«Le persone che ti amano per la tua utilità non ti amano affatto.»
Con The Knight and the Moth Rachel Gillig torna a tessere atmosfere oscure, intrise di fede e menzogna, portandoci nel regno di Traum, cuore inquieto dello Stonewater Kingdom.
La protagonista è Sei, una delle Divinatrici cresciute nella cattedrale di Aisling. Da quasi dieci anni il suo corpo viene immerso nella fonte sacra, per ricevere visioni dagli Omen, le divinità che governano il regno. Il prezzo? La perdita dell’identità. Il suo passato è cancellato, il suo nome ridotto a un numero. Solo in segreto le è rimasto quello vero: Sybil Delling.
Quando il nuovo re, Benedict Castor III, giunge alla cattedrale per conoscere il proprio destino, porta con sé due figure decisive: la cavaliera Maude e il sarcastico, affascinante Roderick “Rory”, scettico e insofferente ai dogmi religiosi. La divinazione, però, non porta chiarezza: porta sospetto. Un furto misterioso, la sparizione delle altre Divinatrici, e un’ombra che si allunga sulla fede stessa di Traum.
Costretta a lasciare la cattedrale, Sei si ritrova coinvolta in una missione per recuperare reliquie perdute, accompagnata da un improbabile alleato: uno stravagante gargoyle, ironico, petulante e segretamente malinconico (che chiama tutti “Bartholomeus”). Ed è proprio fuori dalle mura della “sua” gabbia sacra che Sybil inizia finalmente a scegliere — non solo a obbedire.
Tra complotti religiosi, verità scomode e un romance nemici-amanti che cresce con naturalezza, Sei scoprirà che la fede può essere una prigione… o un’arma.
«Cosa è più intricato?” rifletté. “I disegni degli uomini, che cercano di raggiungere gli dei, o quelli degli dei, che cercano di raggiungere gli uomini?»
Punti di forza:
Atmosfera gotica impeccabile: cattedrali, acqua, pietra e sogni. Gillig è bravissima a costruire un mood cupo e suggestivo.
Una protagonista che si conquista la libertà: Sybil cresce, si spoglia dei ruoli e impara a guardarsi come persona, non come strumento.
Un romance ben dosato: tensione, ironia e sviluppo equilibrato tra lei e Rory.
Un pizzico di originalità: gargoyle, divinazioni, simbolismo dell’acqua, mitologia degli Omen — tutto funziona e resta impresso.
Cosa funziona meno:
Ritmo centrale altalenante: la struttura “quest” a tratti rallenta.
Alcune dinamiche previste: l’arco romantico e alcuni snodi sono familiari ai lettori del genere.
World-building a tratti nebuloso: il rapporto Traum/Stonewater rischia di confondere.
Finale aperto: chi vuole una storia completamente chiusa potrebbe storcere il naso.
Verdetto:
Un fantasy gotico romantico e accessibile, con personaggi carismatici, ottimo clima emotivo e un messaggio forte: non devi essere utile per meritare amore. Meno cupo rispetto a One Dark Window, ma altrettanto coinvolgente. Prevedibile in alcuni punti, sì — ma anche tremendamente godibile.
Se amate i fantasy con un pizzico di romance, magia, misteri religiosi, sarcasmo e legami che nascono dal conflitto, questo libro vi chiama per nome (non per numero).
«Leopold Berry aveva cercato di ignorare il procione sull’albero fuori dalla finestra ma, come succedeva con molte altre cose nella sua vita, sembrava un’impresa impossibile».
Il titolo, Sunderworld, Vol. I: The Extraordinary Disappointments of Leopold Berry, tradotto letteralmente nell’edizione italiana, si presenta prima di tutto con una veste grafica stupenda. La copertina rigida con sovracoperta, che imita una vecchia videocassetta VHS, ha un design ben studiato e perfetto per catturare l’attenzione. Ma si tratta solo di buon marketing oppure c’è anche della sostanza in questo nuovo lavoro del creatore della celebre saga di Miss Peregrine?
La risposta breve è sì. Occorre però sottolineare che, essendo il primo romanzo di una serie, è un volume introduttivo: l’autore getta le basi, delinea il mondo narrativo, presenta i protagonisti e i personaggi secondari. Per questo motivo, a un primo impatto potrebbe sembrare che ci sia molto fumo e poco arrosto. Personalmente, ho gradito i capitoli brevi che terminano quasi sempre con un gancio efficace verso il seguente. Non si tratta di giganteschi cliffhanger – che l’autore riserva per il finale – ma di espedienti che fanno il loro lavoro e rendono la lettura estremamente scorrevole.
Una piccola parentesi sull’autore: Ransom Riggs, classe 1979, oltre a essere noto per la saga di Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children, è anche il marito di Tahereh Mafi, autrice, tra le altre cose, della serie di Shatter Me. È inevitabile immaginare la loro casa come una fucina di storie e talento.
Venendo alla trama, il protagonista è già dichiarato nel titolo. Leopold è un diciassettenne nerd, problematico e ricco di tutte le insicurezze adolescenziali. Orfano di madre, si scontra con un padre anaffettivo e intrattabile, con cui ogni dialogo sembra impossibile. Ha però un migliore amico, forse l’unico, che diventerà un catalizzatore per molte delle sue azioni. Il ragazzo ha delle “visioni” che sembrano appartenere a un universo alternativo rispetto alla Los Angeles in cui vive; scopriamo presto che questo universo è Sunderworld, una sorta di mondo parallelo dove esiste la magia e della cui esistenza i cosiddetti “imbelli” sono inconsapevoli. Sunderworld, però, non nasconde solo la magia, ma anche segreti saldamente intrecciati con Leopold e la sua famiglia. Il mistero si infittisce quando si scopre che è lo stesso mondo di una serie TV in VHS (ecco spiegato il packaging) che il protagonista amava da bambino.
Da Sunderworld giungerà anche una ragazza con cui Leopold vivrà una fuga rocambolesca. Questa avventura porterà a delle evoluzioni che in questo primo volume sono appena abbozzate, sia nella narrazione sia nei sentimenti del protagonista.
Pur essendo un libro rivolto principalmente ai ragazzi dai 12 ai 14 anni, risulta una lettura piacevole anche per gli adulti, con buona pace di chi considera i romanzi fantasy, specialmente quelli per ragazzi, “roba da bambini”.
A questo punto, non resta che attendere che Ransom Riggs pubblichi il seguito di questa avvincente storia che ci ha molto incuriosito.
Ransom Riggs è nato in una fattoria nel Maryland e cresciuto in Florida, ma ora vive nella terra dei ragazzi speciali: il Sud della California, dove abita con sua moglie, l’autrice di bestseller Tahereh Mafi. Ransom è cresciuto a pane e storie di fantasmi e commedie britanniche, il che probabilmente spiega i romanzi che scrive. È l’autore della serie bestseller numero 1 La casa per ragazzi speciali di Miss Peregrine, il cui primo libro è stato adattato in un film di grande successo dalla 20th Century Fox, diretto da Tim Burton.
La mia esperienza mi ha insegnato che l’impegno crea aspettative, e queste, a loro volta, generano menzogne, sofferenza e delusione. Cose che preferisco non sperimentare, né imporre ad altri.
Conosciuta, e da noi amatissima, come la regina indiscussa delle commedie romantiche in ambito STEM (le cosiddette “STEMinist rom-coms” di cui abbiamo parlato qui), Ali Hazelwood ha costruito un vero e proprio impero su protagoniste geniali e impacciate e su interessi amorosi burberi ma dal cuore d’oro. Con Check & Mate effettua la sua prima incursione nel genere Young Adult abbandonando i laboratori di biologia e i dipartimenti di fisica per un’arena altrettanto competitiva e altrettanto dominata dagli uomini: il mondo degli scacchi professionistici. La scommessa appariva rischiosa: il suo stile e le sue dinamiche avrebbero funzionato anche con protagonisti più giovani e un’atmosfera meno accademica? La risposta è un sonoro sì. Check & Mate non è solo un romanzo ottimo, ma una delle opere più fresche e riuscite dell’autrice.
La storia di Check & Mate ruota attorno a Mallory Greenleaf, una diciottenne il cui rapporto con gli scacchi è, a dir poco, complicato. Un tempo bambina prodigio, ha abbandonato il gioco quattro anni prima, dopo che un evento traumatico ha distrutto non solo la sua passione, ma anche la sua famiglia. Ora, per sbarcare il lunario e aiutare la madre e le due sorelle minori, Mallory si accontenta di un lavoro mediocre come meccanico. Il suo unico obiettivo è tenere la famiglia a galla, anche a costo di sacrificare i propri sogni.
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Il suo esilio autoimposto dal mondo degli scacchi viene bruscamente interrotto quando, spinta dalla sua migliore amica, accetta di partecipare a un torneo di beneficenza. Lì, in un colpo di scena tanto inaspettato quanto umiliante per il suo avversario, riesce a battere nientemeno che Nolan Sawyer, l’attuale campione del mondo, il “Re” imbattuto e temuto da tutti. Questa vittoria accidentale la catapulta di nuovo sotto i riflettori, offrendole la possibilità di guadagnare premi in denaro che potrebbero risolvere i problemi economici della sua famiglia. Combattuta tra l’odio per un gioco che le ha tolto tutto e il disperato bisogno di soldi, Mallory si ritrova a percorrere una strada che aveva giurato di non imboccare mai più, scontrandosi ripetutamente con un Nolan Sawyer tanto enigmatico quanto, sorprendentemente, intrigante.
Anche in questo romanzo, il cuore pulsante della narrazione sono i personaggi. La protagonista, Mallory Greenleaf, è una figura hazelwoodiana DOC: brillante, sarcastica e autoironica, ma gravata da un carico di insicurezze e traumi che ne guidano ogni decisione. È la sua voce narrante a fare da motore al romanzo, e il suo percorso per riscoprire la passione per gli scacchi (e per se stessa) dopo una profonda ferita emotiva costituisce il vero arco narrativo del libro.
A farle da contrappunto troviamo Nolan Sawyer, l’archetipo del “grumpy hero” che i fan dell’autrice amano. In qualità di campione del mondo, è percepito da tutti come arrogante, freddo e distaccato; un uomo che parla poco, sorride ancora meno e sembra vivere solo per il gioco. Naturalmente, Hazelwood è maestra nel rivelare lentamente le vulnerabilità che si nascondono sotto questa corazza, e Nolan non fa eccezione. È proprio dal contrasto tra la sua apparenza e il rispetto che nutre per il talento di Mallory che scaturisce la loro deliziosa chimica, basata sull’intramontabile e riuscitissima dinamica “rivals-to-lovers”.
