
250 pagine
16 euro
Quarta di copertina: Ogni luogo è pervaso di una emozione che tutti percepiamo a livello inconscio, anche quando racconta di orrori e violenze. Fabio Castiglione sente tutto questo in misura amplificata, perché soffre di una condizione che lo costringe a percepire le emozioni che ogni luogo ha assorbito. Questo lo rende un uomo fragile, ma anche un implacabile cacciatore di assassini. Giunto in Val di Susa per curare l’eredità di un senatore diventato eremita e morto in circostanze oscure, Fabio sarà coinvolto nel groviglio di misteri che l’uomo ha lasciato dietro di sé. Con Fabio, un eccentrico gruppo di rom fieri e combattivi determinati a vendicare il vecchio amico. C’è qualcuno nei boschi: un assassino asservito a una follia dalle radici profondamente radicate nel male. A dargli la caccia saranno proprio Fabio e il rom Costel, che insieme formeranno una improbabile e litigiosa coppia di investigatori multietnici. Due culture si incontrano sullo sfondo della Val di Susa, dove le cause diventano conflitti e i conflitti prendono fuoco.
Seguiamo Autori Riuniti da molto tempo e abbiamo recensito un buon numero di loro pubblicazioni, ciò nonostante stavolta sono riusciti a sorprenderci.
Per la prima volta, infatti, stanno proponendo un romanzo thriller. Ma non lo fanno con un romanzo qualunque bensì con un libro insolito e particolare scritto in maniera impeccabile.
Si tratta di ‘Ogni luogo un delitto’ dello scrittore Flavio Troisi in uscita il 25 febbraio. Lo abbiamo letto in anteprima.
(leggi qui l’articolo de ‘La stampa’ dedicato al romanzo)

Ci sono delitti e qualcuno che indaga, cosa c’è di insolito quindi?
Il detective intanto, non si tratta di un agente di polizia o simili e nemmeno di qualcuno dotato di brillantezza o genialità particolari. Fabio Castiglione, il nostro investigatore improvvisato, è una persona sensibile e un po’ acciaccata dalla vita e si trova a collaborare con una spalla ancora più particolare di lui: un rom di nome Costel. Insieme finiranno invischiati in una storia torbida e densa che dovranno dipanare.
Siamo in Valle di Susa, a pochi chilometri da Torino ma abbastanza lontani da far parte di un mondo diverso dalla città, scenografia ideale per killer e assassini. Qui ci sono i boschi, case sparse, frazioni abbandonate da tempo e un villaggio di rom ‘ecologisti’ appoggiati dal senatore Giraudo, originario del luogo ma prestato ai salotti romani per tanto tempo. Oramai anziano e, a detta di tutti un po’ matto, Giraudo era tornato nei suoi boschi deciso a cambiare le cose: ma quando lo conosciamo noi starà cambiando qualcosa alla camera mortuaria dell’ospedale di Rivoli.
Giraudo è morto in circostanze sospette ma non ci sono segni di violenza e la figlia Flaminia lascerà il suo tuttofare, il romano Fabio appunto, a mettere a posto la vecchia casa di famiglia.
Fabio racconta che il lavoro che svolge per Flaminia è una sorta di via di mezzo tra ‘l’archeologia delle cazzatelle‘ e ‘l’arredatore di inferni’:
Ogni dimora custodiva orride reliquie senza significato apparente, cose che nessuno aveva mai avuto il coraggio o la voglia di gettare, il più delle volte per sentimentalismo. Ma nel sentimentalismo c’era un sentimento tramortito.
Un mazzo di carte consunte dalle partire fino all’alba; una crosta firmata da un parente (paesaggio con buone intenzioni) un peluche sdrucito, che un tempo aveva avuto un nome; una Torre di Pisa fosforescente, che per un secondo era stata bellissima, nelle mani di lei. Tutto ciò che sopravviveva senza motivo al secchio della spazzatura lo aveva fatto impigliandosi a un’emozione.
Nel giro di poco si imbatterà nel ‘progetto’ in cui era coinvolto il padre della sua datrice di lavoro, un gruppo di rom che vivono non distanti e in maniera quantomeno peculiare: coltivano la terra in maniera precisa e organizzata, ripuliscono i boschi e sono una comunità integrata con la natura ma non con la gente del posto.
Per gli abitanti della zona quelli sono solo rom, o zingari. E anche nel più progressista c’è insito un pregiudizio relativo all’etnia rom, anche con questo Fabio dovrà fare i conti.
