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Les bal des folles, il ballo delle pazze. Dal libro al film

 “Ogni primavera, nel manicomio femminile Salpêtrière, si teneva un ballo in maschera che faceva incontrare le “pazze” con la Parigi bene”.

Le protagoniste di questo caso letterario sono donne anticonformiste dell’800, donne che hanno deciso di sottrarsi alle regole imposte dalla società e che rifiutano il codice comportamentale dell’epoca.
L’alta borghesia francese unita con le pazienti psichiatriche per un ballo. Chiamato davvero così è stato celebrato per ben vent’anni, ogni primavera.

Edizioni E/O – € 16,50

Siamo nel 1885 a Parigi, nella struttura, prima prigione e successivamente manicomio femminile, di Salpêtrière dove sono rinchiuse – grazie ai mariti, ai fratelli, ai padri – nel reparto isteriche delle pazienti, delle donne che soffrivano di problemi psichiatrici usate come ‘ intrattenimento’ per la Parigi benestante (e magari benpensante).

l’ospedale della Salpêtrière è né più né meno che un manicomio femminile. Certo, le internate non sono più tenute in catene come nel Seicento, vengono chiamate “isteriche” e curate con l’ipnosi dall’illustre dottor Charcot, ma sono comunque strettamente sorvegliate, tagliate fuori da ogni contatto con l’esterno e sottoposte a esperimenti azzardati e impietosi. Alla Salpêtrière si entra e non si esce. In realtà buona parte delle cosiddette alienate sono donne scomode, rifiutate, che le loro famiglie abbandonano in ospedale per sbarazzarsene.


Non è una storia inventata, purtroppo è tristemente vera ed è diventato il caso letterario del 2019.
Il ballo delle pazze, in francese Les bal des folles è il romanzo storico d’esordio di Victoria Mas, edito da EDIZIONI E/O e arrivato sui scaffali delle librerie italiane nel 2020.

Non molti sanno però che è stata prodotta anche una pellicola cinematografica. Intitolato come il romanzo da cui è tratto, è un film drammatico francese diretto, co-sceneggiato e co-interpretato da Mélanie Laurent.

Il film è disponibile sulla piattaforma PRIME VIDEO, da settembre 2021. Non è stato particolarmente pubblicizzato ed è passato in sordina.
Vi lasciamo il trailer del film e il consiglio di dargli un’occhiata, così come vi consigliamo di leggere il romanzo.

L’autrice del libro

Victoria Mas è nata nel 1987a Chesnay negli Yvelines , è una scrittrice francese; dopo aver lavorato come assistente di produzione, sceneggiatrice e ancora fotografa nel campo del cinema, pubblica il 21 agosto 2019 il suo primo romanzo Le bal des folles con Albin Michel (editore di Perrin tra i tanti altri).

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Recensione: Follia, Patrick McGrath

«Già, l’amore» dissi. «Parliamo di questo sentimento che non riuscivi a dominare. Come lo descriveresti?».
Qui Stella fece un’altra pausa. Poi, con voce stanca, riprese: «Se non lo sai non posso spiegartelo».
«Allora non si può definire? Non se ne può parlare? È una cosa che nasce, che non si può ignorare, che distrugge la vita delle persone. Ma non possiamo dire nient’altro. Esiste, e basta».
«Queste sono parole, Peter» mormorò Stella.