La chimica tra i due, dicevamo, è forte, indiscutibile e palpabile. I loro dialoghi sono scoppiettanti, pieni di battute sarcastiche e di una tensione che cresce pagina dopo pagina. In questo romanzo è il rispetto reciproco per le abilità sulla scacchiera a diventare la base per un legame più profondo.
Parlare di Check & Mate rende necessario parlare dello stile inconfondibile di Ali Hazelwood, che qui viene affinato e adattato al pubblico YA con grande abilità.
Lo stile di Ali Hazelwood, personalissimo e brillante, si esprime pienamente attraverso la scelta fondamentale di una narrazione in prima persona, raccontata esclusivamente dal punto di vista della protagonista, Mallory. Questa prospettiva permette al lettore di immergersi completamente nel suo mondo interiore, vivendone le ansie, sentendone la confusione, ma soprattutto ridendo per il suo costante sarcasmo. L’umorismo e l’autoironia, infatti, non sono affidati solo ai dialoghi, ma sono parte integrante della narrazione, con Mallory che commenta costantemente gli eventi con un’ironia tagliente, sdrammatizzando le situazioni di tensione e risultando incredibilmente simpatica e realistica.
Questa carica interiore trova poi la sua massima espressione nei dialoghi leggeri e elettrici, che rappresentano il punto di forza assoluto del romanzo. Il botta e risposta tra Mallory e Nolan è veloce, intelligente e pieno di sottotesti, ed è proprio attraverso il loro modo di parlare che la loro chimica esplode e la relazione si sviluppa.
L’intero impianto stilistico è gestito magistralmente per adattarsi al genere Young Adult: i temi sono calibrati per un pubblico più giovane – dal primo amore alla ricerca della propria strada – e la componente “spicy”, tipica dei suoi romanzi per adulti, è qui quasi assente o elegantemente risolta con la tecnica del “fade-to-black”. Forse, però, la prova più grande di questa abilità risiede nel modo in cui l’autrice riesce a rendere accessibile un mondo di nicchia come quello degli scacchi. Il gioco diventa una metafora della vita e, filtrato attraverso le emozioni e i pensieri di Mallory, trasforma ogni partita in un momento di tensione narrativa, appassionante anche per chi non sa distinguere un arrocco da un’apertura siciliana, come noi per esempio.
Sotto la superficie, e la copertina, tipica di una commedia romantica, Check & Mate esplora temi importanti e profondamente intrecciati tra loro. Uno dei veri motori della trama è il legame di Mallory con la sua famiglia e il sacrificio che è disposta a compiere per essa. Questa lealtà innesca il conflitto centrale del romanzo: la lotta interiore tra la passione per il gioco e la responsabilità di dover giocare per soldi. È proprio questa responsabilità che la spinge a rimettersi in gioco, obbligandola a scontrarsi con le dure realtà del mondo agonistico. Da un lato, il romanzo esplora con sensibilità il peso del talento, mostrando come la pressione esterna e le aspettative possano trasformare una dote da “prodigio” in un fardello pesante e addirittura opprimente, portando al burnout. Dall’altro, in quanto giovane donna in un ambiente quasi esclusivamente maschile, Mallory deve costantemente affrontare e combattere commenti, pregiudizi e comportamenti sessisti, che mettono alla prova la sua determinazione.
Check & Mate è una lettura deliziosa, una boccata d’aria fresca che conferma il talento di Ali Hazelwood come una delle voci più riconoscibili e amate del romance contemporaneo. È un libro perfetto per i fan di lunga data dell’autrice, come noi, che ritroveranno tutti gli elementi che amano in una nuova, convincente ambientazione. La cosa interessante è che è adatto anche a chi non conosce l’autrice ma cerca una commedia romantica Young Adult intelligente, divertente e con una forte carica emotiva.
Ma ha anche dei difetti; obbiettivamente segue una formula a tratti prevedibile, anche molto prevedibile talvolta (la dinamica tra i protagonisti non si discosta molto da quella dei suoi precedenti successi), ma nonostante questo la freschezza dell’ambientazione e la profondità dei temi trattati lo rendono un romanzo riuscito che riesce ad intrattenere lasciando al lettore anche qualcosa di duraturo.
Se lo avete letto, o lo leggerete, fateci sapere cosa ne pensate nei commenti!
Da quando gli scacchi hanno distrutto la sua famiglia, Mallory Greenleaf ha deciso di chiudere per sempre con il gioco. Ora la sua unica priorità è prendersi cura della madre, delle sorelle e mantenere il lavoro che permette loro di andare avanti. Almeno finché, quasi controvoglia, accetta di partecipare a un torneo di beneficenza, dove finisce per umiliare Nolan Sawyer, il campione del mondo noto come l’«Ammazza Re». La sconfitta del ragazzo per mano di una perfetta sconosciuta lascia tutti senza parole. Ma ancora più sorprendente è il desiderio di Nolan di giocare di nuovo contro di lei. Per Mallory la scelta più sicura sarebbe lasciar perdere. È pur vero, però, che quella vittoria inattesa potrebbe spalancarle le porte di una nuova vita: premi in denaro, opportunità, un futuro diverso. E poi c’è lui. Nolan. Enigmatico, brillante ed esasperante. Più scala la classifica, più Mallory cerca di proteggere la sua famiglia dal gioco che l’ha già rovinata una volta. Ma mentre la sua passione per gli scacchi si riaccende, capisce che le partite davvero importanti non si giocano sulla scacchiera. Nel gioco e nella vita, i riflettori sono più spietati di quanto immaginasse, e la competizione può essere incredibilmente affascinante, intelligente, e assolutamente impossibile da ignorare.
Ali Hazelwood è un’autrice con numerose pubblicazioni—ahimè, si tratta di articoli scientifici sottoposti a revisione paritaria sulla scienza del cervello, in cui nessuno si bacia e il ‘per sempre felici e contenti’ non è sempre garantito. Originaria dell’Italia, ha vissuto in Germania e Giappone prima di trasferirsi negli Stati Uniti per conseguire un dottorato di ricerca in neuroscienze. Quando Ali non è al lavoro, la si può trovare a fare uncinetto, a mangiare cake pop, o a guardare film di fantascienza con i suoi tre gatti-sovrani (e il suo marito leggermente meno felino).
Un dark fantasy che ti porta in un’atmosfera cupa in un triangolo amoroso che non ‘triangola’. Non esiste luogo comeRavenhollow. Avvolta in un sudario di nebbie spettrali, lacerata dalla peste nera e sottomessa al volere di vampiri assetati di potere, è una città dove ogni ombra ha un sussurro, un occhio che osserva, un artiglio pronto a colpire. Una terra condannata, in cui il confine tra vita e morte è sottile come un respiro. Dopo lunghi anni trascorsi lontano, Cassandra Vanthir è richiamata a forza nel suo luogo d’origine. Una missiva criptica la costringe a tornare nella città da cui è scappata tempo fa. Lei però non sa che nelle sue vene scorre un’eredità oscura, legata a un Patto primordiale e a una profezia che ora la richiama come una ninna nanna oscura. Le ombre si destano. L’Inquisizione è riemersa, guidata dall’inflessibile Alto Inquisitore Roark, e la sua caccia non si limita solo ai peccatori. Tra i bagliori sinistri dei roghi purificatori, le sanguinose guerre tra clan di vampiri, i subdoli tradimenti e le verità rimaste sepolte troppo a lungo, Cassandra sarà costretta a confrontarsi con la propria vera natura. Ad accompagnarla in questo tormentato viaggio ci sono Draven Corvus l’enigmatico vampiro dagli occhi d’ambra capace di stregare e Rowan Faulkner il primo indimenticabile amore che è disposto a tutto per salvarla.
Ho concluso recentemente ‘La figlia del sangue’ di Liza S. e, devo essere onesta, non è riuscito a catturarmi completamente. L’idea di partenza, un mistero che si snoda tra antiche leggende, mi aveva incuriosito molto. Tuttavia, durante la lettura, ho trovato il ritmo un po’ confuso in alcuni passaggi, che ha reso difficile capire alcune parti del romanzo. Non sono riuscita a entrare in piena sintonia con i personaggi principali, soprattutto con la protagonista che nella sua schiettezza mi ha fatto venire voglia di averla davanti, prenderla per le spalle e scuoterla. Le loro intenzioni e motivazioni, a volte, mi sono sembrate poco chiare e non ho sentito la connessione che mi aspettavo dopo aver letto la trama. In alcuni passaggi, ho percepito una distanza tra me e la storia, che non mi ha permesso di immergermi completamente. Nonostante ciò, l’ambientazione era descritta con grande cura, e ho apprezzato la ricchezza dei dettagli su alcuni capitoli, soprattutto quelli riguardanti il popolo che mi ha lasciato un senso di angoscia che mi ha fatta entrare più in sintonia con la storia. Il finale, che ho percepito come aperto, pur non salvando l’intera lettura per me, mi ha stupita. In definitiva, pur riconoscendo l’impegno dell’autrice, per me, non è stata una lettura che ho apprezzato fino in fondo, ma invito chi fosse incuriosito/a a formarsi una propria opinione.
Liza S. scrive da sempre o almeno da quando ha imparato a tenere in mano una penna, perché le parole sono il suo rifugio segreto. Vive con un piede nella realtà e l’altro in un altrove immaginario dove la nebbia è perenne, le profezie abbondano e le candele si accendono anche ad agosto. Ama i personaggi imperfetti, le atmosfere un po’ cupe e, soprattutto, gli animali che considera coautori silenziosi (e molto esigenti). Quando non scrive, fa la mamma e sogna nuovi intrecci tra una merenda e un “Mamma, giochiamo?”. Crede nelle storie che non devono piacere a tutti, solo a chi le riconosce come casa. E nelle ombre, che almeno non fingono di essere qualcos’altro.
Ringraziamo l’autrice per averci dato la possibilità di leggere il suo romanzo in cambio di una nostra onesta opinione.
Amici lettori, preparatevi a essere completamente rapiti dalla trilogia di The Prison Healer di Lynette Noni. Avevo cominciato a parlarne qualche anno fa qui. Però sento il bisogno, ora che la trilogia è completa, di tirare le somme.
