Rubiamo sempre qualcosa alle persone che amiamo. Metto il sale nell’acqua prima ancora che bolla perchè è così che fa mio padre; mangio il sushi perché era la fissa di una mia compagna di classe, alle medie, una compagna di cui non ricordo il cognome ma di cui conosco a memoria l’ordine all’ all you can eat, ascolto i The Oh Hellos perché mi ero dannatamente innamorata di uno sconosciuto che cantava “Cold Is The Night” a squarciagola davanti al Duomo di Milano.
Mi chiedo cosa sia che Iacopo abbia preso da me, cosa abbia strappato dalle mie braccia e fatto suo.
Mi chiedo se lo saprò mai, o se un giorno smetterò di chiedermelo, una ladruncola soddisfatta del suo bottino che se ne frega delle sue tasche scucite, delle monete cadute per strada.

Ah, l’amore e l’amicizia! Un binomio che risuona nel cuore di ogni essere umano, un’esperienza viscerale che dipinge le nostre esistenze con pennellate di gioia e, talvolta, con ombre di sofferenza.
Sono sentimenti potenti, capaci di edificare legami indissolubili e, in altre circostanze, di sgretolare certezze come vetro.
Molto spesso capita che queste due sfere affettive danzino in armonia, nutrendosi a vicenda e rendendoci forti. Forse, quasi invincibili. Altrettante volte, invece, solo una delle due fiorisce, illuminando un sentiero mentre l’altro rimane in ombra. E poi ci sono quei momenti, più amari, in cui ci si ritrova soli, avvolti nel silenzio di ferite che il tempo fatica a rimarginare.
Ci piacerebbe partire con una metafora: un pugno che ti arriva dritto in faccia, poi allo stomaco e infine al cuore.
Di fronte a tali tempeste emotive, ognuno di noi reagisce in modi diversi.
C’è chi affronta il dolore a viso aperto, cercando la guarigione nelle proprie risorse interiori, e chi, sopraffatto, sceglie la via della fuga. Proprio come ha fatto Pamela, la nostra protagonista, che ha cercato rifugio nell’accogliente Trieste, nella speranza di lasciarsi alle spalle un passato doloroso, un fardello troppo pesante da portare. Ma prima di addentrarci nel suo presente triestino, è necessario ripercorrere le tappe del suo vissuto, mettere ordine nei suoi ricordi, per comprendere appieno le ragioni di questa sua drastica decisione.
Ho sentito dire più volte che non si esce mai dal tunnel della droga, per questo mi sono sempre tenuta lontana da pasticche, siringhe, polveri. Nonostante lo sforzo, però, conosco il loro sapore, e i loro effetti su un corpo umano.
Un amore può essere LSD.
Un’amicizia può essere metanfetamina.
Una persona può essere una combinazione letale.
Non so come salvarmi da un’overdose di essere inumano.
Pamela è una ragazza di ventidue anni immersa nella vivace ( e molto stressante) atmosfera universitaria e condivide la sua quotidianità con Acca, la sua fedele amica a quattro zampe dallo sguardo affettuoso e dalla coccola facile. La sua vita sociale è un mosaico di legami intensi con un gruppo di amici che stravede per lei (la dinamica affettiva che intreccia Michele, Andrea e Cordelia, un trio che esplora le sfumature del poliamore con delicatezza è davvero squisita). Nel suo cuore pare che ci sia Aku (scegli me, prendi me, ama me!), un ragazzo finlandese dal fascino nordico, una promessa di futuro stabile e accogliente, tra una risata e una coccola.
Questo precario equilibrio, costruito con tenacia e fatica lontano dalle ombre del passato, viene improvvisamente incrinato dalla notifica luminosa di un nome sullo schermo del telefono. Un presagio inquietante, un’ondata che rompe la superficie placida della sua nuova vita, annunciando il ritorno inatteso di un capitolo che Pamela credeva (molto inconsciamente?) ormai chiuso.
Una singola telefonata, una richiesta di aiuto, agisce come una scossa tellurica, smuovendo sentimenti repressi e riportando prepotentemente nella sua bolla una figura significativa del suo ieri: Iacopo D’Angelo. Definirlo una semplice “vecchia conoscenza” è un eufemismo che non rende giustizia alla profondità del loro legame. Iacopo è stato il compagno di banco, il confidente dei segreti adolescenziali, il primo battito del suo cuore ingenuo. Insieme hanno condiviso i banchi di scuola, le luci del palcoscenico amatoriale, le notti di spensierate baldorie, un’intesa simbiotica che li rendeva, agli occhi del mondo, inseparabili.
Eppure, quel legame apparentemente indissolubile si è trasformato in una ferita lacerante. Iacopo, con azioni e parole che hanno inciso profondamente nell’anima di Pamela, le ha sottratto frammenti di sé, giorno dopo giorno, fino a quando, stremata dal dolore, ha preso una decisione radicale: abbandonare tutto, recidere i ponti con quel passato opprimente e fuggire lontano, cercando un a pace che si è rivelata illusoria.
Ora, quel passato la insegue, reclamando la sua attenzione, costringendola a un confronto inevitabile, un resa dei conti definitiva. Pamela si trova così costretta ad intraprendere un viaggio interiore doloroso e catartico, un percorso accidentato costellato di ricordi amari e silenzi carichi di significato. Un viaggio necessario per sciogliere i nodi del rancore, per concedere e concedersi il perdono, unica via per liberarsi dalle catene del passato e volgere lo sguardo, finalmente sereno, verso quel futuro che la attende, un futuro da vivere appieno, senza il peso dei rimpianti.
