Non è mai abbastanza presto per iniziare a odiare tua madre, soprattutto se ti ha mandato in coma e ha tentato di ucciderti.
Ho deciso di leggere questo libro appena uscito nel 2024 e premetto che non si tratta di una collaborazione.
Non è il primo libro dell’autrice che mi trovo ad affrontare ma penso che sia uno di quelli che più ha segnato la mia persona.
Tra gli argomenti cardine dell’opera troviamo la salute mentale e il rapporto madre/figlia che hanno contribuito in parte al mio blocco e trigger iniziale.
Seguiamo le vicende di Mara, ex paziente di un centro di salute mentale dove vengono ricoverate persone colpevoli di reati spinti dalla loro malattia. Mara, il cui nome in origine era Mariele, è stata accusata di aver tentato di avvelenare la sua famiglia con la digitossina estratta da una pianta velenosa. Dopo un periodo di ricovero, durante il quale aveva stretto solide amicizie con altre “pazze”, è stata dichiarata in grado di vivere di nuovo nel mondo sotto falso nome.
Improvvisamente viene coinvolta in un omicidio di cui qualcuno vuole farla credere colpevole per il modus operandi utilizzato. Da lì comincia una fuga rocambolesca sia per salvarsi sia per scoprire la verità.
Il libro è composto da capitoli discretamente brevi e un font ed interlinea agevoli. Ho fatto fatica all’inizio ad apprezzare questo racconto perché poco scorrevole nella prima parte, superato lo scoglio iniziale la trama mi ha presa sempre di più. Mi piace molto la scrittura della Barbato che ti cattura e non ti lascia finché non finisci il libro, definirei la sua tecnica scorrevole ma non banale.
La copertina è molto semplice, invitante e come sempre super azzeccata nella scelta da parte della casa editrice. Viene rappresentata una persona che tiene uno specchio frammentato e che riflette un volto di donna. Si presume che sia un riflesso ma perché non potrebbe essere lo “specchio
dell’anima” di chi lo tiene in mano?
Penso che sia una delle mie copertine preferite dei libri che ho avuto modo di leggere di Neri Pozza: inquietante, riflessiva e dolce allo stesso tempo.
Ho trovato interessante il modo con il quale l’autrice ci fa entrare all’interno della vita della protagonista e come vengono spiegate le avventure e le amicizie un po’ borderline all’interno del libro.
È stato sicuramente un libro che mi ha permesso di riflettere molto sulla mia persona e su quello che rappresentano per me gli argomenti principali della storia.
Ritengo il lavoro della Barbato come sempre eccezionale e mozzafiato, non delude mai con i suoi colpi di scena.
La mia esperienza nel complesso è stata meravigliosa, il voto che mi sento di dare è di 4 stelline su 5 per la “pesantezza” dei primi capitoli che mi hanno fatto sospendere questo libro.
Grazie come sempre a tutti per la vostra attenzione, fatemi sapere se lo avete letto e che cosa ne avete pensato.
A presto!
Il libro.

È possibile cancellare il passato e liberarci della persona che siamo stati? Mara Paladini ci sta
provando da tredici anni, dopo aver scontato una pena in una struttura psichiatrico-giudiziaria per il
tentato omicidio del marito e dei due figli. Il nome di quella donna, affetta dalla sindrome di Münchhausen per procura – una patologia che porta a far ammalare le persone che si amano per poi
curarle e prendersi il merito della loro guarigione – era Mariele Pirovano, ma quel nome Mara lo
deve dimenticare, perché quella persona non esiste più. Almeno questo è ciò di cui tutti vogliono convincerla. Lei però non ci crede e nella sua nuova vita in una grande città, a centinaia di chilometri dal proprio passato, ha costruito una quotidianità che la tiene lontano dal mondo, che le impedisce di nuocere ancora: non esce quasi mai e della casa procurata dai servizi sociali ha fatto una prigione di scatoloni e memorie, dove seppellire per sempre Mariele. Un giorno però nella sua torre d’avorio si apre una breccia. Comincia tutto con una piccola macchia di umidità sul soffitto, che la costringe ad andare al piano di sopra per avvertire il vicino. Potrebbe essere cosa da nulla, invece la scena che le si presenta è un uomo morto, con i segni dell’avvelenamento sul corpo. Mara potrebbe non riconoscerli, quei segni; Mariele invece non ha dubbi, perché così ha quasi ucciso le tre persone che amava di più. Ora Mara sa che è stato tutto inutile, che il suo passato l’ha riagguantata: ora Mara sa che l’unica possibilità è la fuga, da chi vorrà incolparla di quell’omicidio e da chi invece lo ha commesso per incastrarla.
L’autrice.

Classe 1971, milanese di nascita, bresciana d’adozione, prestata a Verona dove vive con il
compagno, tre figlie e due cani. Scrittrice e sceneggiatrice di fumetti, sceneggia dal 1999 Dylan
Dog per la Sergio Bonelli Editore, oltre a partecipare a diverse altre serie a fumetti. Ha pubblicato per Rizzoli, Bilico (2006), Mani nude (2008), vincitore del Premio Scerbanenco, da cui è stato tratto un film nel 2024), Il filo rosso (2010). Con Edizioni Piemme ha pubblicato Non ti faccio niente (2017), la trilogia Lo so chi sei (2018), Zoo (2019) e Vengo a prenderti (2020), quindi L’ultimo ospite (2021), La cattiva strada (2022) e Il dono (2023). Dal 2019 collabora anche con Il battello a vapore scrivendo libri per bambini e ragazzi. Nel 2009 ha scritto la fiction Nel nome del male per Sky.