Questa saga è davvero un’ottima serie di libri da leggere, racconta un’avventura avvincente e raccoglie un turbine di emozioni che vi farà girare le pagine una dopo l’altra e qualche volta anche desiderare (e che diavolo di fantasy sarebbe altrimenti) di poter varcare le pagine per unirvi ai suoi indimenticabili protagonisti.
Fin dal primo volume,The Prison Healer, veniamo catapultati nell’opprimente atmosfera della prigione di Zalindov, dove la giovane Kiva Meridan lotta giornalmente per la sopravvivenza grazie al suo ruolo di guaritrice. La sua forza d’animo e la sua astuzia ci conquistano immediatamente, e il mistero che avvolge la sua prigionia e il suo passato ci tiene incollati alle pagine. L’arrivo del principe ereditario Jaren, enigmatico e tormentato, non fa che aggiungere benzina al fuoco, innescando una dinamica carica di tensione e di un’attrazione palpabile.
Con The Gilded Cage, il secondo capitolo, le dinamiche si espandono e la posta in gioco si fa ancora più alta. Ci ritroviamo immersi in un mondo di intrighi di corte, segreti oscuri e rivelazioni sconvolgenti. La Noni è abilissima nel tessere una trama complessa che ci tiene costantemente con il fiato sospeso, introducendo nuovi personaggi affascinanti e approfondendo le psicologie di quelli che già amiamo.
Infine, The Blood Traitor ci regala un finale epico e ricco di colpi di scena. Le alleanze vengono messe alla prova, i segreti vengono svelati e i nostri eroi devono affrontare sfide ancora più ardue per proteggere ciò in cui credono. Il ritmo incalzante e le scene cariche di emozione ci lasciano con il cuore in gola fino all’ultima pagina.
Ora, parliamoci chiaro. Come in ogni grande avventura, ci sono stati alcuni momenti in cui la magia ha risolto le situazioni in modo un po’ troppo rapido, quasi un “deus ex machina” che ha spianato la strada ai nostri eroi. E sì, ammettiamolo, alcuni personaggi sembrano talmente perfetti, altruisti, bellissimi e immacolati da farci storcere un pochino il naso.
Ma sapete cosa? Alla fine non importa. Perché la vera magia di questa saga risiede nella capacità di Lynette Noni di creare un mondo vivido e coinvolgente, popolato da personaggi che ci entrano nel cuore e ci rimangono a lungo. Kiva è un’eroina forte ma imperfetta, talvolta insicura o impaurita dai suoi stessi sentimenti, Jaren un protagonista maschile assolutamente affascinante nella sua perfezione principesca, e i personaggi secondari sono ben delineati e al termine sembra di dorver dire addio a dei veri amici.
The Prison Healer è una saga che celebra il coraggio, la lealtà, l’amore e la resilienza delle persone anche quando tutto sembra perduto. È un inno alla speranza anche nei momenti più bui e un promemoria del fatto che, a volte, un libro ben scritto che giunga a un vero lieto fine lo meritiamo.
Questa è una saga fantasy young adult, ma è perfetta per tutti coloro che cercano una storia capace di far sognare ed emozionare, e che sono magari disposti a chiudere un occhio su qualche “magia risolutiva” di troppo, se l’intreccio complessivo conduce all’agognato lieto fine. The Prison Healer è tutto questo e molto di più!
Kiva ha diciassette anni e ormai da tempo ricopre il ruolo di guaritrice a Zalindov, una prigione letale in cui chiunque è sacrificabile, in qualsiasi momento. Un giorno, nella sua infermeria approda la Regina Ribelle, che è stata catturata ed è gravemente malata. A Kiva viene ordinato di tenerla in vita a ogni costo affinché possa sostenere il Giudizio degli Elementi, ovvero quattro prove quasi impossibili da superare per riottenere la libertà. Consapevole che la Regina Ribelle non è in grado di affrontarle, Kiva prende il suo posto, pur sapendo che nessuno, in realtà, è mai sopravvissuto. Mentre Zalindov è in fermento e pregusta morte e distruzione, a vegliare su Kiva e ad aiutarla interviene un nuovo, misterioso detenuto, che piano piano si conquista un posto speciale nel suo cuore…
Dopo essere scampata alla prigione di Zalindov e al mortale Giudizio degli Elementi, Kiva Meridan è una sopravvissuta. Negli ultimi dieci anni, il suo unico obiettivo è stato quello di riunirsi alla famiglia e distruggere le persone che hanno rovinato le loro vite, ma questa missione sta diventando più complicata che mai. Ora che si sta ambientando nella capitale, scopre di non essere stata l’unica a soffrire mentre era a Zalindov: i suoi fratelli e i loro ideali sono cambiati, e ben presto la ragazza si ritroverà a nascondere segreti non solo ai propri nemici ma anche a chi ha di più caro al mondo. Fuori dalle mura della città, nel frattempo, serpeggia la tensione fra i ribelli, insieme alle voci di una crescente minaccia da parte dei regni del Nord. Questa volta, per sopravvivere, Kiva dovrà destreggiarsi in una complicata rete di bugie, in cui un passo falso potrebbe costarle tutto.
Dopo gli eventi a palazzo, Kiva è tormentata dal bisogno di sapere se la sua famiglia e i suoi amici sono al sicuro, e se coloro a cui ha fatto del male potranno mai perdonarla. I regni di Wenderall sono sull’orlo della guerra e lei si trova lontana dal cuore del conflitto. Ma, stavolta, in gioco c’è molto più del suo cuore spezzato. Un nuovo inizio la porterà a intraprendere una missione pericolosa, una corsa contro il tempo che costringerà nemici mortali e alleati improbabili a lottare fianco a fianco per salvare non solo il regno di Evalon, ma l’intero continente. Ora, Kiva non può più limitarsi a sopravvivere: deve combattere per ciò in cui crede. Per chi ama. Ma con il pericolo che incombe da ogni lato e la vita dei suoi cari in bilico, sarà abbastanza forte da resistere… o questa sarà la sua ultima battaglia?
L’autrice.
Lynette Noni è un’autrice australiana. Ha studiato giornalismo, scrittura creativa e scienze umane all’università, prima di avventurarsi nel mondo della narrativa e diventare un’autrice bestseller a tempo pieno. Sperling & Kupfer dal 2023 ha pubblicato in Italia la saga The Prison Healer.
Bianca Casale
Il bistrot dei libri
DLIN DLON – comunicazione di servizio
Alcuni dei link presenti nei nostri post rimandano a link Amazon. Se cliccate su i nostri link che rimandano a Amazon e comprate qualcosa, riceviamo una piccolissima (issima, issima, issimissima) percentuale.
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“La Notte di Artemide” di Laura Fiamenghi, è il secondo volume autoconclusivo della dilogia “La Guerra dei Vampiri”. Sebbene possa essere letto autonomamente, alcuni elementi narrativi sono collegati al primo volume, “L’Alba di Afrodite” di Barbara Repetto, (di cui abbiamo parlato qui) rendendo la lettura di entrambi i libri un’esperienza più completa.
Fatta questa doverosa premessa addentriamoci ne “La Notte di Artemide”: è un romanzo avvincente e ben scritto, come ormai ci ha abituato Laura Fiamenghi, anche questa volta combina elementi di fantasy, romance e mistero in un mix accattivante, avvincente e assolutamente piacevole. Innegabilmente questo volume ci è piaciuto molto di più, non ce ne voglia Barbara Repetto, ma abbiamo i nostri gusti e La notte di Artemide li incontra molto, molto di più. La storia d’amore tra i protagonisti, Xylia e Egan, è ben congegnata e non scontata, di base vi è il conflitto tra umani e vampiri, come spesso accade nei tanto vituperati romantasy essa risulta un ottimo modo per ragionare, senza neanche troppo sforzo di immaginazione, su diversità e inclusione nel nostro realissimo mondo. I punti di vista alternati dei personaggi riescono a rendere la lettura estremamente scorrevole e coinvolgente, la scrittura della Fiamenghi è leggera e allo stesso tempo efficace, il libro si legge in un fiato.
Il mondo intero si ridusse a quel contatto, a quel preciso istante tra le sue braccia. Non era un momento unico, né irripetibile. Era solo uno dei tanti doni che il destino le aveva concesso. Uno di quelli semplici, veri, che riempiono la vita senza clamore, ma sono più preziosi dell’acqua per la terra arida.
L’ambientazione è una sapiente mescolata di elementi classici e mitici con qualcosa di più dark. Scelta azzeccata. Gli intrighi che si sviluppano sull’Isola di Afrodite sono, insieme a quanto già descritto, gli elementi chiave che rendono questo libro una lettura che non possiamo che consigliare.
Xylia, principessa dell’Isola di Afrodite, nasconde un segreto che potrebbe costarle la vita: è una mezzosangue, un’anomalia in un mondo dove gli equilibri tra umani e vampiri sono fragili e regolati da leggi antiche.
Costretta a fuggire dalla sua amata Isola, trova rifugio nel Regno della Nebbia, una terra oscura dove il sole non sorge mai e gli umani sono ridotti in schiavitù dai vampiri. Qui le viene imposto di sposare il guerriero più feroce e temuto del regno: l’Empio.
«Non farti illusioni, principessa. Non sono il tuo salvatore, non sono un eroe venuto a salvarti dai mostri. Il mostro qui sono io e adesso mi appartieni.»
Tra intrighi, battaglie e desideri proibiti, Xylia dovrà imparare ad abbracciare il suo lato vampiresco, scoprendo che la sua salvezza potrebbe risiedere proprio nel torbido legame con il suo sposo. Un filo invisibile sembra legarli, intrecciato dal destino e, forse, dalla volontà della stessa Dea dell’Amore.
Laura Fiamenghi, classe 1985, originaria di Brescia, appassionata di Romance e Fantasy, per lei scrivere é regalare attimi di buon umore. “La mia più grande soddisfazione é quando un lettore mi scrive e dice di essersi emozionato insieme ai miei personaggi, di aver pianto, di aver riso, immergendosi per qualche ora in un mondo che lo ha fatto sognare.” Laureata in lingue e letterature straniere, abita a Brescia, pratica yoga e coltiva piante grasse. Ama l’Europa piena di leggende e tradizioni e visita costantemente castelli e dimore storiche che ispirino le location per i suoi libri. Anche nota come ‘Alma Rose’ pseudonimo con cui scrive Contemporary Romance e Erotic Romance spassosissimi.