Come si scappa da una sensazione? Una dipendenza resta tale anche quando l’oggetto del desiderio, del bisogno, è lontano, perché anche se gli occhi non vedono il corpo intero duole e cerca, cerca ancora, cerca quel che desidera o qualcosa che lo sostituisca.
Affrontare le pagine di questo romanzo ha rappresentato per noi un’esperienza emotivamente intensa. Non certo per una mancanza di fluidità narrativa o di piacevolezza stilistica, anzi, la scrittura si è rivelata gradevole e scorrevole. La vera difficoltà è scaturita dal denso carico emotivo che permea nelle pagine, dalla palpabile sofferenza che si irradia dalle vicende narrate.
Confessiamo di non aver sempre condiviso le scelte intraprese dalla protagonista, Pamela. In alcuni frangenti, la sua reazione, il suo cedimento, hanno suscitato in noi una punta di… fastidio, se possiamo usare questo termine. Ci siamo ritrovate a dissentire internamente, a immaginare un nostro diverso approccio di fronte agli eventi descritti.
Pensiamo, ad esempio, a quella telefonata, quel contatto inatteso dal passato. Istintivamente, la nostra reazione sarebbe stata diametralmente opposta. Avremmo risposto, non senza esitazione. Avremmo prestato ascolto alle parole, alla voce dall’altro capo del filo, non senza una buona dose di disagio e paura.
Avremmo accolto quel ritorno, quel riaffiorare di sentimenti che credevamo ormai sopiti, relegati in un angolo remoto della memoria, e che invece, forse, attendevano solo una scintilla per risvegliarsi dal loro torpore. Avremmo fatto i conti con quelle emozioni, anche con il rischio di riaprire vecchie ferite, per poi, con lucidità e fermezza, trarne le conclusioni e, se necessario, chiudere quella conversazione, quel capitolo.
La nostra reazione emotiva di fronte al dolore affettivo è, in effetti, molto diversa da quella di Pamela. Se qualcuno ferisce profondamente, se arriva a spezzare qualcosa dentro di noi, la risposta è netta, radicale: la cancellazione. Non si tratta di un semplice allontanamento fisico o emotivo, ma di una vera e propria eliminazione dalla sfera esistenziale. Quella persona cessa di esistere, come se fosse stata inghiottita da un buco nero della memoria.
Questo meccanismo di difesa, ormai rodato da tempo, forse persino eccessivo nella sua drasticità, rappresenta per me un baluardo protettivo, l’unica strategia che abbiamo trovato efficace per preservare la nostra integrità emotiva e sottrarsi al rischio di ulteriori sofferenze. È un confine netto, invalicabile, che abbiamo eretto a salvaguardia del benessere interiore, una barriera forse rigida, ma che nel tempo si è rivelata essenziale per la nostra ‘sopravvivenza’ emotiva. Leggere le reazioni di Pamela, così distanti dalle nostre, ci ha inevitabilmente portato a riflettere ancora più profondamente sulla personale gestione del dolore e sulla complessità delle dinamiche affettive.
Nel complesso possiamo dire che è un testo semplice ma tosto allo stesso tempo. Dove veniamo messi di fronte alla realtà, alle maschere che indossiamo e togliamo quotidianamente in base a chi frequentiamo e
a quanto vogliamo mostrare di noi stessi. Il lavoro fatto dall’autrice è interessante, da approfondire a livello di caratterizzazione in alcuni
punti ma molto ben fatto in altri.
La penna è veloce e coinvolgente, una struttura semplice e lineare.
Detto ciò abbiamo trovato ‘Maschera per Maschera’ di Vera Lazzaro, un buon romanzo d’esordio. Un romanzo che ripercorre un parte di vita, quella delle relazioni tossiche, che tutti ci ritroviamo almeno una volta nella vita a dover affrontare che si tratti di amore o amicizia. Molto azzeccato il binomio tra vita reale e il teatro che nel romanzo ha un valore molto importante per i protagonisti, soprattutto per quanto riguarda il dover indossare una maschera tutti i giorni.
ringraziamo l’autrice per averci fornito una copia di Maschera per Maschera in cambio di una recensione onesta.
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Il Libro.
Ci sono persone che stanno bene solo nelle spire di una memoria digitale, tra foto scattate e abbandonate. Questo Pamela lo sa, lo ha imparato a sue spese dopo una rottura troppo netta.
Sa anche di non poter dire di no, non quando l’amico che le ha voltato le spalle è in difficoltà, in cerca di un posto dove stare. Possono non avere più nulla in comune, ma hanno un passato parallelo, di quelli che non si dimenticano facilmente.
Così, Iacopo torna nella vita di Pamela, portando con sé caos, sentimenti contrastanti e uno spettacolo da preparare.
L’autrice.

Classe 2001, Vera Lazzaro è esperta linguistica d’impresa.
Impegnata nell’ambito dei concorsi letterari fin dal 2014, sul podio di concorsi come il TuttoMondo Contest di Save the Children e Legalità e Cultura dell’Etica del Rotary International.
Un suo racconto viene pubblicato nell’antologia IL POSTINO E ALTRI RACCONTI, edita da Carabba. Tra le altre cose, scrive sceneggiature per opere teatrali e cene con delitto poi messe in scena nella sua città natale, L’Aquila.
Nel 2019 inizia a collaborare, come redattrice, con varie testate online, trattando dalla musica alle serie televisive, dai diritti umani alle opere da non perdere, e per sei mesi è Content Ambassador per la piattaforma canadese di scrittura creativa Wattpad.
Amante del genere fantasy, ha troppe idee per la testa e non abbastanza tempo per metterle su carta.