Perchè?
Durante la lettura di “Follia” mi sono fatta questa domanda più e più volte, senza riuscire a trovare davvero una risposta. Mi sono anche domandata se io potrei mai cadere in un amore del genere – così ossessivo, autodistruttivo e malato – all’apparenza di punto in bianco.
Perché si precipita in questa spirale?
Ci sono persone predisposte o forse è solo la noia a spingere la mente umana a cedere?
Perché la psiche ceda effettivamente a questo tipo di ossessioni è una domanda che molti si sono posti e hanno studiato a fondo la cosa e forse, non mi sono informata al riguardo, non hanno ancora trovato una vera e propria risposta.
La mente umana è “famosa” per essere solita arrendersi a dei colpi di testa (ehm), le pagine di cronaca ne sono piene!
Ma cosa scatta? E perché scatta?
Ansia.
Un altro sentimento che mi viene in mente per tentare di spiegarvi cosa ho provato leggendo questo romanzo. Subito dopo seguono le parole: cupo, amaro, spietato.
E badate bene, in questo contesto specifico non le considero proprio parole negative.
La prima volta che ho sentito parlare di “Follia” stavo passeggiando con una mia amica, in una finta giornata primaverile e Shirin con passione mi ha raccontato la trama e mi ha molto incuriosita, anche se non ero certa di volerlo leggere: qualcosa non mi convinceva.
Tempo una settimana ed il libro era tra le mie mani pronto per essere letto.
Non so ancora dirvi in che senso, se positivo o negativo, ma la prima impressione che ho avuto leggendo i primi capitoli è stata: “Accidenti, ma sei sicura di cosa stai leggendo?”
Non posso dire che sia un brutto libro perché non sarei sincera: non è scritto male, anzi il ritmo è incalzante e vuoi capire che cosa succede, o almeno speri che alla fine qualcuno te lo spieghi.
La lettura ti prende e ti tiene incatenato al racconto pacato, a tratti compassionevole, di Peter Cleave, lo psichiatra che si ritrova ad avere in cura questi due amanti sfortunati.
Un po’ di amaro in bocca me lo ha lasciato.
La trama è ben strutturata, i personaggi sono molto ben caratterizzati – soprattutto Stella – ed alla fine, come descritto nella copertina bisognerà fare una scelta e decidere se la “follia” che caratterizza tutto il romanzo è solo nell’amore vissuto da Edgar e Stella o se è anche in Peter.
A mio parere è solamente nell’amore – sarebbe meglio dire nell’ossessione perché quello che i due provano l’uno per l’altra, per me, non è amore – dei due protagonisti.
Per concludere, lo consiglio perché come romanzo mi è piaciuto ed è un’ottima lettura.
Un viaggio nella testa, nella psiche può essere davvero affascinante, ma anche agghiacciante. Questo romanzo fa anche ragionare e domandare: potrebbe mai capitare a me? E se capitasse, sarei in grado di uscirne?
Un romanzo che fa riflettere sulle proprie debolezze e sulle proprie forze.

Da questo libro è stato tratto anche un film del 2005 “Asylum” diretto da David Mackenzie che non ho ancora visto, ma rimedierò al più presto.


Quarta di copertina: Una grande storia di amore e morte e della perversione dell’occhio clinico che la osserva. Dall’interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre il caso clinico più perturbante della sua carriera: la passione tra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra, e Edgar Stark, artista detenuto per uxoricidio. Alla fine del libro ci si troverà a decidere se la “follia” che percorre il libro è solo nell’amour fou vissuto dai protagonisti o anche nell’occhio clinico che ce lo racconta.

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Dicono dell’autore

Patrick McGrath, scrittore inglese, è nato a Londra nel 1950. Il padre lavorava come psichiatra nel manicomio criminale di Broadmoor, dove il giovane Patrick passa gran parte della propria infanzia.
A 21 anni si è trasferito in Canada dove ha lavorato nell’ospedale di Oakridge. Non ha perciò seguito la strada del padre e non si è laureato in psichiatria; la sua irrequietezza lo ha portato altrove, alla scrittura, ed ha immediatamente conquistato i lettori con la trama originale e coinvolgente di Follia, con oltre 500 mila copie vendute, e un successo che dura nel tempo. Tra gli altri suoi libri si ricorda: Racconti di follia (La Nave di Teseo, 2020).
Dai suoi romanzi sono stati tratti i film The Grotesque (1995), di John-Paul Davidson, Spider (2002), di David Cronenberg e Asylum, di David Mackenzie nel 2005.

Recensione a cura di Rossella Zampieri