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Segnalazione: Plesio pubblica ‘Ramen Fantasy’, la raccolta di racconti di Michele Gonnella, Serena Lavezzi, Laura Silvestri, Luca Moretti, Federico Galdi, Marco Rubboli e Caterina Franciosi

Casa Editrice: Plesio Editore | Prezzo: € 12,00 | Data di uscita: 21 giugno 2021

Sette autori: spade ronin spruzzate di sangue e sakè,
penne senza padrone caricate a cattiveria e sprezzo del bushido.
Qui gli hentai finiscono male, e tutti restano a bocca asciutta.
Qui l’umanità del maestro del tè nasconde solo la sua indole mafiosa.
Qui non ci sono opulenze imperiali.

L’oro degli occidentali vale più dell’onore d’un ventre squarciato!

Lasciate ai samurai la poesia dell’impermanenza,
e gustatevi il wabisabi del miglior ramen del feudo.
Gli altri se ne vadano pure a seppuku.

La prima raccolta di racconti targata Plesio Editore è pronta a portarvi in un Giappone antico e fantastico quanto ormai dimenticato. 

Un tempo in cui l’onore è importante, ma la vita di più. 

Lì dove il grimfantasy incontra l’oriente, ecco nascere un volume che vi sorprenderà tra storie epiche, folklore e sarcasmo. 

Siete pronti a questo viaggio?

Gli autori presenti in questa raccolta sono:


Michele Gonnella

Non posso non provare edificante sollazzo nel dare pedate negli stinchi a tutti i nazismi letterari di genere: puristi, categoristi e mostrisacrismi vari; tutta gente che, quando siamo spuntati io e altri come me, o si è nascosta in soffitta, o si è convertita o ci ha affrontato con risultati abbastanza scarsi. In effetti, abbiamo fatto un bel massacro di queste parodie d’artista, il sangue ci arriva agli stinchi, ma contiamo di sentirlo bagnarci le terga entro il 2022. Da questa breve e frizzante premessa, lo scopo del RamenFantasy dovrebbe esser chiaro: dopo cotanto folklore italico, volevo cominciare ad andare a menare laddove onore e disciplina, sulla carta, non lo permettono… Il Giappone.

Serena Lavezzi
Laura Silvestri
Luca Moretti
Federico Galdi
Marco Rubboli
Caterina Franciosi

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Segnalazione: La Città di Vapore, Carlos Ruiz Zafón

AGGIORNAMENTO:
La data di uscita è prevista per il 9 Febbraio 2021

Quarta di copertina: L’ultima opera dell’autore de “L’ombra del vento”, l’omaggio letterario con cui Carlos Ruiz Zafón ha voluto congedarsi per sempre dai suoi lettori. «Posso evocare i volti dei bambini del quartiere della Ribera con cui a volte giocavo o facevo a botte per strada, ma non ce n’è nessuno che desideri riscattare dal paese dell’indifferenza. Nessuno tranne quello di Blanca.» Si apre così la raccolta di racconti che lo scrittore della saga del Cimitero dei libri dimenticati ha voluto lasciare ai suoi lettori. Un ragazzino decide di diventare scrittore quando scopre che i suoi racconti richiamano l’attenzione della ricca bambina che gli ha rubato il cuore. Un architetto fugge da Costantinopoli con gli schizzi di un progetto per una biblioteca inespugnabile. Un uomo misterioso vuole convincere Cervantes a scrivere il libro che non è mai esistito. E Gaudí, navigando verso un misterioso appuntamento a New York, si diletta con luce e vapore, la materia di cui dovrebbero essere fatte le città. “La città di vapore” è una vera e propria estensione dell’universo narrativo della saga di Zafón: pagine che raccontano la costruzione della mitica biblioteca, che svelano aspetti sconosciuti di alcuni dei suoi celebri personaggi e che rievocano da vicino i paesaggi e le atmosfere così care ai lettori. Scrittori maledetti, architetti visionari, edifici fantasmagorici e una Barcellona avvolta nel mistero popolano queste pagine. Per la prima volta pubblicati in Italia, i racconti della “Città di vapore” ci conducono in un luogo in cui, come per magia, riascoltiamo per l’ultima volta la voce inconfondibile dello scrittore che ci ha fatto sognare.


Carlos Ruiz Zafón, autore conosciuto e amato in tutto il mondo, è mancato lo scorso 19 giugno, ma forse ha lasciato per i suoi lettori un piccolo regalo?
La sua prematura scomparsa è una ferita aperta per i lettori che lo hanno seguito in tutti questi anni ed hanno amato i suoi romanzi. Come sempre quando un autore amato ci lascia i pensieri sono tanti, speravamo di poter leggere, in un futuro prossimo, qualche altro suo romanzo che ci avrebbe tenuti incollati alle pagine.
Ma purtroppo così non sarà, o forse no.

Secondo le voci che circolano sul web sarà pubblicato, il prossimo 17 novembre, dalla casa editrice spagnola Planeta, un’antologia intitolata La ciudad de vapor che conterrà l’omonimo racconto ed altri quattro, inediti almeno in Italia, dell’autore.
Questi quattro testi sono stati pubblicati precedentemente su altre riviste ed ora saranno raccolti in questa antologia che dovrebbe essere pubblicata da Mondadori nel corso del 2021.

