Pubblicato in: #fantascienza, Romanzo

Armada, Ernest Cline

Titolo: Armada

Autore: Ernest Cline

Casa Editrice: DeA Planeta

Pagine: 432 pagine

Prezzo: € 17,00 cartaceo – 9,99€ ebook

Valutazione: ✓✐✐✐✐✐

Descrizione:
Zack Lightman è un sognatore. Sogna un mondo simile ai film di fantascienza e ai videogiochi che da sempre sono la sua più grande passione. Fantastica del cataclismico evento che un giorno giungerà a frantumare il monotono tran tran della sua esistenza senza qualità. Dopotutto, sognare non ha mai fatto male a nessuno, specie quando il mondo reale si incarica di ricordarti a ogni passo quanto improbabile sia, per un ragazzo smanettone e pieno di rabbia, ritrovarsi a vestire i panni del Prescelto, dell’Eroe Destinato a Salvare l’Umanità. Ma poi Zack vede il disco volante. Quel che è peggio, la strana navicella pare uscita direttamente dal videogioco su cui Zack trascorre le notti: il popolarissimo simulatore di volo Armada in cui i giocatori sono chiamati a difendere la Terra da una devastante invasione aliena. No, Zack non ha perso la testa: per quanto assurdo possa sembrare, quello che vede è pura realtà, e le sue capacità di gamer con pochi confronti si riveleranno presto essenziali nella corsa globale per scongiurare la fine del mondo. Finalmente, l’epica occasione che aspettava è arrivata. Ma in mezzo al terrore e all’euforia della sua missione, Zack non può fare a meno di ripensare alle storie fantascientifiche che ha amato di più. E di chiedersi se lo scenario in cui si ritrova proiettato non nasconda una realtà persino più inquietante e inattesa di quello che appare. Con Armada Ernest Cline gioca con le convenzioni della fantascienza per sublimarle e sovvertirle allo stesso tempo. Confezionando un thriller incalzante, intriso di quel gusto enciclopedico per la cultura pop che ha contribuito a fare di Ready Player One un fenomeno mondiale.


Cosa ne pensiamo?
Recensione:
Armada è un blockbuster in formato cartaceo (infatti presto diverrà un film), è una ridda di citazioni studiate apposta per colpire in faccia il nerd che sta leggendo, soprattutto se ha l’età giusta per esser cresciuto immerso nella cultura pop dei favolosi anni ottanta, è il secondo romanzo di Cline dopo l’acclamatissimo Ready Player One.
Criticato aspramente, come è normale per un secondo romanzo, criticato, a mio avviso, ingiustamente.
Già, perché in Armada molti hanno visto un libro per ragazzi scopiazzato da Ender’s Game e The last starfighter, per ragazzi perché il protagonista ha meno di 18 anni. Ovvio.
Io tutta questa ovvietà non l’ho notata.
Ho notato invece che l’avventura avvincente di Zack Lightman ci porta a trattare temi come l’integrazione, le difficoltà adolescenziali e il militarismo con leggerezza e intelligenza.

Ci ho visto anche una rivisitazione interessante del buon vecchio eroe americano che si sacrifica per salvare la patria e la famiglia, una storia tra buoni e cattivi che è sprone di discussione su temi di attualità.

Vogliamo parlare della “colonna sonora”?

Ritmo serrato e colpi di scena forse sono un po’ scontati, ma ti sorprendono e ti prendono, personaggi clichè  sì, ma adorabili e ai quali ci si affeziona incredibilmente, leggere Armada è come tornare a casa dopo un lungo viaggio e trovare i vecchi amici ad aspettarti.
C’è della nostalgia in Armada, innegabilmente, per i giochi arcade e per le semplici avventure in cui non ci si perde, per il mondo pre-internet e pre-smartphone (di cui vediamo un clone “embrione” nei dispositivi di cui vengono dotati i personaggi che dovranno essere piloti). Nostalgia positiva però, come un ammiccamento, un richiamo.

A differenza di Ready Player One che si “ferma” sulla terra, il gaming di Armada è la scusa per lanciarsi nello spazio, verso la luna e oltre. Verso gli astri ma verso la propria storia, alla ricerca delle radici per poter sbocciare veramente.
Ernie Cline ha un talento spiccato e ne ha fatto un mestiere, parla la lingua dei nerd, degli otaku, dei fanboy, di chi passa il suo tempo libero montando mondi di LEGO, giocando al PC e leggendo fantascienza.
Qualcuno dice per scappare dalla realtà, io dico per sognare, per continuare a coltivare quella parte ludica e bambinesca che ci rende umani.

A cura di Bianca Casale

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