governano l’Ordine non glielo permettono. Per loro, è una ragazza sconosciuta con un potere inaudito, deve essere protetta, nascosta o magari imprigionata. Il suo potere taciuto. Quando i Reggenti rivelano che faranno di tutto per nascondere la guerra, Bree e i suoi amici devono darsi alla fuga per salvare Nick da soli. Ma i nemici sono ovunque, i poteri di Bree sono imprevedibili e pericolosi e non può sfuggire alla sua crescente attrazione per Selwyn, il mago che ha giurato di proteggere Nick fino alla morte. Se Bree ha qualche speranza di salvare se stessa e le persone che ama, deve imparare a controllare i suoi poteri dagli antenati che li hanno esercitati per primi, senza perdere se stessa nel processo.
Bree Matthews è sola. Si è esiliata dall’Ordine dei Legendborn, ha reciso i suoi legami ancestrali e si è allontanata dagli amici che non riescono a comprendere l’impossibile costo dei suoi poteri. Questo, le sembra, è l’unico modo per proteggere se stessa e coloro che ama. Ma la decisione di Bree ha un prezzo terribile: un patto infrangibile con un mutaforma che può muoversi tra l’umanità, il mondo sotterraneo dei demoni e la società segreta dei Legendborn. In cambio dell’addestramento per esercitare le sue abilità senza precedenti, Bree ha messo il suo futuro nelle mani di questo oscuro figuro e, inconsapevolmente, si è legata a lui come sua nuova protetta. Nel frattempo, gli altri devono affrontare la guerra con la loro Tavola Rotonda ormai in pezzi, senza leader e senza il suo mago reale, dato che anche Selwyn il mago è scomparso. Quando Nick viene trattenuto dai merlini dell’Ordine, invoca un’antica legge che richiede all’Alto Consiglio dei Reggenti di riunirsi alla Fortezza Settentrionale e di concedergli udienza. Nessuno sa cosa chiederà loro… o quali segreti ha tenuto nascosti alla Tavola. Mentre una serie di misteriosi rapimenti si intensifica e i merlini vengono trovati morti, diventa chiaro che non importa quanto sia brava Bree a scappare da chi è, il passato la troverà sempre.
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Tracy Deonn: Un’Autrice da Scoprire
Tracy Deonn è un’autrice afroamericana che ha dedicato la sua carriera alla scrittura di storie che celebrano la diversità e l’inclusione. Con “The Legendborn Cycle”, ha dimostrato di essere una narratrice talentuosa, capace di creare mondi ricchi di dettagli e personaggi complessi. La sua passione per la mitologia arturiana e la sua profonda conoscenza della storia afroamericana si fondono in un’opera unica nel suo genere.