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Recensione: Il quaderno dell’amore perduto, Valérie Perrin

I vecchi non hanno altro da fare, quindi sanno raccontare il passato meglio di chiunque. Libri e film compresi.
Quel giorno, mi sono resa conto che è sufficiente toccarli, gli anziani, è sufficiente prendere loro la mano perché inizino a raccontare. Come quando si scava un buco nella sabbia asciutta, in riva al mare, e l’acqua risale in superficie.

Probabilmente tutti hanno sentito parlare di Valérie Perrin ed è impossibile non conoscere il suo secondo romanzo: Cambiare l’acqua ai fiori, best-seller assoluto che ha spedito la scrittrice francese sull’olimpo dei migliori scrittori contemporanei.
Grazie a “Radio Libro“, ovvero il passaparola dei lettori, il romanzo ha riscosso un grande successo diventando il libro più venduto nel 2020. E con ragione, aggiungiamo!
Ma non è di questo che vogliamo parlavi oggi, bensì del lavoro precedente della Perrin, ‘Il quaderno dell’amore perduto‘ uscito nel 2015 in patria e nel 2016 in Italia, vincitore di numerosi premi e che è stato però lanciato verso nuovi livelli di vendite (e apprezzamenti) solo dopo che è giunto il successone di ‘Cambiare l’acqua ai fiori’.
Sono entrambi dei romanzi meravigliosi, ma a nostro parere, ‘Il quaderno dell’amore perduto‘ è davvero un capolavoro che solo un acclarato talento, come la Perrin, poteva partorire in esordio.

Il quaderno dell’amore perduto – anche se siamo un po’ titubanti sulla traduzione italiana del titolo perché in francese è ‘Les Oubliés du dimanche‘ e acquista tutto un altro significato leggendo il narrato – è un romanzo delicato e crudele allo stesso tempo.
Fin dalle prime pagine si percepisce il passato ed il presente di una storia che attraversa i giorni e gli anni, una guerra ed il destino, raccontata tramite i ricordi di un’anziana signora e le parole scritte di una ventunenne con il dono di saper ascoltare.

Hélène Hel è nata due volte. Il 20 aprile 1917 a Clarmain, in Borgogna, e il giorno in cui, nel 1933, poco prima dell’estate, ha incontrato Lucien Perrin.


Si percepisce anche il dolore, quel dolore conosciuto solamente da chi sa cosa vuol dire perdere una persona cara, andare alla perenne ricerca del proprio posto nel mondo e finire a sentire solo odore di mare. Sappiamo che può sembrare strano, ma ad un certo punto pare quasi di trovarsi insieme ad Héléne, l’anziana signora di cui dicevamo, sulla spiaggia che tanto ama.
Ci sono libri che oltre ad essere figli dell’amore di chi li ha creati sono qualcosa in più. Sono l’Amore.
Les oubliés du dimanche, è davvero l’amore, dentro però c’è un intero caleidoscopio di emozioni umane: la paura, la gelosia, la nostalgia e il rimorso per citarne qualcuna.

Stasera sono di turno.
E ho nostalgia, nostalgia di ciò che non ho ancora vissuto.


C’è Hélené, la signora anziana che fu una bimba dislessica in un mondo che nemmeno ancora concepiva il concetto di dislessia, si era asini punto e basta; c’è Justine, la giovane assistente di casa di riposo sensibile ma distaccata dal mondo, orfana di genitori e affetti. C’è il cugino fratello Jules, c’è Lucien, c’è Louve e c’è il dottor senza nome e una pletora di fantastici co-protagonisti.
Ma c’è anche una dose di ironia e leggerezza che accarezza come il volo di un gabbiano, magari quello che ci accompagna nel romanzo.

“Oggi come va, Madame Bertrand?”
“Annie è appena morta.”
“Ah. Chi è Annie?”
“Era la mia amica. Quando veniva da me diceva: ‘Offrimi una birretta’. Pensa che ci sarà qualche bistrot nella casa del buon Dio?”
“Se c’è un paradiso, dev’esserci per forza un bistrot.”


Per non far mancare nulla a tutto questo si aggiunge il sapore di un incidente che forse è un delitto. La narrazione, come accade anche in ‘Cambiare l’acqua ai fiori‘, viaggia tra i feedback e i salti temporali fino a dipanare la storia in una architettura narrativa solida ma scorrevole. In questo la Perrin è assoluta maestra. I colpi di scena sono ritmati in maniera da lasciare perennemente in attesa di sapere. Non si può abbandonare la lettura.
La scrittura è precisa, fluida e lirica abbastanza da donare romanticismo senza cadere nel miele e nello strazio.
L’ambientazione è quasi interamente incentrata su un piccolo paese di nome Milly, situato nel bel mezzo della Francia. I cambiamenti che subirà nel tempo della narrazione vengono descritti con poche pennellate efficaci e decise che riescono a illustrare perfettamente quanto accaduto, in buona parte, dei piccoli centri urbani europei. Ma c’è tanto altro prima di giungere al mare dove vola il nostro gabbiano.
Esistono libri che vengono considerati oro e questo romanzo è oro puro. La capacità della Perrin di catturare il lettore sfiora il magico. I personaggi sono descritti meravigliosamente e al termine del libro sembra di abbandonare qualcuno conosciuto di persona.
Questo libro è semplicemente perfetto e aspettiamo con concitazione il terzo libro dell’autrice francese, previsto per aprile in Francia: Trois.
Se non c’è due senza tre sarà senza dubbio un capolavoro anche quello.


Quarta di copertina: La vita di Justine è un libro le cui pagine sono l’una uguale all’altra. Segnata dalla morte dei genitori, ha scelto di vivere a Milly – un paesino di cinquecento anime nel cuore della Francia – e di rifugiarsi in un lavoro sicuro come assistente in una casa di riposo. Ed è proprio lì, alle Ortensie, che Justine conosce Hélène. Arrivata al capitolo conclusivo di un’esistenza affrontata con passione e coraggio, Hélène racconta a Justine la storia del suo grande amore, un amore spezzato dalla furia della guerra e nutrito dalla forza della speranza. Per Justine, salvare quei ricordi – quell’amore – dalle nebbie del tempo diventa quasi una missione. Così compra un quaderno azzurro in cui riporta ogni parola di Hélène e, mentre le pagine si riempiono del passato, Justine inizia a guardare al presente con occhi diversi. Forse il tempo di ascoltare i racconti degli altri è finito, ed è ora di sperimentare l’amore sulla propria pelle. Ma troverà il coraggio d’impugnare la penna per scrivere il proprio destino?


Dicono dell’autrice

Valérie Perrin, classe 1967, è nata a Gueugnon ed è una scrittrice, fotografa e sceneggiatrice francese.
Ha lavorato a lungo come fotografa di scena delle più importanti produzioni cinematografiche francesi. Ha anche collaborato come fotografa e sceneggiatrice insieme al compagno Claude Lelouch.
Il suo romanzo d’esordio, Il quaderno dell’amore perduto, è stato pubblicato in Italia da Nord nel 2016. Nel 2019 Cambiare l’acqua ai fiori viene pubblicato in Italia da E/O.


Recensione a quattro mani a cura di Rossella Zampieri e Bianca Casale

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