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XYLIA
Paura. Paura di non essere all’altezza come figlia, paura di scontentare i suoi genitori, paura di venire scoperta, smascherata, scacciata. Paura di morire e, ancora di più, di scoprire in che modo. La vita di Xylia era stata una costellazione di paure che l’avevano guidata fino a lì, ritta in piedi sull’orlo di una scogliera a contemplare la rupe sul lato opposto di quell’ansa di mare: l’altare sul quale di lì a una settimana sarebbe stata uccisa, la Rupe di Afrodite. Tra tutte le fini orribili a cui si era figurata di poter andare incontro quando il suo segreto sarebbe stato scoperto, mai e poi mai avrebbe immaginato che i suoi giorni sarebbero finiti così: immolata alla dea a cui era devota, ma non come un sacrificio, come una beffa. La Rupe di Afrodite era il luogo dove la dea protettrice dell’Isola mostrava che il suo amore era in grado di sconfiggere ogni sorta di tenebra. Se nel resto del mondo conosciuto i vampiri erano creature sanguinarie, relegate alla notte, lì erano amici che convivevano pacificamente con i mortali. La Dea dell’Amore concedeva loro il dono di potersi esporre alla luce del sole, diventando i suoi guerrieri benedetti: i Radiosi, vampiri preposti a proteggere l’isola e tutti i suoi abitanti. Il Rito della Luce avveniva da tempo immemore sulla rupe che Xylia contemplava da lontano. Una fanciulla, una vergine, veniva sacrificata per permettere l’ascesa di un Radioso. Un vampiro riceveva il dono di potersi esporre alla luce del sole e una fanciulla moriva. Era un sacrificio per il bene di tutti, un atto di devozione. Sangue che avrebbe salvato dallo spargimento di altro sangue. E Xylia si sarebbe anche arresa al suo destino, accettando di donare la sua vita alla dea, se non fosse stato che il suo sangue era impuro. Il rito non avrebbe funzionato, la dea non avrebbe permesso l’ascesa di un nuovo Radioso e l’intero regno avrebbe scoperto il segreto che nascondeva la sua principessa. Peggio: il segreto che la Regina Olympias aveva cresciuto in seno alla corona, facendosi beffe di ogni legge, persino quella degli dèi. Verrò dissanguata a morte prima di scoprire cosa ne sarà di mia madre? si chiese, stringendo i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi, O verremo lapidate entrambe come due traditrici? In piedi su quella scogliera a picco sul mare, con il vento che le scompigliava i capelli e la rendeva sorda alla città alle sue spalle, Xylia distolse lo sguardo dalla rupe e immaginò di spiccare un balzo e lasciarsi semplicemente cadere. La fine di tutto. Una scelta, almeno per una volta sua. Si sarebbe schiantata sugli scogli acuminati vicino alla riva. L’immagine del suo corpo spezzato e scomposto sulle rocce sottostanti le diede un macabro conforto: quel corpo aveva smesso di preoccuparsi, la sua anima era già in viaggio verso l’Ade, avrebbe bevuto le acque del Lete e dimenticato tutto. Chi era e chi avrebbe dovuto essere, tutte le bugie e i segreti. «Principessa!» la chiamò una delle sue ancelle, che erano rimaste qualche passo più indietro per paura del precipizio. «Principessa, per favore, non state così vicino al bordo.» Xylia socchiuse le palpebre, nascondendo le sue iridi chiare dall’intensa luminosità del giorno, che faceva brillare il profilo delle onde come centinaia di pesci che mostravano il loro ventre cangiante al sole. Non si mosse, lasciandosi cullare da quell’istante in cui tutto poteva ancora essere: bastava un passo. Un solo passo, la caduta, la paura, il vuoto, ci sarebbe stato il pentimento e poi il dolore, ma entrambi non sarebbero durati più che un lampo. «Principessa, venite via da lì!» Che cosa penserai di me, Dolce Afrodite, se mi lanciassi di sotto? Mi perdoneresti? La serva si stava avvicinando per tirarla indietro. Era il momento di decidere: abbandonarsi al fato che l’attendeva, confidando nella benevolenza della sua dea, o scegliere lei come morire? Fu il canto di una rondine a darle la risposta. Una rapida sequenza di trilli vibranti che la costrinse a riaprire gli occhi e sollevare il viso verso il cielo. Il piccolo volatile dalla pancia bianca attraversò il cielo, avanti e indietro, dondolando aggraziato nell’aria azzurra e tra le zampe reggeva qualcosa. Un petalo di rosa. Xylia capì cos’era mentre fluttuava nell’aria proprio sopra la sua testa, con deliberata lentezza, come se il vento che spazzava il resto della scogliera per lui non esistesse affatto. Il petalo, di un rosa vibrante, le planò davanti agli occhi e lei tese il palmo aperto. Non ci fu bisogno di acciuffarlo e metterlo in salvo dal vento, le si posò sulla mano da solo. Il profumo di rose, i fiori preferiti dalla Dea dell’Amore, la travolse con l’intensità di un intero roseto. E quel roseto lo vide, lì gli uccelli cantavano lieti e il sole filtrava tra le fronde rigogliose degli alberi, creando con giochi di luce e ombre alcove fatte apposta per accogliere gli amanti in procinto di consumare la loro passione. L’eco lontana di una voce di donna le risuonò nelle orecchie, un suono radioso e lucente. Parole intelligibili che nessun orecchio umano poteva comprendere perché… «Principessa, venite via!» Xylia spalancò gli occhi di scatto. Si rese conto di non averli mai riaperti e quella che le stava parlando, terrorizzata, era una delle serve che sua madre le aveva messo alle calcagna, non Afrodite. Ancora frastornata dalla visione che aveva appena avuto, si lasciò trascinare via, lontana dal precipizio. Le ancelle si chiusero attorno a lei chiocciando spaventate, ma lei non le ascoltò. Abbassò lo sguardo sul suo palmo chiuso e quando lo aprì vi trovò il petalo rosa. Afrodite le aveva davvero mandato un segno e le stava chiedendo di fidarsi di lei.
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XYLIA
Xylia aveva sei anni la prima volta che capì che c’era qualcosa che non andava in lei. A palazzo c’era una serva, Egle, i capelli di un castano scurissimo e gli occhi verdi come il muschio appena nato che non riuscivano a scorgere nulla a più di un braccio dal proprio naso. Egle era gentile, la lasciava salire sulla sua brandina negli alloggi delle serve e inventava per lei giochi e storie di eroi e di mostri. Le teneva compagnia tutte le volte che riusciva a sfuggire al controllo della sua nutrice, e la bambina le si era affezionata. Quando il fatto avvenne, era il periodo della raccolta delle olive, Xylia avrebbe voluto andare con Egle tra i filari di alberi che crescevano appena fuori dalle mura della Polis ad aiutarla, ma non aveva ricevuto il permesso. Era stata tutto il giorno seduta vicino alle finestre, rimirando il mare azzurro e cangiante come un velo di seta che si intravedeva da lontano, sentendosi sola e dimenticata, ma quando aveva udito le voci delle serve di ritorno era corsa in cortile saltellando di gioia. A venirle incontro, però, non aveva trovato risa e saluti gioiosi. Egle era ferita e singhiozzava in preda al dolore. La sua vista debole l’aveva colta in fallo e la ragazza era inciampata, rompendosi una gamba tra le rocce. La frattura era brutale, spaventosa, con l’osso biancastro esposto nel mezzo dello stinco lacero. Quella vista paralizzò Xylia sul posto. Provò paura, pena per le grida della ragazza che le era tanto cara e anche la soverchiante insicurezza di chi vorrebbe rendersi utile, aiutare, ma non sa da che parte iniziare. Poi, successe anche qualcos’altro. Un aroma ferroso, intenso, le strisciò nelle narici, rapendo tutta la sua attenzione. Il suo sguardo, all’improvviso bramoso e affascinato, non riusciva a staccarsi dalla ferita di Egle, dal sangue che le imbrattava la gamba, dalle gocce vermiglie sulla sua veste chiara, dalla scia di chiazze frastagliate che la ragazza lasciava dietro di sé mentre le altre la trasportavano attraverso il cortile, su per le scale del palazzo. Restando in disparte, le seguì attraverso l’atrio fino alle cucine, dove deposero Egle su un tavolo. Acqua calda, garze, stecche di legno. Le serve si muovevano concitate alla ricerca di tutto ciò che potesse salvare la vita alla povera Egle, ma Xylia quasi non le udiva, tutto ciò a cui riusciva a prestare attenzione era il sangue. Il suo aroma era caldo e dolciastro, un nettare vischioso che le invadeva i sensi, insinuandosi come una tentazione proibita sotto alla sua pelle. E a ogni respiro il suo richiamo si faceva sempre più intenso, una promessa di un piacere oscuro e squisito, che sembrava fatto apposta per trascinarla oltre il confine della ragione. Si avvicinò silenziosa al tavolo. Le altre donne non la videro, e se la videro non le prestarono attenzione. Egle aveva smesso di urlare, il suo viso era pallido, spento, lo sguardo velato e distante come quello di qualcuno in preda alla febbre. Un rivolo di sangue gocciolava giù dal bordo di legno del tavolo. Tic. Tic. Tic. Xylia aveva già le mani chiuse a coppa protratte in avanti. Il sangue sgorgava copioso e le gocce le riempirono i palmi. Le sembrò naturale portarsele alle labbra, come se stesse per bere della semplice acqua, solo più corposa, più allettante… Ci fu uno strattone. Qualcuno l’aveva afferrata per una spalla, scagliandola indietro. Il sangue le scivolò via dalle dita e un sibilo di rabbia le affiorò alle labbra ancor prima di aver capito chi o cosa l’avesse interrotta. Sua madre, la Regina Olympias, richiamata lì dal trambusto, l’afferrò per un polso e la trascinò fuori dalle cucine, prima che potesse emettere una sola sillaba. «Vai nelle tue stanze» le ordinò brusca, con gli occhi chiari che lampeggiavano. «Subito!» La bambina indugiò, le mani vermiglie strette a pugno lungo i fianchi. Ubbidiva sempre a sua madre, per paura delle punizioni, sì, ma soprattutto per il desiderio di compiacerla, lei, quella regina così grande e maestosa, così spesso dimentica della propria figlia. Ma quella volta fu diverso, qualcosa dentro di lei si ribellò, bramava quel liquido vermiglio che ancora le stuzzicava le narici e le faceva venire voglia di portarsi le dita alla bocca e succhiarle come se fossero ricoperte di miele. In qualche modo sua madre capì dove erano diretti i suoi pensieri e l’agguantò di nuovo, trascinandola fino alla fontanella del cortile sul retro. Le mise entrambe le mani sottacqua e gliele lavò furiosamente. Sfregò fino a farle bruciare la pelle, finché il sangue non si diluì senza lasciare traccia. Solo guardando la sua pelle pulita, Xylia tornò la Xylia di sempre. Una bambina educata e mansueta che mai avrebbe disubbidito alla madre, che mai avrebbe ignorato la sofferenza della sua cara Egle per… Per cosa? Bere il suo sangue? Un lamento simile a un vagito le si levò dalla gola, gli occhi pieni di lacrime e vergogna. «Madre…» «Non una parola» la interruppe brusca la regina. Delle serve, richiamate dalla tragedia che si stava consumando nelle cucine, attraversarono di corsa il cortile. La regina attese che si allontanassero, poi tornò a chinarsi su Xylia e la guardò dritto negli occhi. «Quello che è successo oggi non deve succedere mai più. Mai più. Hai capito?» La bambina annuì vigorosamente e le lacrime le rigarono il visino. Aveva paura, si sentiva sporca e sbagliata. «M-ma…» “Cosa è successo?” non ebbe il coraggio di chiederlo. «Se qualcuno è ferito, se vedi del sangue» le ordinò sua madre, «te ne devi andare via subito. Immediatamente. Non ti devi avvicinare per nessun motivo. Se assaggi il sangue, anche solo una volta, per entrambe è finita. Hai capito?» No, Xylia non capiva. Ma rispose comunque di sì. Solo molti anni dopo avrebbe compreso il perché di quella fame cocente che l’aveva colta all’improvviso. Un segreto nascosto in seno alla corte reale, taciuto nel sangue e tra le menzogne. Un segreto che l’avrebbe condannata a morte.