Dalle prime anticipazioni: “l’eco del cimitero dei libri dimenticati risuona in quest’opera che l’autore ha concepito come un riconoscimento ai suoi lettori che lo avevano seguito durante la saga de L’ombra del vento”, quindi se ne deduce, anche secondo il quotidiano La Vanguardia, che i racconti si ricolleghino a personaggi e situazioni presenti nella meravigliosa e indimenticabile tetralogia del Cimitero dei libri dimenticati che vi ricordiamo è formata da L’ombra del vento (2002), Il gioco dell’angelo (2008), Il prigioniero del cielo (2011) ed Il labirinto degli spiriti (2016).
Restiamo in attesa.

Pubblicato in: Narrativa contemporanea, Raccolta/Antologia

Brave con la lingua. Come il linguaggio determina la vita delle donne, Giulia Muscatelli

[ Il ricavato della vendita di questo libro verrà devoluto a chi con coraggio e dedizione si batte contro la violenza sulle donne. ]

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Titolo: 
Brave con la lingua. Come il linguaggio determina la vita delle donne.

Autore:a cura di Giulia Muscatelli

Casa Editrice: Autori Riuniti

Prezzo: € 15.00

Pagine: 174 pagine

Valutazione: ✓✐✐✐✐✐


Descrizione: Alcuni libri nascono da un’idea forte, altri da una suggestione. In rari casi nascono dal bisogno di capire qualcosa che non era ancora chiaro prima che venissero alla luce. Brave con la lingua è questo: una raccolta di racconti di quattordici autrici italiane che usano la narrazione come strumento per liberarsi delle parole chiuse – ecco il loro nome – che per anni le hanno incastrate all’interno di definizioni errate. Quattordici autrici che ci aiutano a comprendere la condizione della donna nel nostro Paese e come questa sia anche una questione di linguaggio. Certi libri si pubblicano con la speranza che possano insegnarci qualcosa: come essere un po’ più bravi con la lingua, per esempio.


Recensione:  “Ogni giorno, per quanto possiamo o crediamo di essere attenti, definiamo l’altro. Chiamiamo incompetente l’operatore che non ci aiuta a risolvere una questione, odiosa la commessa che non sembra darci l’attenzione che meritiamo, insensibile l’amica che si è scordata di chiederci come è andato l’ennesimo colloquio. Ogni giorno, senza interrogarci – perché siamo stanchi, siamo delusi, siamo di fretta -troviamo quella parola che libera esce dalla nostra bocca e cade chissà dove, forse rimane sospesa, forse arriva dritta alla testa del destinatario. Del suo effetto, il più delle volte, non sappiamo quasi niente. Il suo effetto non è qualcosa che prendiamo in considerazione.

Le donne lo sanno bene. Da secoli gli esseri umani sono portati a circoscrivere all’interno di una definizione tutto ciò che non riescono a cogliere, perché accettare l’incognita è un atto che richiede impegno.
E cosa c’è di più inspiegabile di una donna? L’unico essere che può riprodursi, l’unico che porta con sé il concetto d’infinito. È facile capire come mai si cerchi di placare qualcuno con queste caratteristiche. La risposta è intrisa di paura, di timore – una volta ancora – di quello che non riusciamo a comprendere. Ma non potevano buttarci fuori di casa- in quella casa, in fondo, desiderano che restiamo – e allora ci hanno messo all’angolo: prima come madri, poi come casalinghe, puttane, pazze, isteriche, belle ma solo belle, intelligenti ma inguardabili.
Nonostante questo, ancora oggi, non sono riusciti ad afferrarci.
Le parole continuano però a essere il mezzo attraverso il quale provano a tenerci immobili.
Quelle sbagliate – le parole chiuse, che ci chiudono – le usano tutti: i nostri capi, le nostre madri, le nostre amiche, i nostri uomini, ma pure il salumiere che vediamo una volta a settimana, o la nostra vicina sul treno. Nessuno di loro immagina in che modo quelle espressioni ci abbiano definito, anche quando erano un tentativo di adularci.

Abbiamo chiesto a quattordici donne di raccontarci qual è stata l’espressione che le ha definite nel corso della loro vita. E poi, a ognuna di loro abbiamo chiesto di scriverne.
Quello che apprestate a leggere è il risultato di tante riflessioni, a volte anche dolorose, attorno a una singola affermazione. Ma ancora di più è la dimostrazione di come sia possibile uscire dalle gabbie linguistiche e, diventare, davvero Brave con la lingua.
Siamo brave con la lingua perché ci piace raccontare storie, adoriamo inventare universi sempre nuovi. Siamo brave con la lingua quando otteniamo un risultato per il quale abbiamo lavorato tanto, quando diamo consigli, quando apriamo bocca e diciamo a voce alta cosa non ci sta bene. Siamo brave con la lingua anche a letto con un uomo che ci piace, e difendiamo queste abilità tanto quando difendiamo il diritto di non essere giudicate per questo.
Questa non è una raccolta di scritti femminili, questo è un libro.
Quelli che leggerete non sono racconti di donne, sono storie di esseri umani. Se tutti voi riuscirete a cogliere in questo modo le pagine che seguono, allora significherà che abbiamo fatto bene il nostro lavoro.
E quindi iniziamo. Iniziamo così, una donna alla volta. Iniziamo raccontando.
Benvenuto in un nuovo linguaggio.”
[ Estratto dalla prefazione di Giulia Muscatelli ]