Quella gente, i rom, erano un mistero. E i rom del villaggio denominato San Michele erano probabilmente due volte più enigmatici di tutti gli altri. Zingari. Né bianchi né neri, né orientali né occidentali. In realtà sembravano un misto di ogni altro popolo. Cittadini di un mondo che non sapeva dove metterli. Verso di loro vigeva una sorta di licenza di discriminazione che permetteva ai più, se non di odiarli apertamente, di provare una ripugnanza accettabile. Ladri, truffatori, scippatori.
Dopo aver conosciuto questa comunità, e alcuni suoi abitanti in particolare, la vita di Fabio cambierà, volente o nolente.
E presto si imbatterà in qualcosa di molto più grande, molto più scuro e melmoso. Indizi che portano a un caso di scomparsa di tanti anni prima e addirittura ancora più indietro, ai partigiani e alla Seconda Guerra Mondiale.
Ma non si fermerà lì, l’intreccio comincerà a diventare turbinoso, le vittime più numerose e Fabio dovrà fare i conti con qualcosa di ancora più antico e potente, una sorta di spirito che appartiene ai boschi, qualcosa che travalica i limiti del naturale e supera l’immaginabile.
E anche loro erano morti, tutti se ne andavano sfarinando come pulviscolo nell’abisso del tempo ostile ai mortali, nemico della loro scintilla di eternità. E poi improvvisamente dimenticata, sola, aveva vagato in un tempo privo di calore e appartenenza, il suo amore inabissato nel nulla. Non avrebbe mai dovuto immischiarsi in faccende umane.
[…]
Ma talvolta. Talvolta. C’erano visionari. Uomini che la vedevano attraverso i sogni e le storie.
[…]
Fabio disse: «Mostrami tutto»
E gli verrà mostrato.
La storia è avvincente, Troisi ci porta per mano attraverso il fango e lo scuro, il sangue e la paura, ci lascia soli dentro al bosco buio ma ci fa intravedere la luce in fondo. Ci spinge a capire che non è mai abbastanza nero da impedire alla luce di riprendersi i suoi spazi.
C’è un modo diverso di vedere il fuoco che brucia tutto, oltre alla distruzione si può immaginare che il fuoco serva a purificare e fertilizzare, quello che crescerà dopo sarà addirittura migliore di quanto c’era prima.
E i guerrieri si possono nascondere anche nel più inimmaginabile degli uomini.
Basta saper guardare oltre il primo, banalissimo, strato.
Ecco, questo romanzo è profondo, non si ferma al primo strato ma scava a fondo. Là dove coraggiosamente si può ancora cercare di andare avanti.
Ché fermarsi prima è per i pavidi e di quelli non abbiamo proprio bisogno.
Consigliamo questo libro a chiunque non si fermi alle apparenze, ai sognatori, a quelli che lottano, sempre, anche con loro stessi e a quelli che amano i libri che quando li inizi non puoi fare a meno di terminare nel più breve tempo possibile.
Consigliamo questo libro a chi vuol vedere e non solo guardare. A chi ama il genere thriller e a chi lo legge solo quando vale la pena.
Stavolta vale la pena.
A noi è piaciuto moltissimo e ci piacerebbe tanto poter seguire ancora Fabio Castiglione nel suo futuro, alcuni personaggi secondari sono assolutamente degni di nota e sarebbero meritevoli di approfondimento futuro.
Siamo felici che siano stati dei piccoli editori a puntare su questo libro e ci piace poter dire che hanno avuto ragione.
Il libro è preordinabile, altrimenti sarà possibile acquistarlo in libreria dal 25 Febbraio.
Chi è Flavio Troisi?
Classe 1972, scrittore e ghost writer per diversi editori. A suo nome per Mondadori ha pubblicato: “Lascia tutto e seguiti” (2015), manuale per reiventarsi e ripartire in tempi travagliati, e il romanzo “L’altra linea della vita” con Roberta Cuttica (2017). Sempre per Mondadori ha curato il romanzo “Portami lassù” di Cristina Giordana (2018). Con l’ex presidente globale di Apple Marco Landi ha dato alle stampe “Business Humanum Est” (2018). Pubblica inoltre racconti e romanzi brevi in ebook che potete scaricare da Amazon e altri siti online.

Cura un canale youtube dal titolo Broken Stories – Narrazioni avvincenti e immaginifiche e potete leggere qualcosa di suo anche sul suo sito.