Restammo a guardarci al buio, così vicini da condividere lo stesso respiro. In seguito, saremmo diventati famosi nel mondo per quello: prolungare il momento prima di un bacio fino a renderlo quasi intollerabile, fino a che ogni persona nel pubblico non potesse percepire l’accelerare dei nostri battiti, il puro desidero riflesso nei nostri occhi.
‘The Favorites‘ è un romanzo suggestivo e irresistibile. È davvero un’ossessione e vi rimarrà in testa per molto tempo, anche dopo averlo finito. Dopotutto non è quello che succede quando si legge un buon libro? Layne Fargo scrive storie drammatiche con una, accentuata e gradita, componente femminista. E preghiamo che continui a scriverne: è davvero un talento.
Sei destinato a provare qualcosa, che sia amore oppure odio.
Ero scettica, e anche molto, su questo romanzo, ma sono stracontenta di essermi sbagliata. Dimenticatevi le storia d’amore patinate, lasciate per uno momento da parte gli sport romance che parlano di hockey, fermatevi qui e leggete. Se siete appassionati dei romanzi sportivi, dovete leggere questo romanzo. Se cercate una storia intensa che vi faccia soffrire ed emozionare, che sia oltre la semplice storia d’amore tra due atleti (una componente psicologica presente e ben scritta) dovete leggere questo romanzo. Se ancora non vi ho convinto, aggiungo che lo hanno definito lo sport romance dell’anno (almeno fino ad ora) e hanno ragione da vendere.
Katarina Shaw è stata un esempio per le donne – non solo atlete ma in ogni ambito -, dimostrando che puoi dire ciò che pensi, fare le cose a modo tuo e vincere alle tue condizioni.
Infiliamoci un po’ nella storia: uscito per Mondadori a inizio marzo, con una copertina ed una trama accattivanti, ‘The Favorites‘ è un romanzo che narra la complesse dinamiche di una coppia di atleti, Katarina Shaw e Heath Rocha, e la loro avventura, anche sentimentale, nel mondo artificiosamente raffinato del pattinaggio di figura, descrivendo la competizione spietata e le pressioni affrontate dagli atleti. Kat e Heath sono una coppia di talentuosi pattinatori la cui relazione, sia fuori che dentro la pista, è un ottovolante di amore e odio, passione e conflitti. Dopo che un incidente alle Olimpiadi mette fine alla loro storia i due si separano per un lungo periodo. Si sprecano le speculazioni e i pettegolezzi, ma solo loro sanno come sono andate realmente le cose. Dieci anni dopo quel tragico evento, un documentario riaccende l’interesse del pubblico e Katarina decide non rimanere più in silenzio e raccontare la verità sul passato suo e di Heath. La storia viene raccontata in prima persona proprio attraverso il punto di vista della protagonista e le interviste e testimonianze di chi li conosce ed ha lavorato e vissuto a stretto contatto con loro (cosa che ho adorato davvero). Tutto ciò aggiunge un tocco documentaristico e originale alla storia.
«Pattino con Katarina Shaw e non c’è niente che lei non possa fare.» «Siamo Shaw e Rocha» dissi. «E non c’è niente che noi non possiamo fare. Insieme.»
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L’autrice, con una prosa meravigliosa, nel descrivere le emozioni dei protagonisti scava a fondo nell’animo umano, esplorando temi e sentimenti forti: l’ambizione che divora, i sacrifici che annientano, le relazioni che avvelenano e i giochi di potere che corrompono. La protagonista, incarnazione della maggior parte di questi temi, non ha paura a mostrare le ferite più profonde e la parte più oscura ed egoista dell’animo umano. Il romanzo, inoltre, mette in luce la fragilità dell’essere umano e la forza di volontà che, spesso, spinge a oltrepassare i propri limiti.
Con ‘The Favorites‘, ho provato emozioni contrastanti e potenti: dall’esultanza alla disperazione, dalla tensione al sollievo. È, a mio avviso, uno dei romanzi più memorabili del 2025.
Non serve che mi dilunghi, leggetelo e, sono praticamente certa, mi darete ragione.
Vi consiglio anche di ascoltare la playlist dedicata.
Layne Fargo ha un background nel teatro, negli studi di genere e nella biblioteconomia, quindi è del tutto naturale che ora scriva storie deliziosamente drammatiche e dichiaratamente femministe per vivere. È l’autrice dei romanzi THE FAVORITES, THEY NEVER LEARN e TEMPER, oltre a essere co-autrice della serie bestseller YOUNG RICH WIDOWS, e le sue opere sono state tradotte in più di una dozzina di lingue. Layne vive a Chicago con il suo partner, i loro animali domestici e una collezione di libri in continua espansione che sicuramente leggerà prima di morire.
Rubiamo sempre qualcosa alle persone che amiamo. Metto il sale nell’acqua prima ancora che bolla perchè è così che fa mio padre; mangio il sushi perché era la fissa di una mia compagna di classe, alle medie, una compagna di cui non ricordo il cognome ma di cui conosco a memoria l’ordine all’ all you can eat, ascolto i The Oh Hellos perché mi ero dannatamente innamorata di uno sconosciuto che cantava “Cold Is The Night” a squarciagola davanti al Duomo di Milano. Mi chiedo cosa sia che Iacopo abbia preso da me, cosa abbia strappato dalle mie braccia e fatto suo. Mi chiedo se lo saprò mai, o se un giorno smetterò di chiedermelo, una ladruncola soddisfatta del suo bottino che se ne frega delle sue tasche scucite, delle monete cadute per strada.
Ah, l’amore e l’amicizia! Un binomio che risuona nel cuore di ogni essere umano, un’esperienza viscerale che dipinge le nostre esistenze con pennellate di gioia e, talvolta, con ombre di sofferenza. Sono sentimenti potenti, capaci di edificare legami indissolubili e, in altre circostanze, di sgretolare certezze come vetro. Molto spesso capita che queste due sfere affettive danzino in armonia, nutrendosi a vicenda e rendendoci forti. Forse, quasi invincibili. Altrettante volte, invece, solo una delle due fiorisce, illuminando un sentiero mentre l’altro rimane in ombra. E poi ci sono quei momenti, più amari, in cui ci si ritrova soli, avvolti nel silenzio di ferite che il tempo fatica a rimarginare.
Ci piacerebbe partire con una metafora: un pugno che ti arriva dritto in faccia, poi allo stomaco e infine al cuore. Di fronte a tali tempeste emotive, ognuno di noi reagisce in modi diversi. C’è chi affronta il dolore a viso aperto, cercando la guarigione nelle proprie risorse interiori, e chi, sopraffatto, sceglie la via della fuga. Proprio come ha fatto Pamela, la nostra protagonista, che ha cercato rifugio nell’accogliente Trieste, nella speranza di lasciarsi alle spalle un passato doloroso, un fardello troppo pesante da portare. Ma prima di addentrarci nel suo presente triestino, è necessario ripercorrere le tappe del suo vissuto, mettere ordine nei suoi ricordi, per comprendere appieno le ragioni di questa sua drastica decisione.
Ho sentito dire più volte che non si esce mai dal tunnel della droga, per questo mi sono sempre tenuta lontana da pasticche, siringhe, polveri. Nonostante lo sforzo, però, conosco il loro sapore, e i loro effetti su un corpo umano. Un amore può essere LSD. Un’amicizia può essere metanfetamina. Una persona può essere una combinazione letale. Non so come salvarmi da un’overdose di essere inumano.
Pamela è una ragazza di ventidue anni immersa nella vivace ( e molto stressante) atmosfera universitaria e condivide la sua quotidianità con Acca, la sua fedele amica a quattro zampe dallo sguardo affettuoso e dalla coccola facile. La sua vita sociale è un mosaico di legami intensi con un gruppo di amici che stravede per lei (la dinamica affettiva che intreccia Michele, Andrea e Cordelia, un trio che esplora le sfumature del poliamore con delicatezza è davvero squisita). Nel suo cuore pare che ci sia Aku (scegli me, prendi me, ama me!), un ragazzo finlandese dal fascino nordico, una promessa di futuro stabile e accogliente, tra una risata e una coccola.
Questo precario equilibrio, costruito con tenacia e fatica lontano dalle ombre del passato, viene improvvisamente incrinato dalla notifica luminosa di un nome sullo schermo del telefono. Un presagio inquietante, un’ondata che rompe la superficie placida della sua nuova vita, annunciando il ritorno inatteso di un capitolo che Pamela credeva (molto inconsciamente?) ormai chiuso.
Una singola telefonata, una richiesta di aiuto, agisce come una scossa tellurica, smuovendo sentimenti repressi e riportando prepotentemente nella sua bolla una figura significativa del suo ieri: Iacopo D’Angelo. Definirlo una semplice “vecchia conoscenza” è un eufemismo che non rende giustizia alla profondità del loro legame. Iacopo è stato il compagno di banco, il confidente dei segreti adolescenziali, il primo battito del suo cuore ingenuo. Insieme hanno condiviso i banchi di scuola, le luci del palcoscenico amatoriale, le notti di spensierate baldorie, un’intesa simbiotica che li rendeva, agli occhi del mondo, inseparabili.