Questo libro racconta storie,  storie di donne e di tutto quello che sta intorno, il linguaggio che descrive i contorni di quello che siamo o potremmo essere.
Storie di donne, scritte da donne, raccolte in un libro curato da una donna. 
Storie pubblicate per dare voce a quell’urlo strozzato e straziante che il genere femminile grida o vorrebbe gridare se fosse messo nelle condizioni di.
Invece no, non puoi urlare “pazza”, ” isterica”, “che c’hai il ciclo?”,  “devi stare zitta”, già.
Perché sei uguale agli uomini e lavori come loro, anche più di loro, ma ti pagano di meno. Perché sei brava a scuola, ma quell’indirizzo di studi no, quello non è da femmine.

Non sai cucinare? E tua madre non ti ha insegnato, poverina.
Ti hanno spaventato con quei commenti sconci e la minaccia di violenza? E perché te ne vai in giro con quei pantaloni così stretti, sembri un po’ puttana, te la cerchi. 

Pronto, buongiorno, è lo studio Pallo e Pinco?
Sì, buongiorno dica pure?
Mi passa l’architetto?
Sono io l’architetto.
Ah, ma io pensavo fosse un uomo.

Portavi un tanga? Ma è ovvio che ti abbiano stuprata, te la sei cercata.
TE LA SEI CERCATA.

Ma non credo che tu avrai problemi, ti vedo cazzuta/ si vede che hai le palle/ sembri un uomo.

Mi ha dato solo uno schiaffo, era molto arrabbiato perché la casa era sporca/non ero pronta/mi ero vestita male/la cena non era in tavola/ non ho fatto la spesa…

Quella è la capa, è arrivata fin là ma non ha avuto figli, si è sacrificata per la carriera, una mezza donna. 

Siete maschi e quindi pensate che queste cose interessino solo le donne?
Siete sicuri?

Congedo di paternità? No, per carità.
La nascita di un figlio per un padre non comporta certo la necessità di prendere dei giorni per dedicarsi a questa cosa, ci mancherebbe.
O peggio ancora si sostituisca alla madre dopo la nascita nell’accudimento del bebé.
Siete tutti pazzi. Che vada pure a lavorare.
Lasciamo tutto fermo al medioevo.
Si è sempre fatto così.

Gli uomini pensano solo a quello, non sono in grado di cuocersi un uovo, stirare, fare le pulizie, figurarsi vivere da soli!

Vuoi fare il fioraio/stilista/infermiere/maestro figlio? Ma quello è un mestiere da donne, o da checche.
Tu sei una checca? 

Cosa fai? Piangi come una femminuccia? SII UOMO!?

Mario lavora nella scuola dell’infanzia/primaria? Ma quindi insegna motricità? Siamo sicure che non gli vengano degli strani istinti?

Smettiamo, per nausea.
Ma ne abbiamo per tutti.

Perché siamo arretrati?
Pieni di pregiudizi?
Non possiamo proprio fare nulla contro questa cosa?
Perché si è sempre fatto così?

O forse sarebbe il caso di renderci conto che quello che diciamo ci definisce, che il linguaggio e le parole scolpiscono i nostri contorni.  Quello che ci viene detto si adagia su di noi come una condanna.
Si plasma su di noi, infiltrandosi fin dentro i più reconditi meandri di noi stessi. Soffocandoci.

Che a te, amica donna, basta poco per renderti conto che spesso sei tu la meno solidale con le altre.
Che a te, uomo, basta poco per renderti conto che la cosa tocca anche te.
Che basta poco a tutti per andare a prendere questo libro in molte copie e regalarlo per Natale.
Ma prima leggetelo.
Leggetelo e pensate.
Leggetelo e agite.


P.S. Il bistrot dei libri è un blog, come tale non ha un luogo di residenza, vive nella rete, chissà dove.
Ma noi invece abbiamo una città, Torino,  e soprattutto un quartiere, Borgo Vittoria, che è casa nostra da sempre, qui siamo andate a scuola, qui abbiamo giocato da bimbe, qui siamo diventate grandi.

Ed ecco perché abbiamo aderito con piacere al Tavolo di Borgo Vittoria. Il Tavolo raccoglie entità diverse e collabora per promuovere iniziative culturali, sociali ed aggregative per fare in modo che questa nostra casa resti accogliente, sveglia, produttiva e sicura.
Per il 25 Novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ci sarà un evento speciale, Cuore Unico, uno spettacolo teatrale contro la violenza sulle donne.
Per i torinesi, trovate l’evento qui: https://www.facebook.com/events/2196507407227786/


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