Eppure, quel legame apparentemente indissolubile si è trasformato in una ferita lacerante. Iacopo, con azioni e parole che hanno inciso profondamente nell’anima di Pamela, le ha sottratto frammenti di sé, giorno dopo giorno, fino a quando, stremata dal dolore, ha preso una decisione radicale: abbandonare tutto, recidere i ponti con quel passato opprimente e fuggire lontano, cercando un a pace che si è rivelata illusoria.
Ora, quel passato la insegue, reclamando la sua attenzione, costringendola a un confronto inevitabile, un resa dei conti definitiva. Pamela si trova così costretta ad intraprendere un viaggio interiore doloroso e catartico, un percorso accidentato costellato di ricordi amari e silenzi carichi di significato. Un viaggio necessario per sciogliere i nodi del rancore, per concedere e concedersi il perdono, unica via per liberarsi dalle catene del passato e volgere lo sguardo, finalmente sereno, verso quel futuro che la attende, un futuro da vivere appieno, senza il peso dei rimpianti.
Come si scappa da una sensazione? Una dipendenza resta tale anche quando l’oggetto del desiderio, del bisogno, è lontano, perché anche se gli occhi non vedono il corpo intero duole e cerca, cerca ancora, cerca quel che desidera o qualcosa che lo sostituisca.
Affrontare le pagine di questo romanzo ha rappresentato per noi un’esperienza emotivamente intensa. Non certo per una mancanza di fluidità narrativa o di piacevolezza stilistica, anzi, la scrittura si è rivelata gradevole e scorrevole. La vera difficoltà è scaturita dal denso carico emotivo che permea nelle pagine, dalla palpabile sofferenza che si irradia dalle vicende narrate.
Confessiamo di non aver sempre condiviso le scelte intraprese dalla protagonista, Pamela. In alcuni frangenti, la sua reazione, il suo cedimento, hanno suscitato in noi una punta di… fastidio, se possiamo usare questo termine. Ci siamo ritrovate a dissentire internamente, a immaginare un nostro diverso approccio di fronte agli eventi descritti.
Pensiamo, ad esempio, a quella telefonata, quel contatto inatteso dal passato. Istintivamente, la nostra reazione sarebbe stata diametralmente opposta. Avremmo risposto, non senza esitazione. Avremmo prestato ascolto alle parole, alla voce dall’altro capo del filo, non senza una buona dose di disagio e paura. Avremmo accolto quel ritorno, quel riaffiorare di sentimenti che credevamo ormai sopiti, relegati in un angolo remoto della memoria, e che invece, forse, attendevano solo una scintilla per risvegliarsi dal loro torpore. Avremmo fatto i conti con quelle emozioni, anche con il rischio di riaprire vecchie ferite, per poi, con lucidità e fermezza, trarne le conclusioni e, se necessario, chiudere quella conversazione, quel capitolo.
La nostra reazione emotiva di fronte al dolore affettivo è, in effetti, molto diversa da quella di Pamela. Se qualcuno ferisce profondamente, se arriva a spezzare qualcosa dentro di noi, la risposta è netta, radicale: la cancellazione. Non si tratta di un semplice allontanamento fisico o emotivo, ma di una vera e propria eliminazione dalla sfera esistenziale. Quella persona cessa di esistere, come se fosse stata inghiottita da un buco nero della memoria.
Questo meccanismo di difesa, ormai rodato da tempo, forse persino eccessivo nella sua drasticità, rappresenta per me un baluardo protettivo, l’unica strategia che abbiamo trovato efficace per preservare la nostra integrità emotiva e sottrarsi al rischio di ulteriori sofferenze. È un confine netto, invalicabile, che abbiamo eretto a salvaguardia del benessere interiore, una barriera forse rigida, ma che nel tempo si è rivelata essenziale per la nostra ‘sopravvivenza’ emotiva. Leggere le reazioni di Pamela, così distanti dalle nostre, ci ha inevitabilmente portato a riflettere ancora più profondamente sulla personale gestione del dolore e sulla complessità delle dinamiche affettive.
Nel complesso possiamo dire che è un testo semplice ma tosto allo stesso tempo. Dove veniamo messi di fronte alla realtà, alle maschere che indossiamo e togliamo quotidianamente in base a chi frequentiamo e a quanto vogliamo mostrare di noi stessi. Il lavoro fatto dall’autrice è interessante, da approfondire a livello di caratterizzazione in alcuni punti ma molto ben fatto in altri. La penna è veloce e coinvolgente, una struttura semplice e lineare.
Detto ciò abbiamo trovato ‘Maschera per Maschera’ di Vera Lazzaro, un buon romanzo d’esordio. Un romanzo che ripercorre un parte di vita, quella delle relazioni tossiche, che tutti ci ritroviamo almeno una volta nella vita a dover affrontare che si tratti di amore o amicizia. Molto azzeccato il binomio tra vita reale e il teatro che nel romanzo ha un valore molto importante per i protagonisti, soprattutto per quanto riguarda il dover indossare una maschera tutti i giorni.
ringraziamo l’autrice per averci fornito una copia di Maschera per Maschera in cambio di una recensione onesta.
disclaimer: nel nostro blog trovi link per acquisti che ci permettono di guadagnare una piccola commissione per ogni vendita.
Ci sono persone che stanno bene solo nelle spire di una memoria digitale, tra foto scattate e abbandonate. Questo Pamela lo sa, lo ha imparato a sue spese dopo una rottura troppo netta. Sa anche di non poter dire di no, non quando l’amico che le ha voltato le spalle è in difficoltà, in cerca di un posto dove stare. Possono non avere più nulla in comune, ma hanno un passato parallelo, di quelli che non si dimenticano facilmente. Così, Iacopo torna nella vita di Pamela, portando con sé caos, sentimenti contrastanti e uno spettacolo da preparare.
L’autrice.
Classe 2001, Vera Lazzaro è esperta linguistica d’impresa. Impegnata nell’ambito dei concorsi letterari fin dal 2014, sul podio di concorsi come il TuttoMondo Contest di Save the Children e Legalità e Cultura dell’Etica del Rotary International. Un suo racconto viene pubblicato nell’antologia IL POSTINO E ALTRI RACCONTI, edita da Carabba. Tra le altre cose, scrive sceneggiature per opere teatrali e cene con delitto poi messe in scena nella sua città natale, L’Aquila. Nel 2019 inizia a collaborare, come redattrice, con varie testate online, trattando dalla musica alle serie televisive, dai diritti umani alle opere da non perdere, e per sei mesi è Content Ambassador per la piattaforma canadese di scrittura creativa Wattpad. Amante del genere fantasy, ha troppe idee per la testa e non abbastanza tempo per metterle su carta.
L’inizio di questa saga risale al ‘lontano’ 2002, quando Sarah J. Maas pubblicò per la prima volta una versione del primo romanzo sul sito FictionPress, un sito di fanfiction. Un primo punto a favore di questa saga (punto da non sottovalutare di questi tempi) è sicuramente il fatto che è conclusa. È davvero molto semplice reperire tutti e sette i romanzi (sia in libreria, sia usati sulle varie piattaforme e, con qualche difficoltà, anche in biblioteca). Bisogna proprio dirlo, Maas sa come mantenere alta l’attenzione del lettore. Ergo, non ci sono scuse per non leggere questa saga.
Conosciuta come ‘Il trono di Ghiaccio‘ o più recentemente come la saga del ‘Trono di vetro‘, (Mondadori ha diviso la saga in due volumi Draghi) questa fortunata saga fantasy ha conquistato milioni di lettori in tutto il mondo ed è a tutt’oggi una saga che non si dimentica, anzi si legge e si rilegge. E ora che l’ho conclusa, capisco anche il perché. Scritta prima della intramontabile saga ‘ACOTAR’ (la nostra recensione), la storia dell’assassina adolescente di Erilea, Celeana Sardothien, riesce a tenere incollati alle pagine per ben sette romanzi e un prequel. Ci sono alcune similitudini con la saga ‘ACOTAR’, ma a mio parere non ha nulla da invidiare. La nostra protagonista è una ragazza, e successivamente una donna, impavida dalle molte sfaccettature. Difetti, brutalità e vanità vengono compensati da empatia, compassione, amore oltre ogni misura e sofferenze che l’hanno segnata nel profondo. Non è un’eroina invincibile, ma una persona che lotta con le proprie fragilità. Queste contraddizioni rendono Celeana interessante e credibile, in quanto può essere forte e fragile, coraggiosa e timorosa, altruista ed egoista. Ed è per questo che è un personaggio che resta nel cuore. Ovviamente non solo lei. Ogni personaggio, con debolezze e fragilità, con forza e carattere, riesce a imprimersi nella mente e accompagnarci in questa (lunga, diciamolo) avventura. E soprattutto, le donne di questo romanzo si salvano da sole, tutte. Hanno successivamente il loro lieto fine, ma non è il fulcro della loro storia. Sono donne, madri, figlie, guaritrici e guerriere che mettono in gioco loro stesse e combattono per un mondo migliore. Nel Trono di vetro troverete amore, guerre, politica, presunti fidanzamenti combinati e la giusta dose di avventura con qualche omicidio, molti complotti, una lunghissima lotta per il potere e qualche trono da (ri)conquistare. Ovviamente, non scordatevi che ci sono anche i Fae, immancabili nei romanzi di Sarah J. Maas. Troverete anche magia, una particolare fissazione per le stelle, streghe e draghi. C’è anche lo spicy, poco e apprezzato. La saga fantasy a cui non manca niente. Avendola letto dopo ‘ACOTAR‘ ci sono dettagli che si notano di più, ma in ogni caso si legge lo stesso che è una meraviglia. Ci sono persino degli easter egg perché la Maas è davvero un geniaccio nella fidelizzazione delle lettrici e dei lettori.
“Tu potresti scuotere le stelle. Tu potresti fare qualunque cosa, se solo ci provassi. E in fondo lo sai anche tu. E’ questo che ti spaventa più di ogni altra cosa.”
I primi due romanzi hanno un tono molto più young, ma decisamente vale la pena andare avanti nella lettura perché tutto è un crescendo. C’è una diatriba (che credo non finirà mai) in corso su come leggere i romanzi di questa saga: da una parte abbiamo chi dice di leggere prima il prequel ovvero ‘La lama dell’Assassina‘, altri invece sostengono (come anche l’autrice) di leggere il prequel a cavallo tra il secondo e il terzo romanzo, come ho fatto io. Qualcuno dice di leggerlo come quarto romanzo. Trauma prima o trauma dopo, poco importa. Si soffre, molto. Dovete leggerlo, punto. Mettete in conto che ‘La lama dell’Assassina‘ vi farà venire voglia di lanciare il libro fuori dalla finestra e sperare che un certo antagonista muoia sotto atroci torture. (piccolo spoiler: muore. Non sotto atroci torture, ma ci si accontenta.) Un altro dubbio è sul quinto e sesto romanzo perché narrano eventi che sono nello stesso arco temporale. C’è chi dice di leggere prima ‘L’impero della tempeste‘ e poi ‘La torre dell’Alba‘ (io ho fatto così), chi invece preferisce leggerli in tandem (elenco di lettura a lato) e chi invece si domanda se bisogna leggere ‘La Torre dell’Alba‘. La risposta, se vi è sorta questa domanda, è sì.
Nel lontano 2015 Mondadori ha interrotto la pubblicazione della serie (amavo le copertine dei primi due volumi), ripresa poi successivamente grazie a una petizione online dei fan della Maas. Infatti in commercio si può trovare tutta la saga in edizione flessibile ed economica, oppure i due volumi ‘Draghi‘. Un piccola curiosità: l’autrice ha dichiarato che la musica classica è stata una sua fonte d’ispirazione, e per ogni suo libro ha una playlist individuale, la quale ascolta per entrare nell’atmosfera giusta. (E vi giuro che leggendo si nota). “Trono di Vetro” è una saga da non lasciarsi sfuggire e da leggere e rileggere, perché non deluderà per niente le aspettative. La consiglio? Direi proprio di sì!
Celaena Sardothien, l’assassina più pericolosa del reame, lavora per la Gilda, ma è una ribelle solitaria. In missioni pericolose, dalle Isole Morte al Deserto Rosso, Celaena infrange gli ordini. Per restare in vita, dovrà rischiare ogni cosa. Questo è il prequel de “Il trono di ghiaccio”, con cinque avventure e il racconto inedito “L’assassina e la guaritrice”.
Quando la magia svanì, un re malvagio si insediò sul trono di ghiaccio. Un’assassina giunge a corte, non per versare sangue, ma per riscattare la sua libertà. Dovrà affrontare ventitré contendenti in una sfida per diventare la sicaria del re e fuggire dalle miniere di Endovier. Il suo nome è Celaena Sardothien. Presto, la sua lotta per la vittoria si trasformerà in una battaglia contro un’oscura minaccia che incombe sul reame. A lei il compito di sconfiggere l’oscurità prima che tutto sia perduto.
Celaena è emersa dalle miniere di Endovier, vincitrice di una lotta mortale per diventare la campionessa del re. Da mesi, la sua lama serve la corona, ma il giuramento è una farsa: le sue vittime fuggono, le loro morti inscenate. Presto, però, un pericolo più oscuro del re la attende. Nelle viscere del castello, un’ombra si allunga, forse un eco di antichi rituali magici proibiti.
Le cicatrici di battaglie mortali e indicibili sofferenze non avevano piegato Celaena, ma l’omicidio della sua amica più cara l’aveva annientata. Il senso di colpa e la rabbia la spingono verso la vendetta contro il re di Adarlan. La chiave per distruggere il tiranno giace nelle parole di Maeve, la regina dei Fae, a Wendlyn. Chaol, il Capitano della Guardia Reale, l’ha mandata lì, un sacrificio per proteggerla, senza sapere che il viaggio potrebbe essere fatale.
Avvolta nuovamente nel manto dell’assassina, Celaena fa ritorno a Rifthold, non più schiava, ma Aelin Ashryver Galathynius, regina di Terrasen. Prima di riconquistare il suo regno, dovrà affrontare i suoi demoni, combattere per la vita e sfidare una passione divorante. E soprattutto, dovrà incrociare nuovamente il suo vecchio padrone, il Re degli Assassini, bramosa di vendetta.
Il cammino di Aelin Galathynius, l’ultima erede della sua stirpe, la principessa perduta di Terrasen nota come Celaena Sardothien, è appena iniziato, un viaggio che la porterà dall’ombra dell’assassinio al trono. I regni di Erilea sono sull’orlo del collasso. Per salvare coloro che ama dalle forze oscure, dovrà stringere alleanze impensabili con i suoi nemici. Mentre la guerra incombe, la sua unica speranza di salvezza risiede in una ricerca disperata, che potrebbe costarle tutto ciò che le è caro.
Chaol Westfall e Nesryn Faliq giungono alla fulgida Antica, per stringere un patto con il khagan del Continente meridionale: i suoi eserciti sono l’ultima ancora di salvezza per Erilea. Ma il loro viaggio ha un secondo scopo: nella mitica Torre Cesme, cercano una guaritrice che possa curare Chaol. Una come Yrene Towers, scampata all’orrore delle persecuzioni di Adarlan contro i maghi guaritori. Yrene non vuole aiutare il giovane ex nemico. Ma il suo giuramento di curare i sofferenti la obbliga. Intrappolati nelle trame del khaganato, Chaol, Nesryn e Yrene stanno per svelare segreti che potrebbero salvare il loro mondo, o condannarlo.
Aelin ha sacrificato tutto per salvare il suo popolo, ma il prezzo è stato terribile: imprigionata in una bara di ferro da Maeve, è costretta a sopportare torture insopportabili per proteggere coloro che ama. Ma anche la sua forza vacilla. Non è sola nella lotta per la sopravvivenza, mentre i destini dei vari personaggi si intrecciano in un disegno ineluttabile.
«Sai come si fa a vivere per trecento anni?» gli domanda. Quando lui le chiede in che modo, lei sorride. «Come si vive per uno soltanto. Un secondo alla volta.»
Pubblicato nel 2020 da Mondadori, ‘La vita invisibile di Addie LaRue‘ racconta la storia di Adeline “Addie” LaRue, una giovane donna francese che, la notte del 29 luglio 1714, scappando da un destino che le sta stretto – un piccolo villaggio, un matrimonio indesiderato, figli – stringe un patto faustiano con un’entità oscura che cambierà totalmente la sua vita.
In cambio della libertà di decidere della sua vita, Addie verrà maledetta, condannandosi a un’ esistenza di solitudine, perché destinata a essere dimenticata da chiunque la incontri. Non riuscendo a lasciare neanche una traccia di sé stessa (o forse sì), Addie impara a dare valore ai piccoli momenti, a custodire la sua anima. Un incontro inaspettato metterà in discussione tutti i suoi tre secoli di vita.
«Tre parole, abbastanza grandi da far ribaltare il mondo. Io mi ricordo.»
Un viaggio emozionante, lungo ben trecento anni nel cuore dell’immortalità, che segue due linee temporali: il passato di Addie, che ripercorre i secoli della sua esistenza, e il presente, dove incontra un giovane uomo di nome Henry Strauss che, non si sa come, si ricorda di lei al contrario di tutte le altre persone. Addie è immediatamente perduta?
È proprio il caso di dirlo: bello fuori, meraviglioso dentro. Ho amato ogni cosa di questo romanzo, a partire dall’edizione cartacea, edita da Oscar Vault, fino alla scrittura molto suggestiva, un worldbuilding per nulla banale e una profondità emotiva che riesce a catturare la bellezza e la malinconia della storia di Addie. È una storia d’amore, di perdita e ricerca di sé stessi, di memoria che esplora l’essenza dell’umanità e il desiderio di essere ricordati, anche solo da una singola persona. Un romanzo che fa riflettere sulla natura del tempo, dell’amore e dell’identità. Ma anche, è necessario porre l’accento anche su questo, è un romanzo fantasy indimenticabile: una storia originale e avvincente, personaggi sviluppati meravigliosamente, sono certa che non riuscirete a metterlo giù.
Cos’è una persona, se non il segno che lascia al proprio passaggio? Lei ha imparato a destreggiarsi tra le erbacce spinose, ma a certi graffi è più difficile sottrarsi: un ricordo, una fotografia, un nome.
Questo romanzo è stato paragonato a opere come “Vita dopo vita” di Kate Atkinson e “La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo” di Audrey Niffenegger, ma con un pizzico di oscurità in più. Nel lontano 2021 è stata annunciata una trasposizione cinematografica, ma ad oggi non si sa ancora nulla. Forse perché rendere una tale meraviglia sullo schermo è risultato troppo difficile. Addie ha la maledizione di essere dimenticata ma il romanzo che narra la sua storia invece è assolutamente impossibile da scordare, è davvero una lettura imperdibile.
Victoria “V.E.” Schwab è l’autrice di bestseller numero 1 del New York Times di più di una dozzina di libri, inclusa l’acclamata serie ‘Shades of Magic‘ che comprende i romanzi ‘Magic‘, ‘Legend‘, ‘Dark‘, la saga di Cassidy Blake che comprende i romanzi ‘Città di spettri‘, ‘Tunnel di ossa‘ e ‘Ponte di anime‘. Un altra serie, inedita in italia, è ‘Monsters of Verity che include i romanzi ‘This Savage Song‘ e ‘Our Dark Duet‘. Il suo lavoro ha ricevuto il plauso della critica, è stato menzionato sul New York Times, Entertainment Weekly, Washington Post e altri, è stato tradotto in più di una dozzina di lingue ed è stato opzionato per la televisione e il cinema. Quando non sta infestando le strade di Parigi o arrancando sulle colline inglesi, vive a Nashville e di solito è rannicchiata nell’angolo di un bar, immaginando mostri.
Il vero primato della Stratford era che in nessun altro posto si praticava con tanto accanimento la negazione all’evidenza.
Bianca Marconero, autrice italiana molto apprezzata nel panorama romance, è tornata in libreria con una nuova storia riuscitissima, confermando la sua capacità di non deludere mai le aspettative. ‘Il mercante di vendette‘ è un nuovo audace retelling gotico e moderno scritto dalla magica penna di questa scrittrice ed è edito da ‘Giunti Editore‘.
Nonostante il titolo che richiama ‘Il mercante di Venezia’, in questo libro la Marconero, con un certo stile, riprende i personaggi chiave di un’altra delle tragedie di Shakespeare, forse una delle più incisive e riuscite: l’Otello. L’autrice è riuscita a intessere un’atmosfera di suspense che cattura fin da subito l’attenzione del lettore, e alimenta la curiosità su possibili colpi di scena. Il romanzo, non esente da elementi contemporanei, esplora anche le dinamiche psicologiche presenti in “Otello”, come l’inganno, la gelosia e, soprattutto, la vendetta.
«Tu non hai la sensazione che siamo tutti su un grande palcoscenico, intrappolati in ruoli e aspettative?» chiese Julian. «Non ti senti come un attore con un copione in mano?» «L’importante è che tu sia l’autore di quel copione. Che sia padrone, se non della tua vita, almeno delle tue maschere.»
“Il Mercante di vendette” è ambientato alla Stratford, una prestigiosa scuola d’élite dove gerarchie, rivalità e inquietanti leggende si intrecciano con le lezioni e i segreti gelosamente custoditi. La leggenda più famosa è quella del “Mercante di vendette”, una figura misteriosa che regola i conti (dietro lauto compenso) per chi ne fa richiesta. Alcuni, come Otello Spencer e Iago McGregor, non credono alla sua esistenza; altri, come Bianca Duchamp, sono determinati a smascherarlo. Nella sua ricerca della verità sul Mercante, Bianca si trova intrappolata nell’enigma che è Iago. Perché non riesce a stargli lontana e perché lui la tratta male, mentre con gli altri è sempre gentile? Dubbi e domande che porteranno Bianca a scontrarsi con una realtà scomoda e a mettere in gioco tutto: cuore, mente e anima.
Guardare Iago era come guardare una lavagna nera su cui nessuno si era ancora deciso a scrivere qualcosa.
Devo ammetterlo, conoscevo a grandi linee la tragedia di “Otello”, ma questo riadattamento mi ha piacevolmente scombussolato e sorpreso. L’Otello è comunque un’insieme di sentimenti negativi che culminano in una tragedia. Ne ‘Il mercante di vendette‘, al contrario, ti ritrovi a fare il tifo per il “cattivo” #morallygrey della storia. Se si aggiunge che mi sto appassionando sempre di più ai dark academy e, come previsto, lo stile di scrittura di Bianca Marconero non ha deluso le mie aspettative ne esce fuori un retelling che ti assorbe completamente.
La lettura mi ha tenuto incollata alle pagine (con anche un po’ di tachicardia in alcune parti) creando una tensione palpabile – Bianca è una maestra nel costruire atmosfere suggestive – e alimentando la mia curiosità su come si sarebbe evoluta una storia il cui finale è noto a tutti. In alcuni momenti, mi ha ricordato ‘Dio di Illusioni‘ di Donna Tartt, soprattutto per l’ambientazione, gli intrighi complessi e alcune dinamiche psicologiche dei personaggi.
Acquistando il romanzo sul sito della Giunti o ordinandolo nella vostra libreria è possibile ricevere una copia personalizzata del romanzo con i meravigliosi sprayed edges di nola_sprayed_edges.
Ringraziamo Bianca Marconero e la Giunti Editore per averci dato, di nuovo, la possibilità, di leggere questo nuovo romanzo in cambio di una nostra opinione onesta. Ed eccola quindi la nostra onesta opinione: dovete assolutamente procurarvi il romanzo e leggere con i vostri occhi come si può cambiare una storia tragica in una di rinascita e rivincita.
Bianca Marconero è una scrittrice italiana. È nata sotto il segno del Leone e vive a Reggio Emilia con il marito e i due figli. Dopo la laurea in Lettere ha lavorato come copywriter per riviste e progetti editoriali per l’infanzia. È però riuscita a realizzare il suo sogno: inventare storie. Esordisce con ‘Albion‘, un fantasy young adult, ma finisce per scrivere romance perché ha un fondato sospetto e un titubante certezza che una grande storia sia sempre una storia d’amore. Oggi è una delle scrittrice di narrativa rosa più amate, con romanzi che parlano di grandi amori, con un pizzico di dolore (che ci piace, lo ammettiamo!) che hanno riscosso molto successo, tra cui la serie The Fu*king Series composta da ‘Un maledetto lieto fine‘ e ‘Un maledetto per sempre‘, la Tabloid Building Series con i romanzi ‘Non è detto che mi manchi‘, ‘Le nostre prime sette volte‘ e ‘L’ultimo bacio‘, la serie Royal London Knights con il primo romanzo uscito nel 2023 intitolato ‘Dream Kiss‘. Non si sa ancora quando arriverà il secondo romanzo ‘French Kiss’. Tra i suoi romanzi spiccano anche un storico romance intitolato ‘Il ritorno del conte‘. Seguendo l’onda dei retelling, ha pubblicato nel 2024, con Giunti Editore, ‘Lady Pride and Mister Prejudice‘, retelling del romanzo ‘Orgoglio e Pregiudizio’ di Jane Austen.
«Non l’ho mai fatto in vita mia. Qualche consiglio?» «Cerca di saltare in acqua.» «Ottima dritta.»
Ali Hazelwood è, indiscutibilmente, una delle nostre romanziere preferite. In casa de ‘Il bistrot dei libri’ quando sta per uscire un romanzo di questa autrice si preparano festeggiamenti secondi solo a quelli del mese del Salone del Libro. Fatta questa doverosa premessa veniamo a ‘Deep End‘, uscito a inizio mese per la Sperling & Kupfer: fondamentalmente è uno sport romance ambientato al college di Stanford dove una promettente tuffatrice in crisi e un nuotatore olimpionico cercano segretamente del sesso kink e rischiano, clamorosamente, di innamorarsi perdutamente.
Scarlett Vandermeer ha sempre nuotato controcorrente. Studentessa del terzo anno a Stanford, si sta concentrando sull’ammissione alla facoltà di Medicina mentre si riprende dall’infortunio che ha quasi messo fine alla sua carriera di tuffatrice dalla piattaforma. Non ha tempo per le relazioni – o almeno questo è quello che ripete a sé stessa. Anche Lukas Blomqvist vive di disciplina. Campione del mondo e capitano della squadra di nuoto, è così che vince medaglie d’oro e batte ogni record: massima concentrazione, a ogni bracciata. A prima vista, fuori dalla piscina, Lukas e Scarlett non hanno nulla in comune, se non la passione per l’acqua. Ma per pura combinazione, i due vengono a conoscenza di un «segreto» che condividono e che è difficile da ignorare quando finiscono a lavorare insieme allo stesso progetto di biologia. E così, mentre la pressione per le Olimpiadi cresce, anche l’attrazione tra loro aumenta. Stare lontana da Lukas diventa impossibile e Scarlett si rende conto che il suo cuore potrebbe affondare in acque pericolose…
Una delle cose più apprezzate dei libri di Ali Hazelwood è la loro coerenza. Con lei sai che leggerai di un personaggio principale femminile forte e intelligente, un personaggio maschile mai scontato e sempre affascinante e un interesse amoroso che mette a dura prova il cuore. E sai già che il lui protagonista si innamora sempre per primo, (#hefallfirst) o almeno se ne rende conto per primo. Sai già che ci saranno alcuni momenti di crisi lungo la strada, ma sai anche che tutto finirà bene, arriva il giusto happy ending come ogni romance che si rispetti. Ciò che rende i suoi libri davvero divertenti e succulenti da leggere è il ‘viaggio’: le battute, la chimica, i conflitti personali e relazionali – tutto si mescola per creare un romanzo page-turner che si mette giù con estrema difficoltà.
Non c’è ragione per cui dovrebbe essere qui. Non c’è ragione per cui dovrei lasciarlo entrare. Non c’è ragione per prenderlo per mano e condurlo in camera mia. Non c’è ragione per niente di tutto ciò, eppure seppellisco il viso nella curva del suo collo e mi addormento dopo pochi istanti con il suo profumo nei polmoni.
In ‘Deep End‘, Ali Hazelwood però ci stupisce, in positivo, con nuovo tipo di dinamica. Scarlett e Lukas sono entrambi interessati al mondo BDSM e inizialmente si impegnano in una relazione puramente sessuale basata sui loro interessi condivisi. Il risultato è probabilmente il libro più spicy del suo catalogo pubblicato finora. Le scene di sesso generalmente non mi scompongono; talvolta posso leggerle in pubblico senza nemmeno una smorfietta. Ma in ‘Deep End‘, mi sono ritrovata con la faccia rossa e la mascella cascante. Sì, è davvero così hot, ma contestualmente, è anche un’esplorazione incredibilmente rispettosa di questo tipo di vita sessuale. Fin dall’inizio, il rapporto di Scarlett e Lukas è costruito sulla fiducia e sul consenso, il che rende tutto ancora più intrigante e hot.
Ma il libro non è solo questo, lo sviluppo del personaggio, la crescita delle relazioni e i momenti toccanti in ‘Deep End‘ colpiscono altrettanto duramente. Ecco perché ci piacciono così tanto i libri di Ali Hazelwood: sono grandi storie d’amore, sì, ma sono anche esplorazioni incredibilmente commoventi dei personaggi. Scarlett proviene da una famiglia che è tutto fuorché convenzionale, è stata cresciuta dalla sua matrigna dopo che entrambe sono fuggite dal padre violento, sta lottando con un infortunio che ha quasi posto fine alla sua carriera sportiva, e sta lottando giorno dopo giorno con l’idea che potrebbe non avere il controllo della sua vita come pensava. Durante la lettura, siamo con Scarlett e la vediamo affrontare tutte queste prove in un suo viaggio disordinato, pieno di piccoli passi avanti e insicurezze e regressione. La accompagniamo in un pezzo di vita. Come la maggior parte del lavoro di Ali Hazelwood, Deep End è, alla fine, una storia dolce, piena di speranza, romantica, confortante e sì, sexy da restarci secche.
«Di cosa hai paura, allora?» «Ho paura dell’imprevedibilità dell’esistenza. Ho paura di non essere in grado di controllare la direzione che prenderà la mia vita. Per quanto possa pianificare tutto, ho paura di non essere in grado di evitare le esperienze più brutte e dolorose. Ma soprattutto…Principalmente, ho paura di provare a fare qualcosa e scoprire di non essere perfetta.»
Con la premessa che avevo già posto fin dall’inizio sapevate che sarebbe stata una recensione non completamente imparziale. Ali Hazelwood non mi ha mai deluso, e dopo aver letto ‘Deep End‘, sono convinta che potrebbe non farlo mai. Questo romanzo è sexy, divertente e un esempio di quanto possa essere disordinata, caotica e selvaggia ma anche perfetta, la vita reale.